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‘Con la nostra missione diamo carne al Vangelo’



“Come sempre accolgo queste parole con grande gratitudine e le sottoscrivo parola per parola”. Don Mattia Ferrariil sacerdote trentenne di origine modenese cappellano dell'Associazione Mediterranea Salvare l'Uomoè confortato dalle parole di papa Francesco nell'udienza generale del 28 agosto a sostegno dei migranti e di coloro che li soccorrono. “Ringraziamo molto il papà”, prosegue don Mattia, “per il suo coraggio e possiamo garantire che continueremo sempre con ancora maggiore impegno e determinazione perché per noi si tratta di una missione di amore, si tratta di salvare vite e persone. Si tratta di dare carne alla fraternità e al Vangelo”.

Don Mattia si sta godendo qualche giorno di riposo in campeggio dopo la diciottesima missione di Mediterranea, ma assicura che “lavoriamo per essere di nuovo operativi quanto prima. Come sempre lavoriamo insieme alle reti dei migranti in Libia per fare tutto quello che possiamo, sia per i migranti che si trovano in mare sia per quelli che si trovano nel deserto”.

Quali sono le tappe della tua missione numero 18?

“Siamo partiti da Trapani, siamo scesi verso le acque internazionali e già dopo Lampedusa abbiamo avuto le prime segnalazioni. Abbiamo condotto tre diverse operazioni. Nella prima abbiamo distribuito giubbotti di salvataggio ai migranti, poi la Guardia Costiera li ha caricati. Nella seconda operazione noi li abbiamo presi a bordo e la Guardia Costiera li ha trasbordati. Nella terza li abbiamo presi a bordo noi e ci hanno assegnato Pozzallo come porto sicuro di sbarco”.

In totale quante persone avete recuperato e da quali Paesi provengono?

“Abbiamo recuperato 182 persone in collaborazione con la Guardia Costiera. La gran parte di loro provenivano dall'Etiopia e Siria, ma c'erano anche persone del Pakistan, del Bangladesh e del Sudan”.

In questa missione la nave “Mar Jonio” è stata affiancata per tre giorni dalla barca a vela promossa dalla Fondazione Migrantes di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola, che desiderava raccogliere dati e informazioni sull'azione di monitoraggio, ricerca e soccorso dei migranti nel Mediterraneo, e documentare anche in questo modo l'efficacia di quanto viene compiuto. Come è andata questa collaborazione?

«È stata un'ulteriore tappa nel cammino di Mediterranea con la Chiesa, un cammino avviato da tempo come dimostra la mia presenza, da cinque anni, come cappellano di Mediterranea. Ci saranno altre tappe di questo cammino”.

Certa stampa ha parlato con toni sprezzanti di “barcone dei vescovi”, lei che cosa replica?

“Non penso che ci sia bisogno di replicare. Non è piacevole rispondere a certe accuse. Noi non agiamo contro nessuno, la nostra è una missione di amore e non di odio, preghiamo per la conversione di chi non capisce”.





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