Istruzione

Il flop delle Case di comunità: aperte solo un terzo e in molte non ci sono medici


Se la Sanità è la Cenerentola della spesa pubblica italiana allora la prevenzione – tutti quegli investimenti che puntano a evitare l'insorgere di patologie – è la Cenerentola del Servizio sanitario nazionale. Perché non solo a malapena oggi le Regioni investono il minino indispensabile – e cioè il 5% del Fondo sanitario nazionale che vale 134 miliardi – in screening, vaccinazioni e promozione di stili di vita, ma lo fanno anche male visto che ben sette Regioni sono state bocciate proprio nelle attività di prevenzione.

La difficile svolta degli investimenti del Pnrr

La svolta potrebbe finalmente arrivare dal Pnrr che investe 2 miliardi per aprire le nuovissime Case di comunità, il luogo destinato a far decollare la prevenzione sul territorio. Peccato che a due anni dalla scadenza fissata dall'Europa per aprirne 1420 al momento ne sono attive soltanto 413 concentrato in 11 Regioni – nelle restanti non ci sono ancora strutture aperte – con il grave handicap che dentro c'è poco personale sanitario che ci lavora , in un quarto addirittura zero medici. In pratica spesso sono delle scatole vuote.

Caso di comunità a rischio flop

Secondo l'ultimo monitoraggio sulla Sanità territoriale targata Pnrr approdato sul tavolo del ministero della Salute che il Sole 24 ore ha potuto visionare al 30 giugno 2024 risultano attive 413 Case di comunità, meno di un terzo del totale: di queste oltre la metà si trovano in Lombardia (136) ed Emilia (123). Seguono Veneto (62), Toscana (35), Piemonte (26) e Abruzzo (15). A parte qualche sparuta struttura nelle altre Regioni in ben dieci – Basilicata, Calabria, Campania, Friuli, Lazio, Bolzano, Trento, Puglia, Sardegna e Valle d'Aosta – non c'è neanche una Casa di comunità attiva. Eppure sarebbero molto utili visto che in queste nuove strutture – aperte dalle 12 alle 24 ore sette giorni su sette – si dovrebbero trovare visite, esami, vaccinazioni, educazione sanitaria e tutte le attività di prevenzione oggi sparse in mille rivoli nelle Asl. Servizi più vicini a casa che eviterebbero a molti di dover ricorrere, come troppo spesso accade, ai pronto soccorso per avere una risposta.

Pochi medici nelle Case di comunità

Peccato però che i pazienti che bussano alle Case di comunità in diversi casi rischiano di restare molto delusi. Il monitoraggio mostra infatti come il vulnus più grande sia la presenza ancora molto limitata di personale medico: in ben 120 Case di comunità delle 413 attive non è prevista neanche l'attività di medici di assistenza primaria e in 137 non ci sono pediatri, rispettivamente in 58 e 69 medici e pediatri sono presenti meno di 30 ore a settimana mentre in 60 e 66 sono presenti tra 30 e 49 ore. Soltanto in 175 Case di comunità la presenza di medici è prevista tra 50 e 60 ore a settimana e in 141 quella dei pediatri. Come a dire che al momento in queste strutture che dovrebbero finalmente far decollare le cure vicino agli italiani ci sono essenzialmente servizi infermieristici.

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