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«Rappresentante di classe? Un ruolo inutile»



Cara Prof,

da studente, sono stato rappresentante di classe e poi d'istituto per tutti gli anni del liceo. Ricordo quel periodo come un momento importante di crescita personale e di impegno. Parlando con il mio nipote, sono rimasto colpito da come le cose siano cambiate e da come, ormai, i ragazzi ritengano inutile questo ruolo. Ma davvero stanno così le cose?

ENRICO

Risposta Paola Spotorno

Caro Enrico,

ne è passata di acqua sotto i ponti da quando, nel lontano 1972Giorgio Gaber canta La libertà non è star sopra un albero, libertà è partecipazioneo da quando, sull'onda dei movimenti studenteschi (e non solo), nel 1974 venne varata la legge sull'istituzione degli organi collegiali della scuolaCon la legge sui Decreti delegatiinfatti, si diede voce a tutte le componenti scolastiche, togliendo, non solo metaforicamente, i professori dalle pedane su cui poggiavano le loro cattedre.

Negli anni, però, questa spinta ideale è andata via via scemando, tanto che la percezione e l'importanza di questo ruolo sembrano essere mutate. Le ragioni possono essere ricercate nel cambiamento del contesto scolasticomeno rigido e più aperto al dialogo, e nell'intervento dei nuovi media che, in tempo reale, segnalano problemi e disfunzioni. Più grave è, purtroppo, quando questa situazione diventa il sintomo di disillusione e sfiducia rispetto al potere effettivo di questi organi.

Nella mia esperienza, che in parte coincide con quanto tu scrivi, noto anche una riduzione dell'impegno civico e un calo generale dell'interesse degli studenti verso la partecipazione attiva nelle istituzioni scolastiche. Forse, caro Enrico, dovremmo riflettere su se e quali responsabilità abbiamo avuto la nostra generazione su questo disincanto e distacco dalla politica e dall'impegno civico che serpeggiano tra i più giovani.





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