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Delon e Belmondo, il sentiero dei destini incrociati – Notizie – Ansa.it


“La Grande Boucle”: così è noto il Tour de France, la gara ciclistica degli eroi. Anche la vita artistica parallela di Alain Delon e Jean-Paul Belmondo potrebbe chiamarsi “Il grande anello”, un anello di incontri e scontri, epiche sfide e generoso rispetto, una corsa nel mito che oggi si chiude definitivamente con il saluto che il figlio di Belmondo si rivolge a Delon, ricordando la sua commozione ai funerali dell'amico rivale nel 2021. Jean-Paul, nato d'aprile nel 1933, figlio di un francese d'Algeria, cresciuto alla periferia di Parigi, giovane promessa della boxe (che gli regalerà il naso schiacciato e la sfrontatezza del ring) e poi soldato in Algeria, fino ad approdare al palcoscenico e quindi al cinema nel '57.

Alain, volto d'angelo e ciuffo ribelle, nato nell'Alta Senna a novembre del 1935, ragazzo ribelle e irrequieto, andato militare in Indocina per poi accucciarsi nella Parigi di notte e scoperto dal cinema nello stesso '57 con “Godot” di Yves Allegret. Le loro carriere sembrano dipanarsi allo specchio: Bebel (come lo chiameranno gli amici della Rive Gauche) sbarca in Italia per “La ciociara” nel 1960 e poi torna a Parigi seguendo il richiamo del pigmalione Jean-Luc Godard per “Fino all'ultimo respiro” “. Delon si rivela nel '60 con “Rocco ei suoi fratelli” di Luchino Visconti, ma diventa un divo nello stesso anno con “Delitto in pieno sole” di René Clement. I due film escono quasi contemporaneamente e si dividono gli onori della critica e del pubblico.

Il primo (Belmondo) è l'enfant prodige della Nouvelle Vague, il secondo (Delon) restituisce onore al “cinéma de papà” con registi quali Clement, Verneuil, Christian Jacque. I due hanno in comune la boxe (Delon organizzerà molti combattimenti tra i professionisti), le donne (seduttori seriali entrambi), le cattive compagnie, l'amore per l'Italia e la passione per il noir o “polar” che trova in Jean -Pierre Melville il nuovo cantore (tre film con Belmondo, due con Delon).

Eletti subito a star della nuova generazione del cinema francese, i due si annusano a distanza, fatti rivali dalla stampa più che dalla realtà, finché Jacques Déray li concentrazione nel 1970 in “Borsalino”, un successo planetario che esalta le doti e le differenze tra il sornione Bebel e il corrucciato Delon. Reciteranno insieme altre quattro volte e sempre più evidente si mostrerà la chimica naturale dei reciproci stili. Amano e odiano il loro mestiere, l'uno scegliendo spesso la via della commedia, l'altro specializzandosi nel miglior cinema di genere. Hanno in comune il desiderio di mostrarsi “grandi” e per questo vengono amati da grandi registi come Visconti, Antonioni, Zurlini, Losey, ma anche Godard, De Sica, Resnais, Malle, Truffaut che li hanno diretti a più riprese. Reciteranno insieme per l'ultima volta nel 1998 per “Uno dei due” di Patrice Leconte e sarà uno spasso in comune. Poi la vecchiaia, la Palma d'oro alla carriera, l'ictus, la solitudine, l'ultimo sorriso.

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