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Minaccia di Hezbollah e i porti chiusi di Israele: cosa può innescare l'attacco ai cercapersone




Un sofisticato attacco a sorpresa degno di una storia di spionaggio: è quanto è accaduto questo pomeriggio ai cercapersone utilizzati dai miliziani di Hezbollah. Sono saliti, intanto, a 9 i morti nelle esplosioni in varie parti del Libanomentre circa 2.800 persone sono rimaste ferite. I media pubblicati di almeno sette morti e diversi feriti anche in Sirianella zona di Damasco.

Dura la condannna dall'Iranpatrono di Hezbollah: durante una conversazione telefonica con il suo omologo libanese, Abdallah Bou Habib, il ministro iraniano degli Esteri, Seyyed Abbas Araghchi, ha condannato”fermamente l'atto terroristico del regime sionista contro i cittadini libanesi“, offrendo la sua disponibilità a fornire ogni assistenza per il trattamento dei feriti o il loro trasferimento nella Repubblica islamica.

Le minacce di Hezbollah, l'allerta in Israele

Un attacco ancora dai contorni sfumati, che tuttavia sembra portare ad una sola mente: Tel Aviv. Una mossa da parte di Israele che, se confermata, rischia ora di gettare benzina sul fuoco su quella che è una situazione estremamente volatile in Libano, così come-in via più generale-tra Israele e L'Iran. I miliziani filoiraniani, infatti, già promettono una rappresaglia in una complessa situazione di vendette trasversali, attese e non. “I nostri martiri ei nostri feriti rappresentano il simbolo della nostra lotta e dei nostri sacrifici per Gerusalemme. Questo nemico perfido e criminale riceverà sicuramente la giusta punizione per questa aggressione criminale“, ha affermato Hezbollah in un secondo comunicato rilasciato dopo l'attacco.

Secondo quanto riportato L'Orient-Le Jour, dopo aver esaminato tutti i fatti, i dati e le informazioni disponibili sull'attacco i miliziani ritengono Israele pienamente responsabile di questa aggressione. A promettere una risposta uguale e contraria, il consigliere politico del leader di Hezbollah Hassan Nasrallah, Hussein Khalil, che all'emittente Al-Jadeed, ha dichiarato che Israele deve aspettarsi una risposta a breve e dal Libano. Di fronte alle minacce dal gruppo, Israele ha disposto l'innalzamento del livello di allerta in tutti i portocompreso Elia: Tel Aviv, sa bene che sono almeno 150mila i razzi in canna che Hezbollah è pronta a scagliare verso sud. La compagnia aerea francese Air France ha annunciato di aver cancellato tutti i voli da e per Tel Aviv programmati per domani, citando una possibile escalation della violenza nella regione. Le cancellazioni riguardano due voli, uno in ciascuna direzione.

Hezbollah promette di reagire

Difficile immaginare cosa potrebbe accadere adesso. Sebbene non sia ancora chiaro come Israele possa aver manomesso i cercapersone in dotazione ad Hezbollah, la tesi più probabile è che lo Stato ebraico abbia intercettato l'intera filiera di questi dispositivi forniti dall'Iran ai suoi procuratore. Un duro colpo per la controparte, che aveva fatto di queste comunicazioni vecchio stile un vantaggio competitivo, sfuggendo ai radar dell'intelligence israeliana.

Ora, però, l'organizzazione filoiraniana si trova in vicolo cieco. Secondo Maha Yahya, direttrice del Carnegie Middle East Center di Beirut, le esplosioni dei cercapersone hanno lasciato a Hezbollah poche valide opzioni nel suo conflitto con Israele. Sebbene dal governo Netanyahu nessuno abbia ancora commentato le esplosioni, Hezbollah e il governo libanese hanno affermato di ritenere Israele responsabile.

Il gruppo ha perso più di 450 membri, ha subito danni significativi alle infrastrutture e ora questo: il che equivale a perdere buona parte del proprio potenziale deterrente. Una violazione di questa portata non solo è fisicamente dannosa, ma li porterà anche a mettere in discussione l'intero apparato di sicurezza. Nonostante la risposta all'assassinio di Fuad Shukravvenuto in un sobborgo di Beirut a luglio, sia stata relativamente tiepida, Hezbollah ora non avrà un'altra scelta che reagisce. Ne va della propria credibilità.

Perché Israele ha agitato in queste ore?

Dall'altra parte c'è Israele. Il governo di Benjamin Netanyahu non ha mai fatto mistero di voler proseguire l'operazione per mettere al sicuro le frontiere, minacciando l'escalation nel Libano. E in questo momento, mentre il conflitto a Gaza sembra incanalarsi verso un futuro incerto, anche se meno virulento, l'attenzione di Tel Aviv potrebbe volgersi definitivamente a nord. L'operazione sarebbe stata approvata durante gli incontri avvenuti questa settimana tra il primo ministro israeliano ed esponenti del suo governo. Lo riferisce Assicitando una fonte informativa.

Il colpo di oggi, infatti, non arriva di certo come un fulmine a ciel sereno: l'attacco ai cercapersone giungono dopo che lunedì il gabinetto di sicurezza israeliano ha votato per aggiungere un altro obiettivo di guerra al conflitto in corso con Hamas e Hezbollah: garantire il rientro in sicurezza alle proprie case dei residenti delle comunità lungo il confine con il Libano.

Il più esplicito di tutti è stato il ministro della Difesa Yoav Galante affermando che l'unico modo per consentire ai residenti di tornare a casa è”attraverso un'azione militare“. Di certo, oggi, si è cominciato a seminare paura e confusione, spesso più letali delle armi stesse per fiaccare il nemico.



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