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Tra voti alti e tempi brevi: quale compromesso per il successo professionale? – Orizzonte Scuola Notizie


“Ho rifiutato quel voto, mi abbassava la media!” oppure “Accetto 18, tanto il voto non lo guarda più nessuno”. Quante volte abbiamo sentito o pronunciato queste frasi? Il dilemma tra finire gli studi in fretta o puntare al massimo dei voti è un classico per gli studenti. Ma qual è la scelta migliore per il futuro professionale?

È vero, i tempi sono cambiati. I concorsi “per titoli” sono quasi scomparsi e le aziende valutano i candidati con criteri più ampi. Tuttavia, un selezionatore esperto può assicurare che un buon voto di laurea cattura ancora l'attenzione. Nel mare di CV, un punteggio alto rassicura e rafforza l'immagine del candidato.

Soprattutto per chi punta a grandi aziende o contesti molto competitiviabbassare troppo le proprie pretese accademiche potrebbe essere controproducente.

D'altra parte, la giovinezza è un vantaggio. Terminati gli studi, c'è tempo per sperimentare e cambiare strada. Ritardare l'ingresso nel mondo del lavoro per migliorare i voti o perfezionare la preparazione può essere una strategia vincente, a patto che non si trasformi in un modo per rimandare le decisioni sul futuro.

Il segreto sta nel trovare un compromesso tra ambizione e concretezza. Se si hanno già le idee chiare sul proprio percorso professionale e si punta in alto, allora i risultati accademici eccellenti sono un ottimo biglietto da visita.

Se invece si preferisce un approccio più pragmatico, fatto di esperienza sul campo, allora qualche “punto” in meno sul libretto universitario non sarà un ostacolo insormontabile. Anzi, il tempo guadagnato permetterà di accumulare competenze pratiche preziose per il futuro.



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