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Ginnastica ritmica, i veleni di Maccarani dopo il bronzo: “A Desio si lavora, si entra solo se sani”


PARIGI — Il bronzo delle azzurre della ritmica è anche la quarta medaglia per Emanuela Maccaranila direttrice tecnica e allenatrice nella bufera a fine 2022 per le denunce per maltrattamenti e vessazioni psicologiche delle sue ex allieve Nina Corradini e Anna Basta. Sulla vicenda c'è stato un processo sportivo, concluso con un'ammonizione. Sulla vicenda si indaga la Procura di Monza. Il dopogara è anche il momento, per la dt azzurra, di raccogliere e rilanciare.

Maccarani: “Il bronzo non era scontato”

“La medaglia non è mai scontata” spiega Maccarani, “poteva andare in tutt'altro modo. Sono felice di aver portato un'altra medaglia alla nostra federazione con queste ginnaste, che l'hanno fortemente lavorata, voluta e ottenuta. Peccato la perdita di attrezzo della capitana, ci è costato 2 punti secchi. Spero nell'argento, ma così benissimo che domani mattina questa medaglia sarà “la medaglia”. Resterà al loro collo e nel mio curriculum. Dopo Tokyo, tutte pensavano di smettere, e invece hanno continuato tutte. Quando le ginnaste già appagate vogliono continuare, l'allenatore non può che raccogliere. Sono adulte, grandi per la nostra disciplina. È stato un percorso che mi ha dato delle gratificazioni incredibili”.

Maccarani: “Ultimi due anni complicati”

“Sono alla mia settimana Olimpiade” aggiunge Maccarani, “le mie composizioni hanno fatto scuola nel mondo. È il momento in cui posso esprimere la mia creatività. Non tutte le allenatrici riescono a inventare gli esercizi e allenare le ginnaste contemporaneamente, e questo mi gratifica e mi dà tantissimo. È questa consapevolezza che mi ha fatto pensare meno ad altre situazioni avvenute negli ultimi due anni”.

Maccarani: “Nessuna verità nelle accuse”

“Bisogna avere un grande equilibrio” incalza Maccarani, “oltre al fatto di essere consce di quello che è stato il proprio operato. Mai e poi mai avrei potuto accompagnare in pedana una squadra olimpica se ci fosse stato anche un po' di verità in tutto quello di cui sono stata accusata. Sono una professionista, una persona di sport, non avrei mai potuto accompagnare queste ginnaste. Io trasmetto messaggi, emozioni: come mi vesto, come parlo, come mi pongo. Le ragazze lo sentono e in base a quello devono trasferirlo nel lavoro. La bellezza, l'armonia, una dose di coraggio e combattività che queste ragazze esprimono lo immagazzinano nel nostro modo di fare. Ma non è una rivincita per me: dovevo solo portare questa squadra in pedana il più serena possibile. Questi esercizi sono difficilissimi. Ci vuole una preparazione fisica e mentale, si dà col lavoro, con la concentrazione che si acquisisce in scenario. Quello che mi fa sorridere è che queste ragazze sono le colleghe e compagne delle presunte maltrattate. Io non riesco a capire questo: com'è possibile poter pensare di lasciarmi ad allenare queste ragazze e portarle alle Olimpiadi?”.

Il futuro di Maccarani

“Al futuro” aggiunge Maccarani, “non ho ancora pensato. Ho sempre avuto bellissimi contratti annuali. Questo scade il 31 dicembre. Sarà la Federazione a doverlo rinnovare. Ho già preparato il nuovo team per settembre. Dietro queste ginnaste c'è un movimento incredibile, ci sono giovani ginnaste preparate. Questa è la nazionale. Il movimento è enorme”.

“Servire solidità fisica e mentale per far parte della nazionale”

“Il mio orgoglio” conclude Maccarani, “è di aver portato due 28enni all'Olimpiade. Per poter mantenere 10 anni di lavoro quotidiano, 8 ore al giorno. Vuol dire che il lavoro è estremamente dosato. È una disciplina tecnica, ma altamente atletica. Questa preparazione più porta allo stato ottimale, più si fanno bene gli esercizi. Oltre alla preparazione fisica, se affronti con una certa testa il lavoro non ti infortuni. Dedichiamo al corpo tantissime ore della giornata. Farfalle? Personalmente sono sempre farfalle. A questo nomignolo sono state associate parole come anoressiche, parlando di ragazze che stavano malissimo. A Desio si fa la preparazione olimpica. Le persone che entrano in quel posto devono essere sane, prima fisicamente e poi mentalmente. Se le due che mi hanno denunciato non lo erano? Non voglio parlare di loro. Dico solo che all'Accademia di Desio si lavora tanto. Io in colpa? A questa domanda non rispondo”.



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