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Spirito olimpico, il tremore del vecchio campione che ha sconfitto i suoi fantasmi



Ecco quanto vale l'oro olimpico. Lo spiega senza parole il tremore di Novak Djokovic, il vecchio campione rotto a ogni esperienza, aduso a ogni vittoria, il tennista più vincente della storia del tennis, l'uomo da 184.265.269 di dollari in soli premi, che trema in campo come una foglia, incapace di dominare un'emozione più forte di lui, che pure ama mostrarsi più forte di tutto e di tutti.

Ha voluto l'oro olimpico con tutto sé stesso, contro l'anagrafe e il pronostico, chiedendo ai suoi 37 anni di spremere fino all'ultima gioccia di sudore e di energia, contro il rivale di 22, un Alcaraz oggi sulla carta più forte di lui, con l'indubbio vantaggio del vento della vita in poppa. Una finale di grande livello che dà ancor maggior valore al bronzo già importante di Lorenzo Musetti.

C'è una storia in quel tremore, in quell'emozione mai vista e mai espressa così. È una storia che comincia nel 2021 con il sogno dell'oro sfumato e poi con una bruciante medaglia di legno: un treno destinato a non ripassare. Sembrava l'inizio della fine, l'imbocco di un viale del tramonto di cui sarebbe stato impossibile invertire la rotta.

Parve confermarlo un'altra sconfitta, ancor più feroce, quella della finale US open che sola lo divideva dal Grand Slam, una sfida per pochissimi e persa contro Medvedev in tre set quasi senza giocare: la riprova che c'è un momento un cui lo sport mette in gioco tutte le risorse dell'umano, fisiche e mentali, e non solo una loro rappresentazione simbolica, men che meno un gioco. C'era stata in quella sconfitta la paura di non essere all'altezza, l'emozione che sopraffacevala certezza del campione ormai in declino che non avrebbe più pescato quella carta dal mazzo un'altra volta. Sembrava un Djokovic che si è sconfitto da solo prima di cominciare, come mai aveva fatto in carriera, e forse è andata davvero così: l'extraterrestre era tornato sulla terra incerto, forse per sempre.

È probabile che nel tremore, nell'emozione, nel pianto di oggi ci sia stato tutto questo: non il tennista cannibale, che certe volte sa essere indisponente, ma Nole uomo che ha chiesto a Nole di esserci ancoradi dare fondo a tutto per ingannare il tempo anche solo per un giorno, e mettersi alle spalle quelle due sconfitte una volta per sempre. Perché Novak Djokovic per la sua storia, per la sua indole, per quello che ha dimostrato, può perdonarsi di perdere, ma non di perdere senza giocarsela, quello che era accaduto tre anni fa, lasciando vincere i propri fantasmi.

Adesso, qualunque cosa accada con quel che resta del suo tennis, i fantasmi non lo disturberanno più, potrà dormire tranquillo con sotto il cuscino l'oro su cui ha pianto, dentro un asciugamano bianco, tutte le lacrime del mondo. Che per un attimo hanno commosso anche il suo giovane avversario. E nessuno dica più che i professionisti dello sport non si sprecano per una medaglia. De Coubertin se ne farà una ragione. Il 4 agosto 2024 lo spirito olimpico ha soffiato sul campo da tennis.





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