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Lino Jannuzzi è morto. Giornalista e politico, firmò con Scalfari lo scoop sul Sifar


E' stato l'autore di uno degli scoop più importanti della storia del giornalismo italiano, quello sullo scandalo Sifar. Ma ha anche rischiato il carcere per i suoi articoli, salvato nel 2005 dalla grazia firmata dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.

Lino Jannuzzi, giornalista e politico, è morto ieri all'età di 96 anni. È stata la famiglia a comunicarlo agli amici e la notizia si è subito diffusa. Nato a Grottolella, in provincia di Avellino, nel 1928 ha lavorato per il settimanale Tempo illustratopoi ha diretto Radio Radicale, Il Giornale di Napolil'agenzia di stampa Il Velino. Negli ultimi anni ha collaborato con Panorama e Il Giornale. E ha anche scritto diversi libri, tra i quali Così parlò Buscetta, Il processo del secolo. Come e perché è stato assolto Andreotti, Lettere di un condannato. Storie esemplari di ingiustizia italiana, Lo Sbirro e lo Stato solo per citare quelli più fortunati.

È stato sicuramente uno dei cronisti più originali della seconda metà del Novecento. Appassionato di corride, sigari, poker e auto sportive, sceneggiatore di film, autore televisivo. In Parlamento lo volle Silvio Berlusconi che lo candidò – e fece eleggere – per due legislature con Forza Italia.

In una intervista rivelò che divenne giovanissimo universitario Principe della goliardia, poi capo degli studenti e fondatore dell'Unione goliardica italiana. «Ho fatto il primo giornale universitario che sia uscito a Napoli dopo il fascismo»si vantava spesso. Poi, alla fine degli anni Sessanta, pubblica con Eugenio Scalfari sull'Caffè espresso alcuni articoli sul cosiddetto Piano Solo, attribuiti al generale dei Carabinieri De Lorenzo. Un piano che avrebbe dovuto condizionare il corso riformatore del centro-sinistra appena nato e che prevedeva, in caso di turbolenze dell'ordine pubblico, l'arresto dei capi dell'opposizione. Un attacco alla democrazia che portò il generale De Lorenzo a denunciare i due giornalisti, entrambi condannati.

Pietro Nenni li candidò in Parlamento “coprendoli” in questo modo con l'immunità parlamentare. Negli anni successivi l'impegno radicale, le battaglie in prima linea come quella per la trattativa e la liberazione del giudice Giovanni D'Urso al fianco di Leonardo Sciascia.



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