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Trump, i democraticie la corte suprema


Con la formazione del nuovo ticket presidenziale Harris-Walz, l'ascesa di Trump sembra essere arrestata in Stati cruciali, mentre l'entusiasmo intorno al nuovo ticket democratico sta crescendo. Tuttavia, dietro quell'entusiasmo si celano due diversi approcci, tra Harris-Walz e Biden, al trumpismo, anche se entrambi mirano allo stesso scopo. Tale distinzione è sintetizzata in un aggettivo, “strano” oppure “pericoloso”? Esagero, per farmi capire.

Biden ha continuato a denunciare Trump come un leader pericoloso (“dangerous”) per la democrazia americana, interpretando come sovversivo il movimento politico da lui promosso (“Make America Great Again” o MAGA). Per Harris e Walz, Trump e il suo candidato alla vicepresidenza Vance sono semplicemente bizzarri o strambi (“weird”), gente fuori dal senso comune. L'approccio di Biden ha drammatizzato lo scontro con Trump, quello di Harris e Walz tende invece a sdrammatizzarlo, rifiutando la cupezza che caratterizza lo stile di Trump.

Quest'ultimo non ride mai, come il padre e la figlia dipinti da Grant Wood nel 1930 nel suo Gotico americanomentre Harris e Walz ridono spesso. Tuttavia, il riso, per quanto liberatorio, non basta per contrastare le trasformazioni illiberali promosse dalla presidenza Trump durante il suo mandato (2017-2020), né basterà per neutralizzare i progetti ancora più illiberali che Trump si è impegnato a popolare se venisse eletto di nuovo alla Casa Bianca. Trasformazioni esemplificate dall'involuzione illiberale della Corte Suprema promossa dalla presidenza Trump.

La Corte Suprema è composta di nove giudici, scelti dal presidente in carica con il consenso della maggioranza del Senato, giudici che rimangono in carica a vita (a meno che non decidano di ritirarsi per ragioni personali). Rappresenta l'ago della bilancia del sistema costituzionale americano in quanto è l'istituzione che ha il potere dell'ultima parola sull'interpretazione delle leggi. Per questa ragione, si suppone che essa sia indipendente dalla politica. Una supposizione da non dare per scontata. Si pensi alla sentenza Trump contro Stati Uniti del 1° luglio scorso, in cui la Corte doveva decidere sulle responsabilità di Trump in occasione dell'insurrezione del 6 gennaio 2021, quando i suoi sostenitori dettero l'assalto al Congresso. Quell'insurrezione era finalizzata ad impedire il trasferimento dei poteri presidenziali da Trump a Biden, configurandosi come un'azione criminale penalmente sanzionabile. Così aveva ritenuto la Corte suprema del Colorado, qualche mese prima, per la quale Trump era da considerare responsabile per quella insurrezione, proibendogli quindi di presentare la sua candidatura per le elezioni presidenziali del novembre prossimo in quello Stato, come stabilito dalla sezione 3 del XIV emendamento della costituzione, approvato dopo la fine della Guerra Civile (nel 1868, per prevenire l'eventuale elezione degli insurrezionisti del sud). Ebbene, la maggioranza di sei giudici della Corte ha affermato invece che il presidente in carica (Trump in questo caso) è “immune” per gli atti criminali, penali e non solo civili, compiuti durante il suo mandato. Per la giudice di minoranza Sonja Sotomayor, la decisione della maggioranza ha «trasformato il presidente in un re», contravvenendo tutti i principi che hanno ispirato l'America per due secoli e mezzo. Per lo storico Sean Wilentz di Princeton, la gravità di quella sentenza è comparabile unicamente con la decisione presa dalla Corte Suprema nel 1857, in Dred Scott contro Sandfordin cui venne stabilito che i “neri”, sia liberi che schiavi, non avrebbero diritto ad ottenere la cittadinanza americana. Se Dred contro Scott rifletteva la cultura razzista degli Stati del sud, il cui esito è stato quello di accelerare il processo che condusse alla Guerra Civile, Trump contro Stati Uniti riflette la cultura autoritaria del trumpismo dei MAGA. In entrambi i casi, l'America liberale era ed è l'avversario da sconfiggere.

Ora, come si è giunti ad un simile esito? Perché il presidente Trump aveva avuto la possibilità di nominare, con il sostegno della maggioranza repubblicana del Senato, ben tre nuovi giudici costituzionali durante il suo mandato, tutti e tre dichiaratamente conservatori, dando vita ad una maggioranza conservatrice all'interno della Corte (sei contro tre) considerando che il suo presidente, John Roberts, è anche lui dichiaratamente conservatore. Per di più, si tratta di un conservatorismo illiberale, che si è manifestato in altre frasi, che sta svuotando i principi costitutivi della democrazia americana. Il 29 luglio scorso, Biden ha quindi presentato un Piano per riformare la Corte suprema e per assicurare che «nessun presidente venga considerato al di sopra della legge». Quel piano prevede di introdurre un emendamento costituzionale che cancella l'immunità per gli atti criminali commessi dal presidente durante il suo mandato, che fissi un limite temporale (di 18 anni e non già a vita) per esercitare il ruolo di giudice della Corte, che definisce un codice formale di condotta (oggi inesistente) per i nove membri di quest'ultima. Il Piano non passerà, ma Biden ha messo la Corte nel banco degli imputati.



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