Istruzione

“Una soluzione al crescente burnout e stress dei docenti? La mobilità intercompartimentale” – Orizzonte Scuola Notizie


Gruppo Mobilità intercompartimentale docenti – In questo periodo ci sono stati diversi interventi dei sindacalisti della Scuola in merito a una condizione che colpisce sempre più gli insegnanti e lanciando un forte allarme: il burnout. Inoltre anche alcune riviste specializzate hanno approfondito l'argomento. Alcuni docenti sono coscienti da versare in questa situazione; altri provano un profondo disagio, ma non sanno come affrontare il problema, né lo riconoscono pienamente.

Le ragioni di questa condizione sono riconducibili al nostro avviso a una serie di motivazioni.

Nel primo luogo l'aumento continuo della mole di lavoro non riconosciuta che i docenti sono costretti ad affrontare. La burocrazia è diventata di fatto un secondo lavoro che posticipa od anticipare l'impegno didattico giornaliero. Basti pensare all'uso del registro elettronico e tutto ciò che ne consegue, che ha reso molto più complessa la registrazione delle attività scolastiche.

Inoltre il docente è costretto a leggere ea rispondere a tutta una serie di mail e risulta inserito in gruppi whatsapp che lo portano ad essere sempre più reperibile.

Le riunioni ei consigli di classe si sono moltiplicati e di conseguenza anche le attività dei coordinatori, funzione a cui solo in pochi riescono a sottrarsi, nonostante un riconoscimento economico che risulta inadeguato per gli impegni richiesti.

A questo è stato aggiunto il fenomeno delle cosiddette classi pollaio, problema cronico e di cui non si parla più, nonostante sia lungi dall'essere risolto. Questo determina una maggiore mole di lavoro extrascolastico e richiede notevoli energie per riuscire a tenere più alta l'attenzione dei ragazzi, che ad ogni ciclo sembra scemare, ormai sempre più dipendenti degli input di uno smartphone.

Un altro aspetto che corrisponde a questa situazione è la scarsa considerazione sociale di cui godono gli insegnantiad iniziare dalle retribuzioni che non danno molto potere economico. Inoltre nell'opinione pubblica persiste il volgare luogo comune dei tre mesi di vacanza, quando invece un celebre studioso delle malattie degli insegnanti, il Dottor Lodolo D'Oria, definisce tale periodo una sorta di “convalescenza”. I docenti hanno bisogno infatti di poter recuperare energie dopo i picchi di lavoro toccati nei mesi precedenti.

Secondo D'Oria sarebbe proprio la tipologia di lavoro, quella docente, ad essere soggetta al burnout a prescindere dalle analisi effettuate fino a questo momento. Lo studioso ricorda che non esiste altra occupazione infatti, dove il lavoratore sia a contatto per tante ore con un numero così alto di persone contemporaneamente. Inoltre ad ogni ciclo, aumenta la distanza anagrafica tra il docente ei suoi allievi, che risultano sempre più giovani rispetto all'età del lavoratore.

A tali considerazioni vanno aggiunti i rischi di subire violenza nell'esercizio delle proprie funzioni, cosa che si verifica sempre più spesso, come si evince dalle cronache dei quotidiani.

Un ulteriore punto critico è il rapporto con i genitori. Questi anziché muoversi nella stessa direzione del corpo insegnanti, tendono sempre a giustificare il discente, anche quando l'assenza di impegno è evidente, e ribaltando le colpe dell'eventuale insuccesso scolastico sull'insegnante stesso.

La professione docente è soggetta poi a tutta una serie di competenze richieste che vanno al di là delle conoscenze didattiche e della materiae passano attraverso funzioni psicologiche, pedagogiche, sociali, digitali, linguistiche e tante altre. Chi si confronta con tali figure pensa di avere a che fare con dei tuttologi, ma gli insegnanti sono donne e uomini soggetti, come tutti, ai problemi della vita e come tali avrebbero bisogno di tempo per potersi dedicare a se stessi e ai propri cari.

Se a questo si aggiungono poi cicli di formazione continuiche riprendono in continuazione le stesse cose, imposte sempre più con la digitalizzazione, si capisce, nel complesso, perché la categoria insegnanti sia sempre più soggetta al burnout e vada incontro a una maggiore frustrazione.

Il problema del burnout non colpisce solo in alcune fasce d'età, e non dipende a nostro avviso solo da questa.

Alla luce di tali considerazioni, il gruppo “Mobilità intercompartimentale docenti”, costituito allo stato attuale da oltre 2900 insegnantirilancia con determinazione le proprie proposte ai sensi dell'art. 3Costituzione. Il gruppo è convinto che la mobilità intercompartimentale del personale della Scuola possa essere una soluzione al burnout scolastico. Inutile infatti continuare a costringere il docente nella situazione che ha determinato il suo malessere, se il legislatore non prende atto che tale lavoro, con il suo carico di burocrazia, è diventato insostenibile. O si fa il docente o si fa l'impiegato.

La funzione docente richiede infatti tempi che non possono essere compatibili, alla lunga, con un lavoro parallelo impiegatizio non riconosciuto e sempre più gravoso.

Previa richiesta dell'interessato/aea parità di condizioni economiche, il gruppo invita pertanto a superare prima possibile la questione, con un intervento del decisore politico, e richiede già dal prossimo contratto di Mobilità:

  • il passaggio verso altro ramo della PA;
  • la possibilità di accedere all'eventuale carenza di posti emergenti dagli uffici del MIM, quali dipendenti dello stesso Ministero, senza bandire un concorso esterno;
  • il riconoscimento per tutta la categoria di professione usurante e l'ottenimento della pensione anticipata.

In subordine richiede:

  • il passaggio ad ATA senza interruzione della propria carriera economica o alcuna cristallizzazione della stessa;
  • la richiesta di mobilità semplice per i docenti di ruolo che possa avvenire ogni anno, come nel resto della PA, senza il vincolo triennale;
  • lo stop alla burocratizzazione della Scuola.



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