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Giorgia Meloni e il filo di Arianna



Ogni estate politica ha il suo tormentone e quello dell'estate 2024 rischiando di essere il presunto “comblotto” (con la b, come lo pronunciava Biscardi) ai danni di Arianna Meloni, sorella della premier messa a capo della segretaria politica di Fratelli d' Italia, nonché compagna del ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida. Il Giornale, diretto da Alessandro Sallusti, strilla in prima pagina un'indiscrezione che rimbalza sui media italiani e finisce sui giornali stranieri, persino sul Financial Times. Ci sarebbe un piano per indagare sorella Meloni per traffico d'influenze illecite nelle nomine da lei ordinate negli enti pubblici. Chi sono i cospiratori? Il filo di Arianna porta a misteriose entità giudiziarie e politiche, un mix che parte dai “pm militanti” passa per “quotidiani ostili” e arriva alla sinistra, attraverso il metodo dei «dossier mirati sui ministri, riunioni delle toghe rosse, incursione nella vita privata della famiglia Meloni e falsi pentiti». Un grande classico. «Lo stesso schema usato per Berlusconi», chiosa il Giornale. Giorgia Meloni, amica di Sallusti (hanno scritto un libro insieme) richiesta di un parere, giudica “molto verosimile” la notizia.

Già questa è un'anomalia, peraltro sospettata, perché non si è mai visto una carica istituzionale del calibro di un premier confermare un'indiscrezione del genere, al punto da sospettare che si sia trattato di una soffiata. Ma le proviamo? Finora nel casellario giudiziario dei Tribunali nazionali non c'è nulla, ma le prove del “comblotto” sarebberogli articoli dei “giornali ostili” e le sparate di Matteo Renzi sull'attivismo delle sorelle Meloni. Un po' pochino per gridare al complotto (quello vero, con la p). A questo punto non ci resta che attendere, mentre la polemica ferragostana impazza, procedendo per ipotesi. Se la notizia non c'è, ce ne dimenticheremo con l'arrivo dei problemi seri, quelli che ci porta l'autunno caldo (manovra, riacquisto, occupazione, conti pubblici, insomma i grattacapi quotidiani degli italiani). Oltretutto rimarrebbe pur sempre una ennesima picconata all'attendibilità della magistratura, ovvero di un potere fondamentale della Repubblica. Se invece è vera potrebbe trattarsi di quello che i comunicatori chiamano “disclosure preventiva” e che noi potremmo definire più prosaicamente “mettere le mani avanti”. Insomma, una specie di messa in sicurezza precauzionale, di preparazione del terreno, («Avete visto? Si sapeva. Il Giornale l'aveva detto: il solito complotto della sinistra e delle toghe rosse»). I dubbisi scioglierebbero i dubbi, i partigiani di Giorgia ne avrebbero conferma del teorema. Insomma, il filo di Arianna porta alla solita cospirazione rossa di magistrati, giornalisti e politici. E l'avviso di garanzia verrebbe digerito grazie alla sospetta soffiata meloniana da masseria, meglio della Citrosodina.

nella foto Ansa: Arianna Meloni.





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