Istruzione

“Siamo costretti a pagare per lavorare”, i precari protestano: “Costretti a prendere ferie o permessi non retribuiti, con un aggravio di costi e disagi” – Orizzonte Scuola Notizie


“Siamo costretti a pagare per lavorare”. È la denuncia amara dei docenti precari italiani, alle prese con un sistema scolastico che sembra rendergli la vita sempre più difficile.

Oltre alla cronica instabilità lavorativaaggravata da concorsi che non garantiscono tempi certi e da algoritmi che spesso penalizzano le aspettative, i precari lamentano l'obbligo di frequentare costosi corsi di formazione, necessari per accedere alle graduatorie e sperare in una cattedra.

“Per partecipare ai corsi abilitanti, che possono costare anche 2.000 euro, siamo costretti a prendere ferie o permessi non retribuiti, con un aggravio di costi e disagi”racconta una giovane insegnante precaria in un'intervista a Il Giunco.net. “E non è detto che la formazione garantisca l'assunzione. Anzi, spesso si ha la sensazione che il Ministero faccia sulla pelle dei precari”.

Oltre al danno, la beffa: alcuni supplenti brevi, ad agosto, non hanno ancora ricevuto lo stipendio di giugno. Una situazione insostenibile, che spinge molti a rinunciare al sogno di insegnare oa cercare fortuna all'estero.

La Flc Cgil chiede al Ministero un intervento urgente per ridurre i costi della formazione, finanziando corsi gratuiti oa prezzi accessibili, e per sbloccare le graduatorie dei concorsi, attingendo anche da quelle ancora non esaurite.

“Il Governo deve dare un segnale concreto di attenzione al mondo della scuola e ai suoi precari”, dichiara Alessandra Vegni, segretaria Flc Cgil Grosseto. “Non si può continuare a chiedere sacrificio a una categoria già fortemente penalizzata. La formazione è fondamentale, ma deve essere accessibile a tutti, non solo a chi può permettersela”.



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