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Lorenzo Biagi: “Boccaccini uomo libero? Provo una gran rabbia, per i brigatisti non dovrebbero esserci sconti di pena”


BOLOGNA – “Boccaccini è libero? Che rabbia”. Reagisce così Lorenzo Biagi, il figlio più piccolo del giuslavorista ucciso dalle Nuove Br sotto casa, a Bologna, il 19 marzo 2002. Simone Boccaccini, accusato di aver partecipazione ai pedinamenti per la preparazione dell'agguato, era stato condannato all'ergastolo con pena ridotta nel 2006 a 21 anni in appello, sentenza confermata in Cassazione nel 2007. E' usciti dal due giorni fa, giovedì 8 agosto, dopo aver saldato i cotni con la giustizia.

Nel 2019 aveva ottenuto uno sconto di pena di 10 mesi e già allora Lorenzo Biagi aveva commentato: “I brigatisti rossi che hanno ucciso mio padre devono scontare tutta la condanna, altrimenti significa che non viene fatta giustizia un'altra volta, dopo il caso della mancata scorta a mio babbo”.

Lo ripete anche ora, non ha cambiato idea. “Provo tanta rabbia”, dice a caldo. “E' una notizia di cui prendo atto, si sapeva già. Per me non dovrebbero esserci sconti di pena per i terroristi, ma la giustizia italiana funziona così. Mi ferisce in modo profondo sapere che lui è adesso un uomo libero, ma non posso farci niente Vado avanti e li ignorano, perché l'indifferenza nei confronti di chi ha ucciso mio babbo è il modo per andare avanti nella mia vita, che è l'unica cosa che conta”.

Aveva 13 anni quando suo babbo fu ucciso sotto casa. Freddato nel rientro dal lavoro in bicicletta, solo perché lo Stato gli aveva negato la scorta.

L'avvocato Guido Magnisilegale della famiglia Biagi, riflette: “Bisogna confrontare il dramma delle parti lese e delle parti civili con il tema delle legislazioni e il garantismo. È una notizia molto importante quella della buona condotta e dell'atteggiamento disponibile” E aggiunge: “La mia riflessione umana è un senso di tristezza rispetto alla vicenda ea quello che è accaduto, e rispetto alla memoria di Marco Biagi. Ma da avvocato garantista ritengo che l'espiazione deve anche liberare, è un effetto necessario. Si spera che l'esperienza avuta sia stata utile”. Dunque la buona condotta va riconosciuta anche ai terroristi? “Una volta che l'espiazione c'è stata, un paese civile deve permettere che l'espiazione consumata della pena dia una possibilità, altrimenti ci troveremmo nell'assurdità che sia punitiva e non rieducativa”.



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