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La lezione di Sylla: non serve la fascia per essere leader


Dalla delusione di Tokyo ai successi di Parigi, la costante dell'Italvolley è sempre una: lo spirito da trascinatrice della schiacciatrice azzurra

Non fatevi ingannare. I simboli non ci sono. Vedi Myriam Sylla, spirito guerriero dell'Italvolley alle Olimpiadi. Julio Velasco le ha tolto la fascia. L'ha consegnata nelle mani di Anna Danesi, più mental girl, più zen, meno esplosiva, una che visualizza gli esercizi e sa mantenersi calma anche quando la temperatura sale. Myriam no, lei è vulcanica, tragica, energica. Ma è questa la sua grande bellezza. “Fascia o meno, su quella maglia il mio impegno e la mia dedizione non cambieranno”, aveva promesso. Non mente. E lo abbiamo visto contro la Turchia, ennesima prova (se mai servisse) della sua fedeltà. Ex capitana. Coraggiosa per sempre. Tante delle opportunità che l'Italia della pallavolo si sta costruendo ai Giochi di Parigi passano da Sylla. Estranea ai dualismi (Egonu-Antropova, che?), ai personalismi (“Siamo una squadra, giochiamo insieme per arrivare il più lontano possibile”), Sylla non vuole mollare. “Anche quando le cose vanno male ho imparato a fare mio il motto “Finché mi batte il cuore, finché mi reggono le gambe”. Ci penso ogni volta che sono appesa a un filo”.



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