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Università, il gap salariale post laurea: quali sono i corsi di laurea che fanno lavorare di più – Orizzonte Scuola Notizie


La scelta dell'università rappresenta un momento cruciale nella vita di ogni studente. Sebbene la passione rimanga il faro guida di questa decisione, è innegabile che le prospettive occupazionali e di guadagno giocano un ruolo sempre più rilevante.

Analizzando i dati forniti da AlmaLaureaemergono chiari segnali nel panorama occupazionale post-laurea. I settori di Ingegneria, Informatica e Medicina si confermano come i più promettenti in termini di impiegabilità, con oltre il 90% dei vincitori che trova lavoro entro cinque anni dal conseguimento del titolo. Tali ambizioni non solo offrono maggiori opportunità di impiego, ma garantiscono anche le retribuzioni più elevate, con stipendi medi che superano i 2.000 euro netti mensili dopo un lustro dalla laurea.

D'altro canto, i percorsi letterario-umanista e quelli in Arte e Designpur mantenendo un fascino indiscusso per molti studenti, presentano tassi di occupazione più contenuti, attestandosi intorno al 79% a cinque anni dalla laurea. Anche sul fronte retributivo, questi settori mostrano cifre più modeste, con stipendi medi che si aggirano intorno ai 1.500 euro netti al mese.

Un discorso a parte meritano ambizioni come Giurisprudenza e Psicologiabloccante da un andamento occupazionale peculiare. In questi settori, i tassi di impiego crescono in modo significativo nel tempo, riflettendo la necessità di periodi di tirocinio o praticantato post-laurea, che ritardano l'ingresso effettivo nel mondo del lavoro.

Tuttavia, l'analisi dei dati rivela una realtà che va oltre le mere statistiche occupazionali e retributive: il persistente divario di genere nel mondo accademico e professionale. Il fenomeno si manifesta su due fronti distinti ma interconnessi. In primo luogo, si osserva una marcata sottorappresentazione femminile nelle facoltà che offrono le migliori prospettive economiche, come Informatica e Ingegneria. In questi ambiti, le donne costituiscono una netta minoranza, con percentuali che oscillano tra il 17% e il 27,5%.

Ancora più preoccupante è il fatto che, anche a parità di laurea, le donne tendono a percepire stipendi inferiori rispetto ai colleghi maschi. La disparità salariale si manifesta trasversalmente in tutti i gruppi disciplinari, con differenze che vanno dai 30 ai 200 euro mensili. Tale diverso non solo riflette una disparità nel mondo del lavoro, ma ha ripercussioni significative sulla struttura familiare e sociale italiana, contribuendo a mantenere bassa la percentuale di nuclei familiari in cui la donna è il principale percettore di reddito.



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