Istruzione

Smartphone dannosi per l'apprendimento? L'Italia dice basta, seguendo le indicazioni di Unesco e OCSE – Orizzonte Scuola Notizie


Niente più smartphone in classe, nemmeno per uso didattico. È quanto previsto dalla circolare emanata dal Ministro dell'Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara lo scorso 11 luglio, che vieta l'utilizzo dei cellulari nelle scuole italiane fino al termine della scuola secondaria di primo grado.

Una decisione che ha acceso il dibattito nel nostro Paese, ma che si inserisce in un contesto internazionale dove la tendenza è quella di limitare sempre di più la presenza dei dispositivi digitali nelle aule scolastiche.

Una tendenza in crescita a livello globale

L'Italia si allinea così a una lunga serie di Paesi che hanno già adottato misure simili, a partire dall'Europa. Francia e Grecia hanno bandito gli smartphone nelle scuole elementari e medie già da diversi anni, mentre l'Olanda ha esteso il divieto anche alle scuole superiori a partire da quest'anno.

Anche fuori dai confini europei, la preoccupazione per l'impatto negativo dei cellulari sull'apprendimento ha spinto diversi governi ad intervenire. La Cina ha introdotto un divieto totale nel 2021, mentre in India e Bangladesh sono diverse le regioni e gli stati che hanno adottato politiche restrittive. Negli Stati Unitiinvece, non esiste una normativa federale e la decisione spetta ai singoli stati o addirittura ai distretti scolastici. Tuttavia, sono molte le scuole che hanno scelto di implementare regolamenti interni per limitare l'uso dei cellulari durante le lezioni.

Le prove scientifiche

A supportare la scelta di limitare l'uso degli smartphone a scuola sono anche diverse ricerche scientifiche. Il Rapporto di monitoraggio dell'istruzione globale dell'Unesco evidenzia come la semplice presenza dei cellulari in classe possa ridurre la concentrazione degli studenti, con un impatto negativo sul rendimento scolastico.

Anche l'OCSEin uno studio del 2015, ha rilevato che gli studenti che utilizzano i telefoni in classe ottengono risultati peggiori nei test standardizzati.

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