Zelensky: «Voglio che il mio paese non abbia più paura quando si sente volare un aereo»
Nell'ennesima notte di guerra, i droni Shahed hanno svegliato gli abitanti di Kiev poco dopo le tre: gli ordigni di produzione iraniana sono arrivati in pieno centro, con i resti dei droni abbattuti finiti davanti all'ingresso della Verkhovna Rada, il Parlamento ucraino . La contraerea è entrata in azione in 11 regioni del Paese: un rumore ben diverso da quello provocato dalle Frecce Tricolori che sabato mattina hanno sorvolato la Villa d'Este di Cernobbio per “salutare” il Forum di The European House Ambrosetti. «Voglio tornare a questo – osserva il presidente ucraino Volodymyr Zelensky -. A non avere più paura quando si sente volare gli aerei».
Nel suo secondo giorno in Italia, iniziato a Cernobbio con il colloquio con il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, Zelensky ha incontrato un gruppo di direttori ed editorialisti italiani proprio con l'intento – come ha ricordato la moderatrice Monica Maggioni – di condividere in modo più diretto con il pubblico la storia del suo Paese in guerra da 925 giorni. Per raccontare questa tragedia dall'interno e spiegare le ragioni delle decisioni prese, le aspettative per il futuro, le prospettive di pace. L'incontro, organizzato dal Tg1, è disponibile su RaiPlay.
Le ragioni dell'incursione verso Kursk
«Con la presidente Meloni – ha spiegato Zelenskyj spostando lo sguardo al futuro – abbiamo parlato dei preparativi per la Conferenza sulla ricostruzione dell'Ucraina che si svolgerà l'anno prossimo a Roma: vogliamo prepararci bene, mettere a punto contenuti concreti». Il presente, tuttavia, è la guerra: e un'offensiva in territorio russo che in Italia non ha l'appoggio di tutti. «Noi non abbiamo problemi di relazioni con l'Italia», spiega Zelensky rispondendo a una domanda di Maurizio Molinari, direttore di Repubblica. Il presidente ripercorre però le circostanze che lo spinto hanno a ordinare l'Operazione Kursk: «È stato un attacco preventivo. Dopo il tentativo di arrivare a Kharkiv, abbiamo saputo dai servizi di intelligence che i russi avrebbero tentato l'occupazione di Sumy, nel Nord del Paese. Vladimir Putin aveva detto di voler creare una “zona cuscinetto”, e stiamo parlando di città con centinaia di migliaia di abitanti. Li abbiamo fermati, abbiamo il diritto di farlo».
Zelenskyj sembra particolarmente ansioso di spiegare all'opinione pubblica il senso dell'incursione: «A Putin non interessa fin dove arriverà la guerra – dice rispondendo a una domanda di Giuseppe De Bellis, direttore di Sky Tg24 -. Con le sue armi ha violato i confini di Polonia, Moldavia, Romania, perfino della Bielorussia che è suo alleato. Come Hitler, cerca di allargare la guerra e guarda a come reagiamo. Se non rispondiamo, si sentirà le mani libere. Mi rivolgo alla gente: vi prego, analizzate il modo in cui ha reagito alla nostra avanzata. Non sta proteggendo il suo territorio, non sta difendendo i suoi cittadini, a lui interessa solo che sia tutto a posto a Mosca ea San Pietroburgo. Il suo obiettivo resta distruggere l'Ucraina. E ricostituire l'Unione Sovietica, perché sa che nessuno lo fermerà. In Europa prevale il diritto internazionale, ci si chiede di decidere: e lui approfitta di questi tempi lunghi».
Armi occidentali contro le bombe
Il presidente ucraino mette a confronto l'indifferenza del Cremlino per la sorte degli abitanti di Kursk – oltre che delle città ucraine bombardate – con l'assicurazione che le forze di Kiev non hanno mai attaccato obiettivi civili. E quello che si propongono di fare, chiedendo a Europa e Stati Uniti l'autorizzazione di usare armi occidentali in territorio russo, è distruggere le basi militari da cui partono i raid sull'Ucraina. «Noi non andiamo a colpire i civili, parliamo esclusivamente di logistica militare. Loro usano gli aeroporti per uccidere, lanciano 4.000 bombe al mese, sapendo che arriveranno su città e ospedali. Le armi a lungo raggio che chiediamo ci servono per fermare le bombe».