Sport

Fioretto azzurro a caccia d’oro: domati gli Usa e le provocazioni, alle 20.30 finale col Giappone


Il terzetto guidato dal ct Cerioni ha avuto la meglio contro gli Usa, aggressivi e lamentosi




Giornalista

4 agosto – 16:20 – MILANO

L'Italia del fioretto maschile a squadre è in finale e alle 20.30 sfiderà il Giappone per l'oro. E' la conclusione più rispettosa dei valori in pedana (gli azzurri sono numeri due del ranking mondiale dietro proprio agli asiatici), ma il cammino del terzetto guidato dal ct Cerioni non è stato una passeggiata e soprattutto gli Usa hanno costretto i nostri a una prova coerente sul piano tecnico e caratteriale.

il cammino

Che non sarebbe stata una giornata felice forse si poteva capire già dopo metà giornata: gli azzurri avevano fatto una fatica dannata a battere i polacchi, nettamente inferiore per classifica e quarti di nobiltà schermistica: il nostro gioiello Marini, che era salito in pedana per primo , sembrava aver lasciato al Villaggio talento e voglia di tirare. Il 2-5 con Jurkewicz pareva un cattivo presagio e la fatica di Bianchi e Macchi nei loro primi assalti, aveva fatto persino temere l'imprevedibile beffa che avrebbe scatenato un processo, anche perché il pisano vicecampione olimpico nell'individuale era molto nervoso e si era fatto prendere dalla provocazione del rivale Wojkowiak, che aveva cercato un rustico duello fisico piuttosto che l'eleganza del fioretto. La svolta l'aveva data Marini alla seconda apparizione, che aveva recuperato sei stoccate e lanciato l'Italia al 25-21, poi difeso senza troppi patemi fino al 45-39 finale. “Loro ci conoscono bene e non avevano nulla da perdere – avevano spiegato poi gli azzurri – noi siamo partiti un po' lenti, ma l'importante viene adesso…”.

usa squadra tosta

Appunto. Certo si sapeva che gli Usa sarebbero stati avversari ben più difficili, terzi del ranking (l'Italia è seconda dietro al Giappone) e con una punta come Itkin, tignoso e titolato. Macchi è partito maschile e ha confermato nervosismo e poca lucidità (2-5), Marini ha rimesso a posto le cose dando un netto 8-4 a Itkin e Bianchi se è finalmente scosso con un 5-1 a Meinhardt che ha portato l' Italia alle 15-10. Macchi invece ha continuato a lottare più con gli arbitri che con gli avversari e il suo 5-7 con Itkin ha ridato fiato e coraggio agli americani, i quali – oltre che con il fioretto – hanno continuato a sui lavorare nervi degli azzurri e su continua richieste di revisione a monitor delle decisioni arbitrali (una dal 24-19 Italia ha portato istantaneamente al 23-20…). Bianchi è andato sotto 5-7 con Massialas, il più ispirato e convinto dei suoi (esulta sempre, dipendesse da lui gli avversari non avrebbero mai il tocco a favore). Marini ha rosicchiato altri due punti alla riserva Usa Chamley-Wats, entrato al posto di Meinhardt, ed ha consegnato il testimone sul 30-27 a Bianchi. Il quale ha “scherzato” Itkin con un 5-2 frutto di arte schermistica e – se può esistere in pedana – ironia. Sul 35-29 restava da completare la corsa. Gli americani hanno continuato a protestare letteralmente su ogni stoccata assegnata ea collezionare gialli (e poi dicono che siamo noi i piagnoni), Macchi si è esaltato nella baruffa e con il 5-3 a Chamley-Wats ha lasciato al nostro numero uno, Marini ( 5-6 su Massialas), il compito di chiudere sul 45-38 e regalare all'Italia l'assalto per l'oro, contro il Giappone che ha battuto 45-37 una Francia cui non è bastato il tifo appassionato del Gran Palais.





Source link

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *