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Dietro quell’intervista al Tg1 del ministro della Cultura c’è una battaglia (persa) tra politica e social


Uno dei meme lanciati sul profilo di Maria Rosaria Boccia prima dell'intervista al Tg1 del ministro Sangiuliano.

«Una delle sfaccettature interessanti del caso Sangiuliano-Boccia è quella mediatica», spiega il massemediologo Massimo Scaglioni (insegna Storia dei media all'Università Cattolica di Milano e Transmedia Narrative all'Università della Svizzera italiana). «Vi ho riconosciuto tre livelli diversi. Il primo livello è quello della narrazione, il cosiddetto storytelling. La vicenda in sé non è nuova. È il potere che finisce in una situazione imbarazzante per una vicenda sentimentale. Uno script iperconsolidato, quello dello scandalo sessuale del potere è noto e stranoto, nel cinema e nelle serie TV.

I primi che vengono in mente sono “House of Cards” o “Le Idi di marzo”».

«Non mi spingei così in alto. In questo caso ci sono elementi pittorischi e salaci che rimandano alle commedie sexy italiane degli anni Settanta con Lino Banfi ed Edwige Fenech».

Tra l'altro non c'è bisogno di scomodare la fiction. Anche la politica internazionale ne è piena ad altissimi livelli: il presidente americano Bill Clinton e la stagista Monica Lewinsky, quello francese François Hollande e l'attrice Julie Gayet…

«Non c'è dubbio, niente di nuovo sotto il sole. Quello che non si era mai visto era lo scenario della comunicazione».

Un'intervista di 16 minuti al Tg1 di un ministro per lavare i panni sporchi di famiglia e spiegare la propria versione personale dei fatti, con tanto di pianto in diretta tipo salotto di Barbara D'Urso…

«In TV 16 minuti sono un tempo eterno. Le interviste al Tg1 durano due, massimo quattro minuti quando parla un capo di Stato».

Il discorso alla Nazione di fine anno del presidente Mattarella dura dai 15 ai 20 minuti…

«Ma il bello è che guardando gli ascolti dell'intervista a Sangiuliano si nota che il Tg1 al momento delle sue dichiarazioni perde per strada mezzo milione di spettatori, passando da quattro milioni a tre milioni e mezzo, per poi risalire quando comincia “Affari tuoi ” dopo il Tg fino a oltre quattro milioni».

Uno spettatore su otto ha cambiato canale…

«La cosa va letta come un rifiuto, un rigetto da parte di tanti ascoltatori. E qui arriviamo al secondo livello di lettura».

E quale?

«La battaglia mediatica. La comunicazione del Governo (impossibile che la Meloni non sapesse dell'intervista) ha fatto una scelta molto pesante, quella di proporre l'intervista nella fascia di maggiore ascolto, trasformando il Tg in uno strumento di propaganda. Operazione molto rischiosa che non ha tenuto conto dei social media. La comunicazione cosiddetta di crisi è stata gestita male».

E infatti la dottoressa Boccia ha replicato colpo su colpo alla versione di Sangiuliano. Le è bastato uno smartphone e un profilo Instagram, con il suo enorme impatto virale, per tirare giù una corazzata dell'informazione.

«La TV – lo ha dimostrato la pandemia – ha dimostrato di riscuotere una fiducia ancora fortissima da parte della gente. Ma quando la tv fa propaganda diventa ormai vulnerabile. Ci sono strumenti capaci di supportare e verità diffondere fattuali (confermate dai documenti) attraverso i quali il re è nudo e non c'è televisione che tenga. Tutto ciò che abbiamo visto sul profilo Instagram di questa privata cittadina mostra una grande consapevolezza dell'utilizzo dei media, molto più di quanto non sia stata capace di frenarla o di arginarla la comunicazione dei consiglieri del ministro Sangiuliano e probabilmente del Governo stesso. Va tenuto sempre conto che in un contesto con mezzi diversi (verticali, come la TV, e orizzontali, come i social) il principio della verità è fondamentale: il rischio di essere smentiti un secondo dopo aver fatto l'intervista è dietro l'angolo ».

E il terzo livello?

«Riguarda il ruolo di formazione e informazione del Tg1, il principale Tg italiano, che è un ruolo di servizio pubblico e invece con questa intervista si è trasformato in una sorta di confessionale, un cambio di genere mai visto prima. Mi ha ricordato qualcosa a metà tra il Maurizio Costanzo Show e il Grande Fratello. Ma qui delle due l'una: se la situazione è seria si va in Parlamento, se invece non è seria si deve andare nei programmi pomeridiani del gossip, non nel principale Tg del Paese. Un corto circuito da cui non si uscirà facilmente».

Sull'altro fronte bastano un telefonino e magari un paio di occhiali con telecamera in commercio in qualsiasi negozio di occhialeria, o quasi…

«La dottoressa Boccia utilizza in maniera consapevole questi strumenti, anche se borderline (a Montecitorio non si possono fare riprese, ndr). Oggi è molto semplice dal punto di vista tecnologico riuscire a documentare i fatti e renderli pubblici viralmente e pubblicarli raggiungendo anche un'audience ampia, che diviene ulteriormente ampliata con effetto virale, bucando qualsiasi propaganda».





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