Parenzan e Rossi, quando il tennistavolo trasforma i sogni in una medaglia d’oro
Matteo e Giada sono sul tetto del Mondo, bravissima anche Carlotta Ragazzini che vince il bronzo
Tennistavolo nella storia. I due friulani Matteo Parenzan e Giada Rossi sono campioni paralimpici. A completare il tris anche il bronzo di Carlotta Ragazzini, all'esordio. “Mi aspettavo una partita difficile. Lui arrivava con grande rabbia, voglia di riscatto e di vittoria, visto che gli ultimi 4 scontri sono stati a mio appannaggio – dice Parenzan -. Il suo gioco è cambiato in parte, ma sono stato bravo a rispondere “, commenta il triestino, classe 6, primo storico oro nel tennistavolo conquistato in finale contro il thailandese Thainiyom. “Quando ha deciso di sfidarmi sul corto ho capito che potevo vincere perché è veramente la mia specialità”. L'elogio all'avversario: “Vincere non era né facile, né scontato, visto che nelle ultime edizioni dei Giochi è sempre andato a medaglia – commenta -. Avere già solo la possibilità di sfidarlo è stato per me un onore, il suo palmares parla da solo. Non l'ho mollato per un secondo e sono riuscito a vincere 3-0 (11-6, 11-6, 11-5, ndr)”. Dalla delusione al tetto del mondo: “In Giappone è stata una delusione enorme. Dopo 3 anni, qui a Parigi sono riuscito a vincere tutte le partite per 3-0, il che significa non esclusivamente essere bravi, ma anche essere mentalmente 'una roccia” ' – spiega -. Mi sono allenato da subito dopo il rientro da Tokyo, cercando di migliorare ogni singolo gesto in attesa di questo momento che poi è arrivato”. Matteo è affetto da miopatia nemalinica, una rara malattia che deriva dalla distrofia muscolare caratterizzata da debolezza muscolare e da ipotonia. Conoscevamo il tennistavolo alla scuola elementare: “Giocavamo con i compagni durante le ricreazioni e da lì ho capito che poteva diventare lo sport che mi consentiva di competere anche con atleti senza disabilità. Per me la cosa era bellissima perché riuscivo a giocare alla pari con gli altri miei coetanei”.
giada sei tutta d'oro
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Per Giada Rossi l'oro arriva pochi minuti dopo: “Non realizzo ancora quello che ho fatto, ma so che è successo. Essere campionessa paralimpica mi dà un effetto pesante, devastante. Non lo so, sono troppo emozionata, non capisco più niente” . Per lei una carriera costellata da grandi successi (bronzo a Rio 2016 e Tokyo 2020), ma ora finalmente si tinge d'oro: “È il mio colore, anche quando scelgo gli orecchini, i gioielli. Sono sempre d'oro. L' ho vinta per il look”, scherza. “Sono tanto felice e orgogliosa per me e per tutte le persone che hanno lavorato con me negli anni. Vincerla così, vincerla qua, secondo me era destino – afferma veramente -. Sono nata il 24 agosto del '94 e quindi il 24 agosto ho fatto i 30. Tutto doveva andare così, forse”. Giada, top player azzurra, è una classe 2. Nel 2008 l'incidente: “Un tuffo nella piscina di casa mi ha provocato l'esplosione di una vertebra cervicale e la conseguente tetraplegia. Undici mesi di ricovero ospedaliero e poi, piano piano, ho ricominciato a vivere”. Ora è il momento dei festeggiamenti, ma poi testa a Los Angeles: “Vogliamo arrivare lì, qualche giorno di riposo e via, si ricomincia”.
esordio di bronzo
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Carlotta Ragazzini non avrebbe mai immaginato un esordio così. 23 anni, a 18 mesi, a seguito dell'aggravarsi della sua condizione fisica dovuta a un cavernoma intramidollare, ricorda di aver sentito il rumore di uno scambio di tennistavolo proveniente dal terzo piano della struttura, dove si tenevano le attività ricreative. Si è incuriosita e ha deciso di provare. “Sono alla mia prima Paralimpiade e questa è stata la partita più importante della mia carriera. Sono felicissima per questo bronzo”, afferma commossa. “In campo rispetto alle altre volte avevo le idee più chiare su ciò che dovevo fare, bisognava non farla giocare comoda sul rovescio, il suo colpo migliore – spiega -, e variare molto. Nella terza frazione lei non era tranquilla e io ho continuato a insistere sul mio gioco ed è andata bene. Nella quarta Yoon ha stretto i denti e io ho commesso qualche errore di troppo Va bene così, ripartiamo da questo grande risultato per guardare avanti con fiducia”.
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