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Trap (2024): la recensione del film con serial killer di M. Night Shyamalan


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07/08/2024 recensione film di William Maga

Josh Hartnett e Saleka Shyamalan sono al centro di un thriller in cui la sospensione volontaria dell'incredulità non può far nulla contro una sceneggiatura risibile

film trappola 2024 Josh Hartnett

Diciamolo subito, Trappola è indifendibile. Non “così brutto da essere divertente”. Non “un diversivo estivo da guardare a tempo perso”. Entra dritto nella TOP3 – decidete voi la posizione – tra i peggiori film diretti in carriera da M. Notte Shyamalanal fianco dei classici come L'ultimo dominatore dell'aria e Dopo la fine del mondo.

Prima dell'effettiva uscita senza grandi clamori al cinema, nell'ambiente della stampa si rifletteva sul perché fosse stato 'nascosto' alla critica (non ci sono state anteprime né negli USA né in Italia). Un'idea aleggiava, e dopo la visione è arrivata la conferma. Persino il più grande apologeta del regista di origini indiane potrebbe avere difficoltà ad articolare una difesa di Trap.

Ci sono così tanti buchi di trama in Trap che l'unico modo per ripararli sarebbe stato quello di gettare la sceneggiatura e ricominciare da capo a scriverla. I problemi iniziano con le premesse, e da lì si moltiplicano.

poster film trappola 2024 itaposter film trappola 2024 itaIl termine “sospensione volontaria dell'incredulità” entra spesso in gioco in un thriller, ma bisognerebbe proprio spegnere il cervello e buttare via la chiave perché qualcosa in Trap si avvicini minimamente a essere credibile.

Il più grande degli innumerevoli problemi di sceneggiaturaevidente fin dai trailer (ha a che fare con la natura stessa della 'trappola'), viene spiegato durante un momento di “il serial killer racconta cose”. Questa scena, che arriva tardi nel corso del film, è talmente stupida e sconvolgente che non si riesce a credere che M. Night Shyamalan abbia addirittura pensato di girarla.

C'è uno spoiler che dice che non c'è un vero colpo di scena? Forse – almeno – per un film di Shyamalan. Ma forse il regista ha pensato che ce ne fosse uno… O si suppone che ce ne sia uno.

Ci si allontana infatti dalla storia così facilmente che si smette di interessarsi ai personaggi o alle circostanze sempre più artificiose in cui si trovano. Come si può identificare un “colpo di scena” quando la struttura narrativa del film è un relitto deformato di un grattacielo crollato? Si continua ad aspettare qualcosa… qualsiasi cosa… che avrebbe fatto collimare le cose. Ma non arrivo.

La trappola si svolge in una realtà alternativa in cui la polizia è in grado di trattenere gli individui per puro capriccio (e il fine non sembra quello di una allegoria).

Dettagli come il “giusto processo” oi “mandati” sono privi di significato. Per quanto riguarda le procedure standard delle forze dell'ordine… meglio non andare oltre. E non si tratta solo di piccoli fastidi da Perfettini. Sono fondamentali per la storia. Richiamano l'attenzione e indicano che Shyamalan non conosce affatto alcuni fondamenti della giurisprudenza americana, o si aspetta che nemmeno il pubblico li conosce.

Per quanto riguarda l'ambientazione, si suppone che questa sia Filadelfiama sembra stranamente Toronto (non c'è nemmeno un tentativo di correggere lo skyline della città canadese…).

Ad ogni modo, il film inizia con una gita padre-figlia. Cooper (un Josh Hartnett al suo giro) accompagna la figlia adolescente Riley (Ariel Donoghue) al concerto tutto esaurito della sua diva pop preferita, Lady Raven (Saleka Shyamalan). L'uomo, che si scopre subito essere in realtà il serial killer soprannominato “Il Macellaio”, è preoccupato per la massiccia presenza di polizia, per cui ricorre a tutto il suo fascino e scopre facilmente la verità da un venditore fin troppo disposto a parlare (Jonathan Langdon): tutto il concerto è una grande trappola.

I federali hanno infatti ricevuto una soffiata sul fatto che il Macellaio sarebbe stato presente e hanno intenzione di stanarlo, nonostante non conoscano il suo nome o il suo aspetto. Stranamente, Cooper si mostra preoccupato e diventa ossessionato dal trovare una via d'uscita che non comporti un interrogatorio di polizia.

A questo punto, però, sorgono subito tre ovvie domande: (1) Perché Cooper è preoccupato quando non c'è motivo di credere che i poliziotti saranno in grado di smascherarlo, visto che hanno 3.000 sospetti da esaminare? (2) Qual è la natura della soffiata che ha portato a un'operazione così massiccia? (3) Perché siamo ancora seduti a guardare Trap?

pellicola trappola 2024 Hartnettpellicola trappola 2024 HartnettL'aspetto migliore di Trap è la quattordicenne Ariel Donoghue, che interpreta con bravura una ragazzina che vive una notte da sogno. Josh Hartnett, invece, sembra essere regredito ai tempi di Acqua20. Si può immaginare M. Night Shyamalan che gli ordina di recitare al limite della follia, perché è quello che fa. È irritante come unghie sulla lavagna.

Quando Riley commenta che “papà si è comportato in modo strano”, sta minimizzando. Alison Pill e Hayley Mills sono invece sprecate. E poi c'è Saleka Shyamalan, la figlia ventottenne dello sceneggiatore e regista, palesemente inadatto al ruolo. Le manca l'energia necessaria. Le canzoni, da lei scritte e interpretate, sono insipide e generiche. Se fossimo andati a questo concerto, avremmo chiesto indietro i soldi, altro che Taylor Swift.

Il mondo di Shyamalan ritenere che il termine “depistaggio” si applichi bene all'introduzione di un personaggio o di un punto della trama potenzialmente interessante, per poi sembrare abbandonarli rapidamente. Esempio concreto: il 'pensatore' interpretato da Bambini Cudi, che non ha nulla da fare. Un altro caso: la madre di una delle rivali di Riley al liceo. Terzo caso: il personaggio di Haley Mills, la dottoressa Josephine Grant, esperta profiler della polizia, che non fa altro che comportarsi in modo autorevole fingendo di essere un passo avanti all'assassino. Ma si può continuare.

Insomma, Trap è un castello di carte costruito su un letto di sabbia nel bel mezzo di un uragano. Il film va in frantumi e crolla quasi subito ei vari fili della trama vengono fatti a pezzi in modo così sfacciato che alla fine non rimane altro che il relitto di un prodottino e il riconoscimento che 105 preziosissimi minuti di vita ci sono stati rubati. Il marketing intelligente del film è la trappola. Non cadeteci.

Di seguito trovate il secondo trailer doppiato in italiano di Trap, nei nostri cinema il 7 agosto:



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