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Terrorismo nero, 50 anni fa la strage dell’Italicus, una ferita dimenticata



«Nella catena sanguinosa della stagione stragista dell'estrema destra italiana, di cui la strage dell'Italicus è parte significativa, emerge la matrice neofascista, come sottolineato dalla sentenza della Corte di Cassazione e dalle conclusioni della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla loggia P2», ricorda il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione del 50° anniversario dalla strage dell'Italicus. «La società italiana e le sue Istituzioni seppero respingere quell'attacco alla convivenza civile grazie alla forza e alla coesione dell'unità della comunità nazionale».

Era l'1.23 della notte di domenica 4 agosto 1974, una bomba esplose sul treno Roma-Monaco con 342 persone a bordo. Il treno a quell'ora stava transitando a San Benedetto Val di Sambro, sull'Appennino bolognese: 12 persone, tra i 14 ei 70 anni, tra loro tre turisti stranieri, morirono in seguito all'esplosione, 48 restarono ferite. L'attentato fu rivendicato dalla sigla neofascista Ordine nero. Tra le vittime Silver Sirotti, un controllore che quella notte non avrebbe dovuto trovarsi in servizio. La medaglia d'oro al valore civile ricorda che accorse a soccorrere i passeggeri della quinta carrozza, colpita direttamente dalla bomba, prima di morire nella galleria invasa dal fumo.

«È una strage dimenticata, per la giustizia italiana non ci sono colpevoli – ha detto il fratello Franco a Repubblica Bologna – Siamo fermi alla Cassazione, dove i neofascisti furono assolti. Ci è mancato anche il non avere un'associazione delle vittime, e in questo Paese solo con l'impegno dei familiari si mantengono i fari accesi. Sono in contatto con un pool di avvocati, non sarà facile ma puntiamo alle riapertura delle indagini».

Neppure vagone sventrato è stato conservato. IOl 9 maggio a Palazzo Madama in occasione della Giornata in memoria delle vittime del terrorismo, alla presenza di Mattarella, Franco Sirotti ha lanciato un appello, chiedendo di togliere il segreto di Stato su tutte le stragi. Il fratello Silver domani sarà ricordato a Forlì in una cerimonia istituzionale al giardino pubblico a lui intitolato alla presenza del sindaco Gian Luca Zattini e dei familiari. Come ricostruisce Antonio Giovannini per l'Agenzia Ansa: «L'Italicus fu rivendicato da Ordine Nero, ma non ebbe responsabilità: tutti gli imputati processati – in particolare Mario Tuti e Luciano Franci, ritenuti leader e gregario della cellula toscana del Fronte nazionale rivoluzionario – sono stati assolti, in uno scenario fatto anche di segreti di Stato, depistaggi e coperture».

«Mancano le prove – motivarono i giudici della Suprema Corte – esistono solo indizi, tesi e illazioni non suffragati da certezze e fatti concreti». L'espresso 1486 era partito dalla stazione di Roma Tiburtina alle 20.35 ed era transitato da Firenze Santa Maria Novella a mezzanotte e mezzo, con 23 minuti di ritardo. Al momento dello scoppio – se l'ordigno fosse esploso più all'interno, il numero delle vittime sarebbe stato maggiore – avrebbe dovuto essere a Bologna. L'ordigno doveva già allora colpire la stazione? A bordo, riferì trent'anni dopo Maria Fida Moro, era salito anche il padre Aldo, all'epoca ministro degli Esteri, per raggiungere la famiglia in Trentino, ma prima che il treno partisse fu fatto scendere «per firmare carte importanti». Dieci anni dopo, un altro attento all'interno della stessa galleria, quello del rapido 904 Napoli-Milano (domenica 23 dicembre '84) carico di passeggeri in viaggio per le feste di fine anno, costò la vita a 16 persone, 267 i feriti ».





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