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Wall Street allontana la paura. La Casa Bianca deciderà su Google


NEW YORK — Il lunedì nero non si è trascinato dietro un martedì drammatico: dopo il panico di inizio settimana nei mercati mondiali, Tokyo ha registrato un notevole rimbalzo, chiudendo la seduta con un rialzo del 10,2 per cento.

Le piazze europee hanno tentato il recupero, chiudendo intorno alla parità mentre Piazza Affari ha chiuso le contrattazioni con un -0,60%. La reazione di Wall Street, ultimo anello della catena, è stata incoraggiante.

Tutti e tre i maggiori indici sono cresciuti: il Dow Jones dello 0,76%, il Nasdaq dell'1,03% così come lo S&P 500, il più importante della Borsa americana che era arrivato a toccare un +2,1% in corsa di seduta.

Misurare la paura

Mentre il Cboe Volatility Index, che misura la “paura”, è sceso a 28 punti dopo essere andato oltre 60 ventiquattr'ore prima. I titoli dei Big Tech, sono risaliti. Nvidia del 4,3%, Microsoft dell'1,1%, Meta del 3,8% Alla fine gli investitori si sono mantenuti saldi e Aphabet, la capogruppo di Google, è rimasta invariata (-0,06%). La sentenza di un giudice federale che ha condannato il motore di ricerca per monopolio poteva infatti gelare gli umori e far deragliare i tecnologici. Così non è stato.

Il gigante tech è stato dichiarato colpevole di aver agito in maniera illegale per mantenere il proprio monopolio sulle ricerche online e le relative pubblicità. E negli Stati Uniti adesso la domanda è: dopo le elezioni del 5 novembre cambierà l'atteggiamento della Casa Bianca?

Il tema incrocia Democratici e Repubblicani. La battaglia legale contro Google era iniziata nelle ultime settimane dell'amministrazione Trump ed è proseguita con quella di Joe Biden. Kamala Harris, candidata presidente per i progressisti, è considerata “amica di Big Tech”per via della sua origine californiana, la grande amicizia con Tony West, vicepresidente di Uber e il suo consigliere personale, e il sostegno di duecento investitori dell'area.

La marionetta della Silicon

I Repubblicani l'hanno accusata di essere la “marionetta della Silicon Valley”, ma è da vedere se Harris prenderà le distanze in modo netto dalla linea dura portata avanti da Biden, anche perché ci sono altre battaglie legali dell'Antitrust e che vedono coinvolte multinazionali come Amazon, Apple e Meta.

Anche dal fronte Trump arrivano segnali contrastanti: da un lato i ricchi investitori californiani hanno puntato sul tycoon, considerato garante della deregulation, ma la scelta di JD Vance come vice ha frenato gli entusiasmi. Il senatore dell'Ohio è un nemico dichiarato di Google, ha accusato i Big Tech di aver “falsato il processo politico” e di diffondere disinformazione.

Ma lui stesso continua a sostenere che nel 2020 le elezioni sono state truccate, nonostante non siano mai state trovate prove, ea definire gli insurrezionisti trumpiani del 6 gennaio 2021, che assaltarono il Congresso, “prigionieri politici”.

Il ricorso

Nel limbo di un'elezione presidenziale, Google farà ricorso all'obiettivo di seguire l'esempio di Microsoft, che venticinque anni fa vennero portati in tribunale con l'accusa di pratiche monopolistiche e poi aveva trovato un accordo con il governo Usa.

“Google – ha commentato a Repubblica un portavoce di DuckDuckGouno dei motori di ricerca che avevano sfidato la multinazionale americana — ha usato il suo potere monopolistico per bloccare in modo significativo la competizione per più di un decennio».

«Anche se DuckDuckGo — ha aggiunto — fornisce qualcosa che la gente vuole e Google non può dare, una vera protezione della privacy online, Google ha reso difficile l'uso di DuckDuckGo in modalità predefinita. Per cui applaudiamo importante questa sentenza storica e l'lavoro fatto dal dipartimento Giustizia e dai procuratori generali statali per far rispettare le nostre leggi sull'antistrust».

«Ma la strada — ha concluso — è ancora lunga. Come stiamo vedendo in Europa e in altri posti, Google farà di tutto per evitare cambiamenti».



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