«Fedez alla festa patronale di Maria? Ma che esempio diamo?»
Don Giovanni Gattuso, parroco di San Nicola e Santa Maria della Neve
Tanto rumore per nulla. Si può riassumere così la polemica, che ha infiammato il web nelle ultime ore, legata alla partecipazione di Fedez al concerto di chiusura della festa in onore della Madonna della Consolazione a Reggio Calabria. È iniziato tutto dalla lettera, pubblicata sul suo profilo Facebook, di don Giovanni Gattuso, parroco di San Nicola e Santa Maria della Neve, in cui esprimeva tutta la sua contrarietà sulla partecipazione del rapper a un evento di carattere religioso così importante per la città. «Ma sia chiaro: non è una crociata contro Fedez, che può esibirsi quando vuole a Reggio Calabria dove, peraltro, è sempre il benvenuto. Magari non durante la festa della nostra Celeste Patrona…».
Perché?
«Basta leggere i testi di alcuni suoi brani, come Blasfemia pt.2un'invettiva apertamente contro la Madonna, per capire che non è l'artista adatto a un simile contesto».
Ripercorriamo l'accaduto: come sono andate le cose?
«Sono venuto a conoscenza della cosa il venerdì sera. Il mattino seguente, però, il sindaco (Giuseppe Falcomatà, ndr.) era già in conferenza stampa ad annunciare il programma della festa. Tra l'altro, neanche a farlo apposta – o almeno mi auguro –, l'esibizione di Fedez è prevista per martedì 17 settembre, nel giorno più importante delle celebrazioni, quando la statua della Vergine viene portata in processione. Così, ho deciso di rendere pubblico il mio dissenso, invitando il primo cittadino a ripensarci».
E lui cosa ha risposto?
«Mi ha telefonato il giorno dopo la conferenza stampa dicendosi dispiaciuto e che sarebbe stato disponibile a un confronto, ma ormai era tardi perché il programma era già stato reso noto».
Chi si occupa dell'organizzazione della festa patronale?
«Questo è un aspetto interessante. Se ne occupa l'amministrazione comunale, che ha speso un totale di 300mila euro, di cui poco più di 100 solo per Fedez, o perlomeno questo è ciò che mi è stato riferito. Il punto, però, è che, stando alle indiscrezioni dei giornalisti, la Chiesa locale sarebbe stata estromessa dall'organizzazione. Ed è un peccato, perché alla fine è questo che è venuto a mancare: il dialogo».
Lei si è fatto portavoce di un dissenso generale: quanti sono i preti ad averla sostenuta?
«Pubblicamente, don Giovanni Zampaglione, ma so per certo che molti altri sacerdoti condividono questa posizione. Semplicemente, hanno preferito evitare di esporsi per non trovarsi sommersi dalle polemiche. Forse ora capisco il perché…».
E così si è ritrovato da solo nel tritacarne mediatico.
«Contro la mia volontà. Mi spiace moltissimo aver coinvolto anche l'arcivescovo, monsignor Fortunato Morrone, che ha ricevuto numerose critiche per la nota pubblicata ieri in cui invita a guardare alla decisione del Comune come un atto di accoglienza anche verso chi non condivide la nostra fede».
Se tornasse indietro, lo rifarebbe?
«Fino a prova contraria, l'articolo 21 della Costituzione garantisce a tutti il diritto di esprimere la propria opinione. E questo l'ho fatto. Mi sono semplicemente limitato a dire che Fedez, visti alcuni suoi testi, non mi sembrava la personalità più adatta per questo tipo di manifestazione. Non immaginavo certamente che una mia lettera venisse ripresa da un quotidiano locale online e, successivamente, anche dal Corriere della Seradando vita a una polemica del genere».
Chi difende la partecipazione di Fedez, però, fa notare che il suo concerto sarebbe nell'ambito del Reggio Live Festdunque non c'entrerebbe nulla la festa della Patrona.
«Allora, il Reggio Live Fest è un'iniziativa dell'amministrazione comunale che prevede, appunto, concerti dal vivo per coinvolgere ancora di più la comunità, quindi è direttamente collegata alla festa della Madonna della Consolazione. Ma non è questo il punto, perché l'iniziativa è anche “nobile” e nessuno ha mai detto che dovessero esibirsi “solo cori gospel, o della cappella Sistina”, come mi disse il sindaco in quella telefonata, difendendo la laicità della giunta. Dovrebbe ricordare che c'è un atto notarile del 1657 con cui la città donò alla Vergine un cero votivo in segno di ringraziamento e, da allora, è una tradizione che si rinnova».
Cosa le ha fatto più male di tutta questa vicenda?
«Gli attacchi che ne sono nati. L'accusa di essere un prete “preconciliare”, dunque fermo a prima del Vaticano II, all'oscurantismo della Chiesa. Io ogni giorno accolgo in parrocchia persone molto lontane da me, anche di altre religioni. Il problema non è se Fedez sia credente o meno, ma il contenuto delle sue canzoni. Si dice che tanto non le eseguirà dal vivo durante il concerto, ma come facciamo a esserne sicuri? Mi fastidio questo “buonismo” che a volte regna nella Chiesa: ma sì, stai tranquillo, lascia fare… Noi dobbiamo essere sempre educatori della fede e dobbiamo correggere quando uno sbaglia, perché quella di Fedez non è libertà ma libertinaggio. Non si può, in nome della libertà, offendere il credo altrui calpestandone la dignità».
Vuoi lasciare un messaggio al sindaco di Reggio Calabria?
«Certamente. Anzitutto, gli dico che mi dispiace per il clamore che ha suscitato la domanda e che, forse, in futuro sarebbe meglio confrontarsi. Come ho scritto nella mia lettera, sono sempre aperto a un dialogo sereno e costruttivo. Per questo voglio dire al sindaco: mettiamoci una pietra sopra e ripartiamo daccapo. Amici come, anzi più di prima. La collaborazione tra Chiesa e Stato è essenziale: noi consideriamo al bene dell'anima, loro pensano al bene comune. In quest'ottica, se lavoriamo con sinergia, sono certo che insieme raggiungeremo traguardi importanti».