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Ancelotti, quinta Supercoppa Europea e sfilza di record: “Un onore allenare il Real Madrid”


Tanti gli elogi all'Atalanta: “Giocare contro Gasperini è davvero come andare dal dentista, ci hanno fatto soffrire”

Di re Carlo V si diceva che sul suo impero non tramontasse mai il sole. E in fin dei conti, anche per Ancelotti è così. Ha vinto il campionato nelle cinque principali leghe europee. Già forte del record di Champions League, ancora cinque, adesso ferma il primato anche di Supercoppa Europeasempre cinque. Un'ulteriore conferma che di abdicare non se ne parla proprio, anche perché quest'ultimo trionfo lo rende l'allenatore più vincente nella storia del Real Madrid, alla pari di Miguel Muñoz, a quota 14 titoli. Eppure, il tecnico non vuole prendersi meriti. “È un onore e un privilegio allenare questa squadra. È stata una bella partita, l'Atalanta ci ha fatto soffrire molto nel primo tempo, trovava spazio e vinceva duelli, ma quando è calata la pressione abbiamo trovato più spazio davanti ei nostri attaccanti sono molto forte”. L'ultima Supercoppa conquistata da una squadra italiana, per altro, è del Milan nel 2007, guidata proprio da lui. “Me la ricordo bene. Ma sto pensando a quanto ci ha messo in difficoltà l'Atalanta, è davvero come andare dal dentista. I giocatori alla fine del primo tempo erano un po' nervosi perché non riuscivano a fare quello che volevano. Ho detto loro di essere pazienti, perché gli avversari sono molto organizzati”.

L'ANALISI

Il segreto per far convivere il tridente dei sogni composto da Vinicius, Mbappé e Rodrygo è più semplice di quanto si creda. “La mobilità davanti è fondamentale, non mi importa dove giochino ma che occupano bene la posizione e che recuperino subito la palla. E l'hanno fatto” ha spiegato Ancelotti. Impossibile non elogiare la prestazione superlativa di Bellingham. “È un grande campione, ha fatto un secondo tempo di livello stupefacente e sono solo sette giorni che si allena”. Infine la battuta su Valverde, dopo che nel 2022 aveva detto che se non fosse riuscito a farlo andare in doppia cifra avrebbe strappato il patentino da allenatore. “Ho detto a Federico che era sorprendente che fosse davanti alla porta, perché con gli attaccanti che dobbiamo stare un po' più indietro”. Ma, in fin dei conti, re Carlo non ha nulla di cui lamentarsi.



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