Economia Finanza

Kamala Harris sceglie il vicepresidente


Sarà l'uomo di casa, quel Josh Shapiro efficace governatore della Pennsylvania, lo Stato forse più conteso alle elezioni per la Casa Bianca. O il senatore dell'Arizona Mark Kelly, veterano della marina, ex astronauta, rotto a mille battaglie. E che dire del leader del Minnesota Tim Walz, autore d'uno slogan virale tra i democratici: gli avversari Donald Trump e JD Vance sono “wierd”, inquietanti. O, con sorpresa, la spunterà Andy Beshear del Kentucky, alto dirigente di una regione ostica dove ha fatto breccia con piglio popolare. Tuttora in gara sono il più ricco politico in carica, JB Pritzker dell'Illinois, erede della dinastia degli alberghi Hyatt. E il ministro dei Trasporti Pete Buttigieg, carismatico e apertamente omosessuale.

Kamala Harris si appresa a decidere chi sarà il suo candidato alla vicepresidenza. Lo studio legale che ha vagliato una dozzina di aspiranti ha finito il lavoro e gli ultimi colloqui faccia a faccia con Harris in queste ore sono riservati a una manciata di candidati, con il primo comizio a “ticket”presidenziale completo già annunciato per martedì sera a Filadelfia in Pennsylvania, avvio d'una crociata in sette Stati incerti. Tutti i favoriti potrebbero aiutare nella loro conquista. Assieme a ciò, l'obiettivo è però creare con Harris una coppia capace di cavalcare l'entusiasmo generato nell'elettorato democratico dal ritiro di Joe Biden: a luglio è stata raccolta la cifra record di 310 milioni $, per due terzi da nuovi donatori , contro i 139 milioni di Trump. Ieri poi sono partite le procedure di voto virtuale tra i delegati democratici per l'investitura ufficiale. I risultati definitivi – scontato l'esito – si sapranno lunedì. Tuttavia ieri dopo poche ore Harris ha superato la soglia minima per ottenere la nomination. E ha subito commentato dicendosi «onorata» di diventare la candidata democratica per la Casa Bianca. L'ultimo tassello ora è il nome del suo VP.

L'avvento debutto di Harris assieme al suo vice a Philadelphia ha innescato voci che la scelta cada sul 51enne Shapiro, eletto governatore nel 2022 con 14 punti di vantaggio sull'avversario appoggiato da Trump e da allora distintosi per energia e competenza in uno stato dai grandi problemi sociali. È ebreo e fortemente filo-israeliano, posizione che potrebbe danneggiarlo tra i giovani ma complementari Harris, ritenuta più sensibile alla tragedia palestinese. Non è tuttavia affatto detto sia lui a ottenere l'investitura: la campagna di Harris ha avvertito di non trarre conclusioni affrettate. Incalza la candidatura del 60enne Kelly, con l'Arizona a sua volta decisiva alle urne e il senatore capace di tener testa ai repubblicani sulla sicurezza dei confini. Prova di pragmatismo, da solo ha spinto la Casa Bianca a costruire sezioni di muro con il Messico dove mancavano barriere. Allo stesso tempo è caro alla sinistra sul controllo delle armi: la moglie, l'ex deputata Gabby Gifford, fu gravemente ferita da un attentatore folle. Tra gli altri, il 60enne Walz ha radici in un'America rurale che da tempo sfugge ai democratici. E il 46enne Beshear ha saputo farsi eleggere governatore nella roccaforte conservatrice di Mitch McConnell, qualificandosi a difesa del diritto d'aborto. Buttigieg, ex candidato alle primarie presidenziali, è il più noto su scala nazionale, anche se potrebbe apparire troppo progressista.



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