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Indonesia, sventato attentato a papa Francesco: in manette sette terroristi




Volevano uccidere Papa Francesco o comunque ferirlo. In Indonesia, l'unità antiterrorismo Densus-88 è stato arrestato sette persone sospettate di voler ordinare un attentato contro il Santo Padre, in visita nel Paese. La polizia indonesiana ha riferito dell'arresto collettivo dopo aver eseguito una serie di fermi: tra lunedì e martedì le autorità hanno proceduto con un'operazione a tappeto nella città di Bogor, a 50 km da Giacarta, ea Bekasi, a est della zona metropolitana della capitale.

Nella casa di uno degli arrestati sono stati ritrovati un drone, un arco con frecce e volantini di propaganda islamista assieme ad altro materiale simile. L'indagine è ancora in corso, e non è ancora stato appurato se i sette fermati si conoscevassero, operando nella medesima cellula terroristica, o se fossero stati reclutati da un esterno per poi entrare in azione congiuntamente. Difficile possa trattarsi di sette cani sciolti.

Secondo quanto riportato da Aswin Siregar, portavoce dell'antiterrorismo, tra gli arrestati c'è un uomo che su Youtube aveva annunciato: “Farò un attento contro il Papa, aspettate notizie“. Questo presunto terrorista è stato fermato nella provincia di Bangka centrale, mentre le altre sei persone in diverse zone del Paese, tra cui a Giacarta. “Densus 88 ha intrapreso azioni legali contro sette persone che hanno fatto minacce sotto forma di propaganda o terrorismo sui social dopo l'arrivo del Papa”, ha dichiarato il portavoce dell'unità d'élite.

Due giorni fa il Papa si era recato alla Moschea Istiqlal di Giacarta per l'incontro interreligioso, accolto al suo arrivo dal grande imam Nasaruddin Umar. Insieme avevano visitato il “Tunnel dell'Amicizia”, ​​che collega la Moschea alla Cattedrale cattolica di Nostra Signora dell'Assunzione. Il grande imam ha rivolto al Santo Padre il suo saluto di benvenuto cui poi è seguita la lettura e la firma della Dichiarazione congiunta di Istiqlal 2024una dichiarazione congiunta su principi e valori comuni tra islam e cristianesimo. “Il fenomeno globale della disumanizzazione è caratterizzato soprattutto da violenze e conflitti diffusi, che spesso provocano un numero allarmante di vittime. È particolarmente preoccupante che la religione sia spesso strumentalizzata in questo senso, causando sofferenze a molti, soprattutto donne, bambini e anziani. Il ruolo della religione, tuttavia, dovrebbe includere la promozione e la salvaguardia della dignità di ogni vita umana“, si legge nel primo punto della dichiarazione.

La firma era stata occasione per lanciare un monitor contro l'integralismo che spesso ha ferito il Paese: “Che nessuno cede al fascino dell'integralismo e della violenza, che tutti sono invece affascinati dal sogno di una società e di un'umanità libera, fraterna e pacifica. L'Indonesia è un grande Paese, un mosaico di cultura, di etnie e tradizioni religiose, una ricchissima diversità, che si rispecchia anche nella varietà dell'ecosistema e dell'ambiente circostante. E se è vero – ha sottolineato il Pontefice – che ospitate la più grande miniera d'oro del mondo, sappiate che il tesoro più prezioso è la volontà che le differenze non diventino motivo di conflitto ma si armonizzino nella concordia e nel rispetto reciproco. Non perdete questo dono! Non impoveritevi mai di questa ricchezza così grande, anzi, coltivatela e trasmettetela soprattutto ai più giovaniIl Paese-e il mondo intero-non dimentica, infatti, che poco più di un anno dopo la tragedia delle Torri Gemelle, il terrorismo islamista colpì il paradiso di Baliaprendo una nuova e lunga stagione terroristica nel mondo.

Ieri mattina il Santo Padre si era congedato dal personale e dai benefattori della Nunziatura Apostolica di Giacarta per spostare alla volta

dell'Aeroporto Internazionale Soekarno-Hatta dove ha avuto luogo la cerimonia di congedo dall'Indonesia. Da qui era partito diretto a Port Moresby, in Papua Nuova Guineanuova tappa del suo lungo viaggio in Asia.



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