Istruzione

Disabilità, il parere del neuropsichiatra: “La scuola non è un posto neutrale, può aiutare la persona disabile o escluderla. Docenti vanno formati non solo tecnicamente, ma anche emotivamente” – Orizzonte Scuola Notizie


Negli ultimi giorni, i tragici fatti di cronaca hanno riportato l'attenzione sulla difficile realtà delle famiglie con persone disabili. A La Stampa interviene Roberto Keller, neuropsichiatra infantile e responsabile del centro autismo adulti dell'Asl di Torino, per approfondire le sfide che le famiglie affrontano quotidianamente.

“Chi ha in famiglia una persona con disabilità è come se vivesse uno stress cronico quotidiano che perdura nel tempo”afferma il dottore Keller. “E non è raro che questo porti, nelle situazioni più critiche, anche a omicidio e suicidio”.

Diversi fattori possono contribuire a questa tragedia: la gravità della disabilità, l'isolamento del caregiver, l'età avanzata, la presenza di malattie fisiche o disturbi mentali. “Secondo le analisi più recenti, è più probabile commettere un omicidio quando si superano i 60 anni”, spiega Keller. “La probabilità aumenta con l'età perché è correlata alla preoccupazione che il congiunto rimanga solo e non sappia badare a se stesso”.

Per alleviare il carico dei genitori, è fondamentale un'ampia rete di supporto che include familiari, servizi sociali, sanitari e istituzioni. “Dovrebbe esserci un supporto da parte dei familiari, ma in molte situazioni questo non è possibile“, sottolinea Keller. “Fondamentali sono i servizi sociali, sanitari e le istituzioni che costituiscono una rete di sostegno”.

Altrettanto importante è la formazione specifica per i genitori, che spesso si trovano impreparati ad affrontare la complessità della disabilità. “Un buon esempio arriva dalla città di Torino che quest'autunno offrirà, assieme all'Asl, al Centro autismo e alla Regione, un percorso di quattro mesi di formazione gratuita per i genitori”, illustra Keller. “Dobbiamo dare informazioni e far capire che ci sono possibilità di supporto”.

Anche la scuola gioca un ruolo cruciale nell'inclusione delle persone disabili. “La scuola non è un posto neutro, può aiutare la persona disabile o escluderla, diventando il luogo in cui si esercita bullismo, che poi genera depressione, ansia e sentimenti di esclusione”avverte il dottor Keller.

Per questo motivo, è fondamentale che gli insegnanti siano adeguatamente formati per accogliere e includere tutti gli studenti. “In molti casi la preparazione andrebbe migliorata”ammette Keller. “Lavorare con le persone disabili è spesso difficile, anche se gratificante. Non si parla solo di una preparazione tecnica, ma anche emotiva, perché l'insegnante deve essere capace di gestire situazioni oggettivamente difficili”.

Infine, il lavoro rappresenta un tassello fondamentale per l'inclusione sociale delle persone disabili. “Il lavoro è fondamentale perché dà un ruolo sociale alla persona, la fa sentire inclusa”conclude Keller. “È un fattore ancora più importante dell'aspetto economico. Sia la persona che il datore di lavoro però devono essere preparati con un programma di formazione adeguata”.

Nonostante i progressi degli ultimi anni, la strada verso una reale inclusione delle persone disabili è ancora lunga. “L'apertura c'è solo sul piano della conoscenza perché su quello della realtà le cose stanno in modo diverso”osserva Keller. “Ci sono cambiamenti culturali che stanno andando in una direzione positiva, ma sono ancora tanti gli aspetti da migliorare”.



Source link

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *