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«Il cristiano ‘profuma di Spirito Santo’»



Nonostante il forte caldo papa Francesco non rinuncia all'udienza. Nell'aula Paolo VI continua i ciclo di catechesi sul tema “Lo Spirito e la Sposa. Lo Spirito Santo guida il popolo di Dio incontro a Gesù nostra speranza”. La meditazione di questa settimana è incentrata sulla frase tratta dagli Atti degli apostoli «Lo Spirito del Signore è su di me». Il Pontefice parte dal racconto del battesimo nel Giordano quando lo Spirito santo scende su Gesù e, attraverso di Lui, si diffonde nel suo corpo che è la Chiesa. Secondo il Vangelo di Marco, «in quei giorni, Gesù venne da Nazareth di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E subito, uscendo dall'acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: “Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento”». Coì, spiega Francesco, «tutta la Trinità si è data appuntamento, in quel momento, sulle rive del Giordano! C'è il Padre che si fa presente con la sua voce; c'è lo Spirito Santo che scende su Gesù in forma di colomba e c'è colui che il Padre proclama suo Figlio amato, Gesù. È un momento fondamentale della Rivelazione, un momento importante della storia della salvezza, ci farà bene rileggerlo». Ma che «cosa è avvenuto di tanto importante nel battesimo di Gesù da indurre tutti gli Evangelisti a raccontarlo?», si chiede il Papa. «La risposta la troviamo nelle parole che Gesù pronuncia, poco tempo dopo, nella sinagoga di Nazareth, con chiaro riferimento all'evento del Giordano: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione”». Nel Giordano, cioè, «Dio Padre ha “unto di Spirito Santo”, cioè ha consacrato Gesù come Re, Profeta e Sacerdote. Infatti, con olio profumato vennero unti nell'Antico Testamento i re, i profeti ei sacerdoti. Nel caso di Cristo, al posto dell'olio fisico, c'è l'olio spirituale che è lo Spirito Santo, al posto del simbolo c'è la realtà, c'è lo Spirito stesso che scende su Gesù». In realtà, specifica il Pontefice, «Gesù era pieno di Spirito Santo fin dal primo istante della sua Incarnazione. Quella però era una “grazia personale”, incomunicabile; ora, invece, con questa unzione riceve la pienezza del dono dello Spirito per la sua missione che, come capo, comunicherà al suo corpo che è la Chiesa, che è ognuno di noi. Per questo la Chiesa è il nuovo “popolo regale, profetico e sacerdotale”. Il termine ebraico “Messia” e quello corrispondente in greco “Cristo”, entrambi riferiti a Gesù, significano “unto”, è stato unto con l'olio di gioia, unto con lo Spirito Santo. Il nostro stesso nome di “cristiani” sarà spiegato dai Padri nel senso letterale, cristiani significa unti, “unti a imitazione di Cristo”».

Francesco fa riferimento anche a un salmo poetico, quello in cui si parla dell'olio profumato versato sul capo del sommo sacerdote Aronne e che scende fino all'orlo della sua veste. Una immagine, questa «dell'olio che scende, usata per descrivere la felicità del vivere insieme come fratelli». Cristo «è il capo, il nostro Sommo Sacerdote, lo Spirito Santo è l'olio profumato e la Chiesa è il corpo di Cristo in cui esso si diffonde». Lo Spirito Santo, nella Bibbia, è simboleggiato sia dal vento (ne prende addirittura il nome, Ruah) che come olio. «Nella Messa del Giovedì Santo, consacrando l'olio detto “Crisma”, il vescovo, riferendosi a coloro che riceveranno l'unzione nel Battesimo e nella Confermazione, dice così», ricorda Francesco: «Questa unzione li penetri e li santifichi, perché , liberati dalla nativa corruzione e consacrati tempio della sua gloria, spandano il profumo di una vita santa». E anche San Paolo ai Corinzi scrive che «noi siamo infatti, dinanzi a Dio, il profumo di Cristo». L'unzione, dunque, sottolinea il Papa, «ci fa profumo e una persona che vive con gioia la sua unzione profuma la chiesa, profuma la comunità, profuma la famiglia con questo profumo spirituale. Sappiamo che, purtroppo, a volte i cristiani non diffondono il profumo di Cristo, ma il cattivo odore del proprio peccato. Non dimentichiamo mai, il peccato ci allontana da Gesù. Il diavolo entra dalle tasche, state attenti. Questo non deve distoglierci dall'impegno di realizzare, per quanto possiamo e ognuno nel proprio ambiente, questa vocazione sublime di essere il buon odore di Cristo nel mondo. Il profumo di Cristo si sprigiona dai “frutti dello Spirito”, che sono “amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé», come scrive Paolo ai Galati. Ed è bello, conclude Francesco, «trovare una persona così, buona, gioiosa, una persona magnanima, benevola che accoglie tutti, una persona buona. È bello trovare una persona fedele, mite, che non sia orgogliosa. Se ci sforziamo di coltivare questi frutti, allora, senza che ce ne accorgiamo, qualcuno sentirà intorno a noi un po' della fragranza dello Spirito di Cristo. Chiediamo allo spirito santo che ci faccia più consapevoli che siamo unti, unti da Lui».

Infine, al termine dell'udienza continua a chiedere di pregare per la pace nella martoriata Ucraina, in Myanmar, in Sud Sudan, in Palestina e Israele e in tutte le terre attraversate da conflitti.





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