Economia Finanza

Nuova tegola su Durov: il fondatore di Telegram indagato anche per violenze contro un figlio




Nuovi aggiornamenti sul caso di Pavel Durovl'amministratore delegato di Telegram arrestato quattro giorni fa all'aeroporto Le Bourget, a Parigi, nell'ambito di una inchiesta giudiziaria su 12 presunte violazioni penaliSecondo quanto reso noto da AFPcitando fonti vicine al caso, l'imprenditore trentanovenne sarebbe anche indagato per“gravi violenze” nei confronti di uno dei suoi figli. Il dossier è stato aperto dall'Ofmin, agenzia di polizia francese creata l'anno scorso per prevenire la violenza contro i minori. In base alle prime informazioni a disposizione, le violenze sarebbero state perpetrate quando il piccolo, nato nel 2017, frequentava la scuola a Parigi. Il minore attualmente vive in Svizzera con la madre – le cui generalità non sono state rese note – che ha presentato una denuncia nel 2023 per violenze.

In attesa di conferme da parte delle autorità, Durov è stato trasferito nel pomeriggio al Palazzo di Giustizia a Parigi. Mister Telegram sarà in tribunale per una prima apparizione e un'eventuale incriminazioneha confermato l'ufficio del procuratore di Parigi in una nota. Come anticipato, Durov è accusato di 12 reati, che includono l'utilizzo della sua piattaforma per materiale pedopornografico e traffico di droga, frode e favoreggiamento di operazioni di criminalità organizzata. Inoltre, la società è stata accusata di non aver condiviso informazioni e documenti con gli investigatori quando richiesto dalla legge.

Ma non è tutto. Oltre a Pavel Durov, nel mirino delle autorità francesi è finito anche il fratello nonché co-fondatore dell'app, Nikolai. Secondo Politicoi mandati nei confronti dei due fratelli risalgono al 25 marzo. Un aggiornamento importante, che contraddice le informazioni rese note dalla stampa francese, secondo cui l'indagine era stata aperta solo lo scorso luglio.

I mandati nei confronti dei fratelli Durov sono stati emessi dopo che Telegram non ha risposte a una richiesta delle autorità di fornito identificativo di un utente della piattaforma. Nel documento citato da Politicoviene inoltre evidenziata la“cooperazione quasi inesistente di Telegram” con le autorità francesi ed europee in altri casi.



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