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Che la storia di Falcone e Borsellino diventi virale sui social


«Siamo ancor vivi». Si tengono per mano Falcone e Borsellino bambini mentre attraversano le strade di Corleone. «Vivi», al termine del docufilm che ne racconta la storia, grazie a chi continua ancora a tramandarne le gesta e il lavoro, alle scuole che ospitano parenti e testimoni, a insegnanti, giudici, giornalisti, semplici cittadini che c'erano e che hanno voglia di passare il testimone alle nuove generazioni. Il docufilm “Falcone e Borsellino – Il fuoco della memoria (realizzato dal Dipartimento di Scienze politiche e delle relazioni internazionali dell'università di Palermo, e trasmesso in anteprima nella Sala del refettorio di palazzo San Macuto, a Roma, dove ha sede la Commissione antimafia ) non è solo un omaggio all'impegno di chi è ha versato il proprio sangue, assieme agli uomini e alle donne delle proprie scorte e alla propria moglie, per contrastare le mafie. È anche una promessa di futuro. Per portare avanti, a beneficio di tutta la società, una lotta che non è ancora conclusa. ««Abbiamo scelto di proiettare nella sede della Commissione antimafia questo docufilm di Ambrogio Crespi», ha spiegato Chaira Colosimo, presidente della Commissione, «innanzitutto perché vogliamo continuare a mettere della legna nel fuoco della memoria. Non è un modo di dire ma una scelta consapevole perché quella memoria non diventi cenere. La storia e la vita di uomini come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino non sono in una teca, non è solo memoria, è anche impegno quotidiano e costante nelle scelte che si fanno. Scelte fatte con la consapevolezza che a questi uomini dobbiamo innanzitutto il rispetto e la verità fin qui non sempre dati».

Le immagini di repertorio, le voci delle concitate registrazioni dei momenti successivi alle stragi, le foto, i filmati, le testimonianze di chi c'era, di Fiammetta Borsellino, figlia di Paolo, le domande degli studenti, le canzoni e le poesie raccontano, in un'ora appena il clima di quegli anni e spiegano perché le mafie non vanno sottovalutate. «Mi auguro», ha detto ancor ala Colosimo, «che queste immagini diventino virali e che sui social dei nostri ragazzi si trovano le storie di Falcone e Borsellino e non i like ad alcuni profili che sostengono le mafie o alle canzoni di alcuni cantanti che non si preoccupano di inneggiare alla criminalità organizzata». Perché solo se si riuscirà a trasmettere la memoria a chi è nato dopo quelle stragi, a chi non ha vissuto quella fase storica e non si rende conto di quanto le mafie siano ancora potenti che si potrà dare giustizia anche a quelle morti. Una piccola fiammella, come quella dell'accendino che Falcone aveva dato a Pietro Grasso quando aveva smesso di fumare, da alimentare giorno dopo giorno.

«Da due bambini che calciano un pallone», conclude il Colosimo facendo riferimento alle immagini in bianco e nero che raccontano l'infanzia dei due giudici, «sono nati due uomini che hanno scritto la storia d'Italia. Che continueranno a scriverla se noi siamo saremo in grado di raccontarla».





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