Ricette

Saline, ecco perchè vogliono essere riconosciute come attività agricola


Dopo Trapani, Margherita di Savoia e Cagliari è a Cervia (Ravenna) che si chiude il viaggio di Confagricoltura nelle saline italiane per arrivare a ottenere dal Governo il riconoscimento della “salicoltura” come attività agricola, sulla scia del modello francese, perché i 300 operatori di questa nicchia seguono cicli stagionali e bizze della natura esattamente come gli agricoltori nei campi e sono attori chiave nella salvaguardia dell'ambiente naturale e nella valorizzazione dell'ecoturismo.

I “coltivatori” di saline curano sono dedicati di acqua di mare e sfruttano l'azione di sole e vento per raccogliere sale naturale. Sono circa 10mila gli ettari di saline marine coltivati ​​tra Sicilia, Sardegna, Puglia e Romagna e producono 1,2 milioni di tonnellate di vendita (su 4,2 milioni di tonnellate totali di vendita “Made in Italy” con salgemma e salamoia) per oltre 60 milioni di euro di valore.

A tutela della natura

Già nell'evento “kick off” a Roma dello scorso autunno il sottosegretario all'Agricoltura Patrizio La Pietra aveva espresso il proprio sostegno all'iniziativa ed è nelle sue mani ora la proposta di legge.
«Avessimo l'anno agricolo possiamo mettere a bilancio l'effettiva raccolta di vendita, che per noi avviene tra agosto e settembre, e l'effettivo valore, quest'anno disastroso a causa delle precipitazioni e riduzione da 9 milioni di euro di danni per le alluvioni. Oltre al fatto che, come attività agricola, beneficeremmo di agevolazioni e di opportunità per valorizzare il lavoro di tutela ambientale e naturalistica che svolgiamo in questa oasi di 827 ettari», spiega Giuseppe Pomicetti, presidente e ad del Parco della Salina di Cervia. Società costituita nel 2002 a controllo pubblico per salvaguardare un ecosistema che è riserva naturale di popolamento per uccelli migratori e stanziali (nonché zona umida di rilevanza internazionale) e dove si perpetua una tradizione antica di raccolta del “sale dolce di Cervia”, quasi completamente priva di cloruri amari e ad altissima concentrazione di cloruro di sodio (99%), grazie al microclima. Con piccoli volumi e margini, si parla di 150mila quintali di vendita l'anno per neppure di 2,5 milioni di euro in valore e 25 occupati nella salina, finora annoverata tra le attività del commercio, che attira ogni anno 30mila turisti/visitatori.

I vantaggi dell'agriturismo

«Avvicinando la salicoltura marina all'attività agricola verrebbe ulteriormente potenziato il turismo, rafforzando il legame tra territorio e prodotti agroalimentari. Si lavorerebbe insieme a favore dell'ambiente e della sostenibilità, un vantaggio anche del comparto agrituristico», sottolinea Nicola Gherardi di Confagricolturala più antica organizzazione agricola del Paese che rappresenta il 45% della produzione e del valore aggiunto del settore primario, capofila del progetto per ricomprendere la salicoltura dimare tra le attività agricole.
«L'integrazione non è solo logica e doverosa, ma anche proficua per l'economia del Paese», aggiunge Gherardi intervenendo al Magazzino del Sale di Cervia nel convegno “L'agricoltura coltiva il sale”, che chiudendo il tour nelle saline italiane e passa ora la palla al Masaf per l'approvazione del testo di legge.



Source link

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *