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Tregua a Gaza, il Qatar invita alla moderazione. Hamas e Hezbollah contro Teheran




All'alba del secondo giorno dei colloqui a Doha per la tregua nella Striscia di Gaza crepe importanti cominciano ad aprirsi nei rapporti tra Teheran ei suoi alleati in Medio Oriente. Mentre tarda ancora ad arrivare l'attesa risposta militare del regime degli ayatollah all'eliminazione da parte israeliana del numero due di Hezbollah e del capo politico di Hamassi fa strada il sospetto che l'Iran abbia abbracciato la linea della prudenza scontentando i suoi partner nella regione. Tanto più che anche il Qatar invita i leader iraniani e il Partito dio a valutare se “vale la pena per voi, o per Hezbollah, attaccare Israele proprio quando si stanno verificando progressi”.

Hamas a Gaza, Hezbollah in Libano, Houthi nello Yemen. Questi sono solo alcuni dei principali movimenti che compongono l'Asse della resistenza, gruppi di combattenti foraggiati da decenni dall'Iran allo scopo di attaccare per procurare lo Stato ebraico, il nemico storico del regime degli ayatollah. Le voci dei malumori all'interno di queste organizzazioni sono state riportate da Al-Jaridaun giornale del Kuwait, e subito rilanciate dal Posta di Gerusalemme. Fonte delle indiscrezioni un elemento appartenente alle forze Quds, l'unità d'elite dei Guardiani della rivoluzioneche ha rivelato i dettagli di un accesso incontro luogo avuto domenica scorsa a Teheran tra i pasdaran ei rappresentanti della galassia di movimenti vicini all'Iran.

Durante il meeting, al quale hanno preso parte gli uomini di Hamas, di Hezbollahdegli Houthi, della Jihad islamica palestinese e di varie fazioni irachene, sarebbero volate parole grosse. Alcuni dei partecipanti avrebbero persino abbandonato la riunione in segno di protesta dopo aver ascoltato l'invito dei Guardiani della rivoluzione a non rispondere contro Israele almeno sino al termine dei colloqui in corso a Doha.

Se i miliziani dell'Asse della resistenza starebbero mordendo i freni per colpire Tel Aviv senza ulteriori indugi, la delegazione iraniana, contraria ad un'escalation che potrebbe coinvolgere gli Stati Uniti facendo così “il gioco d'Israele”, sarebbe invece più propensa a seguire un approccio “moderato”. Agli assassinii mirati messi a segno dallo Stato ebraico, questa la linea proposta dall'Iran, bisognerebbe reagire allo stesso modo, arrivando ad inserire nella lista degli obiettivi i leader dello storico nemico.

Alle parole dei pasdaran, un rappresentante di Hamas avrebbe risposto affermando che la morte di Ismail Haniyeh, capo politico del movimento nella Striscia, richiederebbe dunque l'eliminazione del premier israeliano Benjamin Netanyahu. Dal canto loro, gli uomini di Hezbollah avrebbero espresso l'impossibilità di bloccare le iniziative di tutti i miliziani del Partito di dio lasciando quindi intendere che sarebbero probabili attacchi non coordinati dal territorio libanese contro Israele e le sue principali città.

C'è da precisare che la stessa Repubblica islamica ha preso in considerazione l'ipotesi di colpire direttamente Israele sulla falsariga dell'assalto dello scorso aprile.

Il Giornale di Wall Street ha riportato però che gli Stati Uniti hanno informato Teheran che una reazione militare su larga scala contro Tel Aviv “potrebbe rappresentare un grave rischio per il governo e l'economia dell'Iran”. Un invito alla prudenza che, almeno sino ad ora, non sarebbe stato rispedito al mittente.



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