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Chi è Marco Panichi, l’ex preparatore di Djokovic che ora curerà i muscoli di Sinner


Jannik e Nole hanno in comune gli inizi con Piatti, il primo Slam in Australia e anche l'imminente innesto nello staff




Giornalista

13 settembre – 09:30 – MILANO

Tanti indizi riflessi, in attesa che, magari, anche le reciproche carriere possano rispecchiarsi negli identici bagliori di gloria. Nello staff tecnico di Jannik Sinner sta infatti per approdare il preparatore atletico Marco Panichi che per anni si è occupato dei muscoli di Novak Djokovic. L'ufficializzazione non c'è ancora, ma è una questione formale, visto che dovrebbe già seguire il numero 1 al mondo nella trasferta in Cina per la doppietta dell'Atp 500 di Pechino (dal 26 settembre, dove Jannik difende il titolo) e del Masters 1000 di Shanghai, la settimana successiva. Panichi, romano, classe 1964, già buon atleta di salto in lungo, una laurea in Sport Coaching e Psicologia nello Sport alla Nova Southeastern University di Fort Lauderdale, Florida, è stato anche consulente di alcune Accademie internazionali come la Casal -Sanchez e la IMG di Bradenton e al fianco di altri tennisti come Simone Bolelli, Fabio Fognini, Daniela Hantuchova e Li Na. Soprattutto ha messo a punto, a lungo, la macchina fisica di Djokovic. Ha fatto parte infatti dello staff del campione serbo per due periodi: dalla primavera 2017 a quella 2018 e poi da metà 2019 fino a sei mesi fa quando è stata ufficializzata la separazione. L'imminente partnership Panichi-Sinner è però solo uno degli anelli di una catena di simmetrie che legano il nostro Jannik al campione serbo.

in comune

La sorgente in comune è il coach Riccardo Piatti, fonte della crescita di entrambi nella fase cruciale in cui i promettenti giocatori ambiscono a diventare campioni. Jannik ha trovato in Piatti un importante riferimento, umano e sportivo, quando a 13 anni ha deciso di lasciare l'Alto Adige e buone prospettive di sciatore professionista per approdare alla sua Accademia di Bordighera. Sodalizio vincente, che ha retto fino a febbraio 2022 quando Sinner ha deciso di passare sotto l'ala di Vagnozzi-Cahill per spiccare il volo definitivo per la gloria. Novak incrociò Piatti prima, nel 2004-2005, quando il tecnico intravide in quel ragazzino 17enne la maniacale attitudine al perfezionismo unita alla capacità di sfruttare al massimo ogni energia fisica e nervosa.

che rovescio

Non sarà stato solo per l'aver avuto in comune il coach comasco che i due hanno sviluppato un impianto simile, ma fra Djokovic e Sinner ci sono svariate analogie tecniche: la votata attitudine al gioco di pressione; i due fondamentali da fondo solidissimi; la naturalezza di un rovescio bimane con cui amano comandare lo scambio sulla relativa diagonale per poi aprirsi il campo; la solidità mentale che fa dare il meglio proprio nei momenti difficili e la tenuta atletica. Nole più elastico in quegli allunghi ai limiti del compasso delle gambe, precursore della capacità di saper scivolare su ogni superficie come se si fosse sempre sulla terra, Jannik straordinario nel reggere in condizioni climatiche estreme con quel fisico asciutto e resiliente. In comune, inoltre, la straordinaria capacità di ribaltare lo scambio, trasformando una situazione di difficoltà in un vincitore da applausi.

melbourne

La consacrazione, poi, è arrivata per entrambi a Melbourne. Luogo dell'anima per eccellenza dove i sogni si materializzano alzando la prima coppa di uno Slam. Per Nole avviene nel 2008 a 20 anni e 8 mesi, lasciando per strada un solo set; per Jannik l'emozione è più fresca, lo scorso 28 gennaio: campione a 22 anni e 5 mesi dopo aver perso tre set nel torneo, ma soprattutto averne rimontati due di svantaggio nella finale contro Medvedev. Nel loro percorso per la (prima) coppa dell'Australian Open, entrambi poi hanno battuto il numero 1 al mondo in semifinale: Djokovic ha regolò Roger Federer in tre set; Sinner proprio Novak nel 4 set. Passaggio di consegne ed ennesimo indizio di due carriere a specchio.





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