Economia Finanza

Gli orfani ucraini restano (per ora) in Italia




Restano qui, in Italia, al sicuro. Almeno per ora. Il tribunale dei minorenni di Brescia ha infatti deciso di bloccare per almeno due settimane il rimpatrio dei 57 orfani ucraini, tra i 6 ei 16 anni, che si trovano ospiti di strutture di accoglienza nella Bergamasca dall'inizio del conflitto nel loro Paese. I minori rimarranno ospiti delle comunità di Rota Imagna, Pontida e Bedulita dopo che è stato revocato il precedente decreto, emesso lo scorso 25 luglio, in cui si autorizzava il rimpatrio.

I minori quindi resteranno in affido «ai servizi sociali perché li mantengano collocati negli attuali luoghi di accoglienza», secondo il dispositivo del tribunale. A muovere la scelta dei giudici, anche le numerose richieste di protezione internazionale, più di trenta, presentate dai minori per mezzo dei loro tutori e giustificate dal timore «per la propria incolumità in relazione al rientro in zona prossima al teatro delle operazioni belliche in fase di recrudescenza». Il tribunale ha quindi rilevato l'opportunità di «sospendere temporaneamente il rientro in Ucraina dei predetti minori», per poter valutare le istanze presentate dai bambini ed esprimersi nel merito.

Oltre alle richieste di protezione internazionale, i giudici hanno tenuto in considerazione anche quanto hanno dichiarato gli stessi minori quando sono stati ascoltati in tribunale. La maggior parte di loro infatti ha detto di temere la guerra, o comunque di non volersi separare dal gruppo di amici che si è creato in Italia rimarcando la volontà di restare nel nostro Paese. «Sin dal loro arrivo in Italia costituiscono un gruppo sostanzialmente unitario, rappresentato da un'unica responsabile e quindi non divisibile», scrivono i giudici. Soltanto pochi di loro avevano invece chiesto di tornare in patria. Un ritorno in Ucraina che preoccupava anche il nostro ministero della Giustizia oltre che l'Onu che tramite l'Unhcr (l'agenzia per i rifugiati) aveva chiesto esplicitamente che non si concretizzasse. Il portavoce dell'Unhcr Filippo Ungaro aveva sottolineato che «i bambini accolti provengono da orfanotrofi e istituti. Sono soli o orfani e molti di loro hanno esigenze specifiche, che devono essere tenute in considerazione. Al contempo, parliamo di ragazzi e ragazze ben integrati, inseriti all'interno delle comunità, anche scolastiche. Sappiamo che alcuni di loro hanno avviato, o vorrebbero avviare, le richieste di protezione internazionale», ha spiegato.

Una nuova data per il rimpatrio, al momento, non risulta essere ancora stata notificata agli amministratori e alle autorità locali.

Kiev ne aveva chiesto tramite il consolato ucraino in Italia il rimpatrio immediato dei minori ma contro questa ipotesi si sono schierate le agenzie internazionali per la protezione dei minori, da Unhcr a Unicef, ei tutor di 34 di questi orfani, che avevano formalizzato una richiesta di protezione internazionale. Almeno per il momento quindi, il caso è chiuso e nessuno dei ragazzi ospitati nel nostro Paese si muoverà.



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