Economia Finanza

Il Mali rompe i rapporti con l’Ucraina dopo l’attacco nel nord: «Supporta i terroristi»


La giunta militare del Mali ha reciso i rapporti diplomatici con l'Ucraina dopo la – presunta – implicazione di Kiev nell'attacco sferrato a fine luglio contro le forze armate di Bamako e gli «ausiliari» russi della ex compagnia privata Wagner. Lo strappo, comunicato domenica 4 agosto 2024, rinsalda lo scenario di una contesa indiretta fra Mosca e Kiev nel Sahel, la regione al cuore di una delle peggiori crisi di instabilità su scala globale e terreno di penetrazione dei appaltatori russi che orbitano nella società implosa dopo la tentata marcia su Mosca nel 2o23. Il ministero degli Esteri di Kiev ha criticato come «miope e affrettata» una scelta compiuta, si legge in una nota, «senza alcuna prova del coinvolgimento» di Kiev. Il titolare del dicastero Dmytro Kuleba è impegnato fino all'8 agosto in un nuovo tour in Africa fra Malawi, Zambia e Mauritius: il quarto da quando è in carica, lungo un'agenda che tenta di contrastare l'espansione politica e diplomatica di Mosca a sud del Sahara.

Il caso delle «informazioni» trasmesse da Kiev

Il caso con l'Ucraina si è aperto dopo che il portavoce dell'intelligence di Kiev, Andriy Yusov, ha dichiarato che i ribelli del nord hanno ricevuto informazioni «necessarie» per condurre un'operazione «di successo» contro le forze di sicurezza maliane ei mercenari russi, legati da un rapporto mai ufficializzato dalla giunta al potere a Bamako. Il blitz, consumato vicino ai confini con l'Algeria, è stato rivendicato sia dai ribelli tuareg del Quadro strategico per la difesa del popolo dell'Azawad (Csp-Dpa) che dal gruppo di sostegno all'Islam e ai musulmani (Jnim), una milizia affiliata ad al-Qaeda e sempre più dominante nel nord del Paese. Il bilancio dichiarato dai primi parla di almeno 84 vittime fra i mercenari russi e 47 nelle forze di sicurezza maliane. Wagner, in una nota diramata via Telegram, ha ammesso perdite robuste nell'assalto.

La portavoce del ministero della Difesa russo, Maria Zakharova, ha imputato a Kiev una «collaborazione con i terroristi» già a ridosso dell'attacco. La giunta maliana accusa ora l'Ucraina di aver «violato» la sovranità del Mali, concorrendo a una «chiara aggressione» a Bamako e il «sostegno al terrorismo internazionale». Non è l'unica reazione sui scala regionale. II ministero degli Esteri del Senegal ha convocato l'ambasciatore ucraino Yurii Pyvovarov e ha chiesto spiegazioni su un video sui social dove avrebbe offerto un sostegno «inequivocabile» all'attacco.

L'ipotesi di nuova escalation

Il Mali, ottavo Paese del Continente per dimensioni, è ostaggio di un'insorgenza jihadistica che si accanisce soprattutto sui confini con Burkina Faso e Niger e sta lambendo la costa dell'Africa occidentale. L'inefficacia della risposta istituzionale di Bamako ha favorito un doppio colpo di Stato nel 2020-2021 e il ricorso ai mercenari della ex Wagner, un'intesa che non sembra aver fornito i risultati sperati «Non serviva l'azione (nel Nord, ndr ) per confermarci che la risposta maliana è stentata, così come quella dei loro ausiliari russi» spiega Luca Raineri della Scuola superiore Sant'Anna di Pisa. Le forze militari maliane e gli «istruttori» di Mosca, come vengono qualificati da Bamako, hanno già incassato accuse di brutalità analoghe a quelle delle forze terroristiche che dovrebbero contrastare. Ora l'umiliazione incassata nel Nord potrebbe favorire un'ulteriore escalation di violenza e rappresaglie su entrambi i fronti. L'agenzia Reuters riportava ieri del sequestro di due ostaggi russi in Niger, a sua volta ridotto da un putsch che ha rovesciato la vecchia leadership nel 2023 e avvicinato il Paese a Mosca.



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