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Oggi “Mother’s Milk” dei Red Hot Chili Peppers compie 35 anni


Nella vita di una band capita sovente di trovarsi di fronte a dei bivi fondamentali per il prosieguo del proprio percorso musicale. Situazioni in cui si possono prendere scelte drastiche, nel bene o nel male.

Io sono Peperoncini piccanti rossi questo è successo più volte durante la loro ormai gloriosa carriera, vissuta spesso a mille all'ora, tra addii, ritorni e cambi di marcia dettati da tante attitudini differenti che si declinavano poi compiutamente nei vari stili che i Nostri sono riusciti, il più delle volte mirabilmente, mescolando creando quello che venne definito come uno dei più chiari esempi di attraversamento musicale.

Non vi è dubbio però che sul finire degli '80, con il gruppo formato da qualche anno e tre album che avevano contribuito a lanciarli nel firmamento rock tra i nomi emergenti più originali e interessanti, i Rosso fuoco Erano alle prese con la prima di queste cosiddette “porte scorrevoli”.

I fatti sono purtroppo noti: il 27 giugno del 1988 il talentuoso chitarrista Hillel slovacco (che con Antonio Kiedis e Pulce fondò il gruppo seminale da cui poi, una volta aggiunse il batterista Jack Ferrisarebbero nati i Peperoni) venne trovato morto nel suo appartamento a Hollywood, con il decesso giunto due giorni prima in seguito a overdose di eroina, come stabilito dall'autopsia.

La sua tossicodipendenza era conclamata al pari di quella del uomo di punta Antonio Kiedisnonostante in passato vi fossero stati dei tentativi da parte di entrambi di rimanere il più possibile puliti. All'epoca i quattro erano pronti a mettere mano a nuovi pezzi per quello che doveva risultare un ulteriore passo in avanti della loro carriera, dopo i felici presupposti del primo disco omonimo e soprattutto di “Freaky Styley” e “The Uplift Mofo Party Plan” , ma a quel punto tutto assunse la forma di un grosso punto interrogativo, con lo scioglimento che era diventato ben più di un'ipotesi.

Ognuno reagì al lutto in modo diverso, se per Ferri da stiro era impensabile allo stato delle cose continuare con la band (sarebbe rientrato in pista soltanto anni dopo nella prima formazione dei Perle inceppate) e Chiedo trovò l'unico sollievo buttandosi di nuovo a capofitto proprio in quella stessa droga che aveva ucciso l'amico, Pulce di contro pensava che il modo migliore per onorarne la memoria fosse quello di andare avanti continuando a suonare.

Una volta convinti anche Chiedosi trattava di trovare dei nuovi validi compagni di viaggio; alla batteria al posto di DH Peligroil quale aveva iniziato il lavoro in studio, fu infine preso il possente Ciad Fabbromentre alla sei corde (dopo un breve intermezzo con Autore: DeWayne McNightche già aveva sostituito il chitarrista nei momenti più critici della tossicodipendenza) divenne chiaro che meglio del giovanissimo Giovanni Frusciante nessuno avrebbe potuto sostituire slovacco.

Frusciante infatti, oltre a innegabili doti tecniche, era prima di tutto un grande fan dell'ex Peppers, a cui cercava di carpire segreti sul modo di muoversi e suonare lo strumento, e sprigionava, dietro a una proverbiale timidezza di fondo, delle solide certezze in quanto a entusiasmo e voglia di mettersi in gioco.

Peccato che il produttore Micheal Beinhorn (lo stesso dietro “The Uplift Mofo Party Plan”) lo incalzasse affinché irrobustisse i suoi riffabbinando quindi al “solito” funky delle sfumature più pesanti, al confine con certo metal.

È in effetti “Mother's Milk” un album piuttosto differente dai suoi predecessori a livello puramente musicale, nonostante alcuni brani sembrino ricalcare il marchio di fabbrica “rap+funky” che tanto li caratterizzava sin dagli inizi (penso ad esempio alla scatenata “Subway to Venus”, alla movimentata “Taste the Pain” o ai ritmi indiavolati che emergono nervosamente in “Nobody Weird Like Me”).

Attenzione: non soltanto si può affermare quanto sopra sulla base di una notevole spinta chitarristica in grado di condurli verso un rock più propriamente detto, ma anche e soprattutto perché è facile individuare, forse per la prima volta, degli squarci melodici che, oltre a rendere il tutto piacevole all'ascolto, riescono ad aprire una porta su nuovi sviluppi che verranno perfezionati da lì a breve, già a partire in pratica dall'album successivo, il celeberrimo “Blood Sugar Sex Magik”, che nel 1991 li proietterà a piedi uniti nel mondo del corrente principaleforti di un successo clamoroso.

Dove si avvertono quindi i prodromi di questo (epocale) cambiamento per i Peperoncini piccanti rossi? Potrei rispondere citando la placida “Sexy Mexican Maid” o la coinvolgente “Higher Ground”, riuscitissima copertina della canzone di Stevie Meravigliama a mio avviso i pezzi che più segnalano una voglia insita di rinnovamento sono la frenetica (ma orecchiabile al tempo stesso) “Good Time Boys” posta in apertura di scaletta e “Knock Me Down”, toccante dedica all'amico tragicamente scomparso, scelta pura come singolo anticipatore dell'opera.

“Mother's Milk” non solo, a conti fatti, mostrerà una band capace miracolosamente di rimanere in piedi ma diede al contemporaneo un'accelerata verso la sua piena affermazione nell'Olimpo del rock, in un periodo storico di grandissimo fermento creativo, specialmente negli Stati Uniti Uniti.

IO Peperoncini piccanti rossi però non si mischiarono mai a determinati nomi che, con l'entrata nei '90, avrebbero deflagrato le classifiche di mezzo mondo (mi riferisco ovviamente ai fenomeni “marchiati” dall'egida del grunge) ma vi si sono affiancati con pieno merito grazie a una formula certamente particolare e innovativa.

Data di pubblicazione: 16 agosto 1989
Registrato: presso “Ocean Way Studio” e “Image Studios” di Hollywood nel novembre 1988 e marzo 1989
Tracce: 13
Lunghezza: 45:02
Etichetta: EMI
Produttore: Il mio amico Michael Beinhorn

Elenco tracce:
1. Ragazzi che si divertono
2. Terreno più elevato
3. Metropolitana per Venere
4. Magia Johnson
5. Nessuno è strano come me
6. Abbattimi
7. Assapora il dolore
8. Cespuglio freddo come la pietra
9. Fuoco
10. Bella canzoncina
11. Classico punk rock
12. Sexy cameriera messicana
13. Johnny, fai un buco nel cielo



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