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La Corte dei conti francese rivendica la proprietà di Trinità dei Monti a Roma


La Corte dei Conti francese in un rapporto ha critico la gestione dei loro beni a Roma inserendo anche la scalinata a piazza di Spagna

Riccardo Cristilli

13 settembre 2024 (modifica alle 12:21) – MILANO

L'iconica scalinata di Trinità dei Monti a Roma che unisce piazza di Spagna con l'omonima chiesa, è di proprietà della Francia. L'insolita rivendicazione è apparsa su un articolo di Il Mondo che cita un resoconto della Corte dei Conti di Parigi.

trinità dei monti tra i beni francesi a roma

Nei mesi scorsi i tecnici mandati dai magistrati della corte hanno visitato Roma per controllare la gestione del patrimonio artistico presente nella capitale. Tra i beni inseriti all'interno del rapporto c'è anche Trinità dei Monti, uno dei simboli della Città Eterna, inserito in moltissimi film e serie tv e su cui si siede anche la protagonista di Emily a Parigi nelle puntate appena rilasciate su Netflix. Il resoconto dei magistrati francesi è impietoso, riporta la sciatteria e il disinteresse con cui viene gestito e mantenuto il loro patrimonio, quando provano a essere gentili sostengono che il problema è la gran confusione che regna intorno ai monumenti.

soldi francesi

L'aspetto ancora più interessante è che nel loro rapporto i magistrati francesi si inseriscono anche Trinità dei Monti. Infatti sottolineano che è stata costruita con fondi francesi all'inizio del XVIII secolo e poi per decenni mantenuta dai Pii Stabilimenti che sono custodi dei beni di Francia presenti in Italia. A Roma sono presenti cinque chiese francofone (San Luigi dei Francesi, Sant'Ivo dei Bretoni a Campo Marzio, San Claudio dei Borgognoni a via del Pozzetto e San Nicola di Lorrain) e 13 immobili di proprietà francese e gestiti dai Pii Stabilimenti, ente che è sotto controllo dell'ambasciata di Francia presso la Santa Sede. La gestione delle chiese rientra in alcune accordi presi nel 1700 e ancora mantenuti tra la Francia e lo Stato della Chiesa. Negli anni del fascismo questi beni furono rivendicati e l'ambasciatore francese per evitare l'espulsione, nel 1940 si rifugiò in Vaticano. Finita la guerra tutto è tornato alla condizione precedente.

il lavoro del tesoriere

La Corte dei Conti francese sostiene quindi che la scalinata è stata costruita con circa 20mila scudi dell'epoca forniti dal diplomatico francese Etienne Gueffier all'impresa. Proprio a seguito di questo lascito, sarebbero iniziati i primi progetti degli architetti, tra cui la bottega di Gian Lorenzo Bernini, che portato hanno alla costruzione della scalinata. Ma è proprio da quegli anni che tra la Chiesa e la Francia è iniziata la disputa sulla proprietà dell'area. Sotto la lente della Corte dei Conti francese è finito il tesoriere dell'ambasciata presso la Santa Sede che ha un incarico a tempo indeterminato e ha una responsabilità considerata troppo ampia e poco controllabile. I magistrati francesi ritengono che sia necessario trasformare i Pii Stabilimenti in un ente pubblico e sarebbero emerse delle fatturazioni di dubbia esecuzione che ne stanno mettendo in discussione l'operato.

la risposta

Naturalmente i francesi non pretendono di portare via le chiese e la scalinata di Trinità dei Monti ma l'inserimento di uno dei monumenti simbolo della città tra le proprietà della Francia ha colpito politici e cittadini. Soprattutto perché anche se è stata commissionata dal cardinale Pierre Guerìn de Tencin, finanziata da Gueffier e lungo la scalinata in una targa si ricorda il ruolo del cardinale Melchiorre de Polignac nella sua costruzione, la gestionedalla fine dello Stato della Chiesa, è nelle mani del Comune di Roma e dell'Italia. Ironica la reazione del ministro Santanché: “Non possono fare a meno del nostro lusso, delle nostre opere, della nostra bellezza. Ma ora esagerano”. Mentre Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera, suggerisce di mandare degli esperti al Louvre: “Viene da ridere. Bene, manderemo esperti al Louvre per fare la ricognizione aggiornata dei beni sottratti all'Italia nel corso della storia…”.





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