Cina, l’autarchia tecnologica di Pechino blocca l’export di antimonio
La Cina ha vietato l'esportazione di antimonio metallico, un materiale chiave utilizzato in molte applicazioni militari, come esplosivi ad alto potenziale, propellenti per missili e guida a infrarossi. L'antimonio richiesto dall'industria militare statunitense viene importato principalmente dalla Cina. Anche a livello di uso civile l'antimonio è una delle materie prime chiave per celle fotovoltaiche e vetro fotovoltaico, necessarie soprattutto nella transizione verde.
Stati Uniti in riserva
Le restrizioni della Cina sulle esportazioni di antimonio non colpiranno solo l'industria militare statunitense, ma renderanno anche l'industria fotovoltaica occidentale ancora più disperata.
Attualmente, la Cina blocca il 32% delle riserve di antimonio, ma l'80% della produzione. Inoltre, anche Bolivia e Russia hanno riserve di antimonio relativamente grandi. Naturalmente, gli Stati Uniti possono trovare riserve di antimonio in altri Paesi, ma stabilire linee di produzione richiede tempo e tecnologia e non è un compito facile.
La Cina ha già vietato anche l'esportazione di gallio e germanio per oltre un anno, vuol tenere per sè i propri “tesori” che si sono rivalutati grazie alla dipendenza innescata dall'aver calmato il prezzo di queste materie, nonostante il processo di estrazione di alcune di esse sia piuttosto costoso: per esempio gallio e germanio non si trovano in natura, ma sono il sottoprodotto di altre lavorazioni, come carbone, bauxite, zinco e alluminio.
Nuovi rischi per l'UE
L'Unione Europea, colpita a sua volta da queste decisioni, ha tentato di evitare una nuova crisi di approvvigionamento già un anno fa, in occasione del vertice G20 in Giappone quando reagì alla stretta di Pechino su Gallio e Germanio necessari per i semiconduttori – e di conseguenza per i microchip alla base delle tecnologie per la doppia transizione digitale e verde.