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Fonseca verso un derby di tensione: tutti gli scenari


Sulla testa del tecnico non c'è un aut aut in chiave Inter, ma riflessioni legate all'evoluzione della stagione




Giornalista

18 settembre – 17:21 – MILANO

In qualche modo, forse non sa nemmeno lui come, ha trovato la forza di fare una battuta mentre lasciava il Meazza, passando in zona mista: “I pasteis de nata… eh no, non possiamo”, ha detto Paulo Fonseca ai giornalisti in riferimento alla sua promessa di portare i dolci portoghesi a Milanello in caso di vittoria con Liverpool e Inter. O forse lui sa benissimo come ha trovato la forza di scherzare dopo una partita simile: di base Fonseca è un ottimista, come emerge chiaramente quando parla della sua squadra alla vigilia delle partite. Poi, nei dopogara, lo diventa un po' meno. Il punto è che adesso occorre capire quanto spazio c'è ancora, per farsi sedurre dall'ottimismo.

essenza

Come spesso avviene in questi casi, il problema principale non è nella sconfitta in sé – quanto meno, non è tutto lì -, ma nelle modalità in cui è arrivato. Divorando l'anima del Diavolo, estirpandogliela dal corpo come in un film horror. E il Milano si è ritrovato vuoto, svuotato. Non solo del gioco, che latita dalla prima uscita in campionato, ma della propria essenza. Contesto trasmesso alla gente, che non a caso ha iniziato ad abbandonare San Siro ben prima del fischio finale: l'atteggiamento della squadra, il linguaggio del corpo di troppi giocatori, indicavano chiaramente che rimontare non sarebbe stato possibile perché mancava la voglia di crederlo possibile .

terrore

È anche qui, certo, che vanno ricercate le colpe di un allenatore. Fonseca nei giorni precedenti diceva che è più difficile preparare mentalmente una squadra al Venezia piuttosto che al Liverpool. Tradotto: certe vetrine non hanno bisogno di ulteriori stimoli. Non è stato così. Questo è un Milan terrorizzato dalla paura di sbagliare e disorganizzato tatticamente. Valutazioni che in fondo è semplice fare dalla tribuna e che ovviamente stanno avvenendo anche al quarto piano di via Aldo Rossi. Lo scenario sul futuro del tecnico portoghese è fluido, si presta evidentemente a diversi finali, dal più buonista a quello più drastico. Di certo, per ogni partita che non va come deve – e quella col Liverpool, al netto del valore dell'avversario, è un bel macigno -, Fonseca in pratica erode una quota di fiducia da parte del club. Il calendario, impietoso, completa la corte marziale portando sulla strada dei rossoneri il derby.

spacco

Fra le valutazioni che inevitabilmente pendono sulla testa dell'allenatore, al di là della brutta figura in Champions, ci sono anche quelle di classifica in campionato: uscire malamente dal derby, oltre a perdere il settimo di fila, equivarrebbe anche ad aumentare ulteriormente il gap con i piani alti del torneo. Anche su questo riflette la dirigenza, sebbene in termini strettamente pratici non ci siano veri e propri aut aut sulla testa del tecnico in vista dell'Inter, sebbene rimanga una situazione aperta sotto tutti i punti vista. Da capire se eventuali decisioni drastiche potranno essere prese nel caso in cui la stagione prendesse una china ancora peggiore. Intanto Fonseca a quanto pare intende andare dritto per la propria strada in termini tattici. Anche ieri a chi gli chiedeva lumi sul possibile passaggio al 4-3-3, ha replicato chiarendo che non è una questione di sistema di gioco, ma di errori collettivi e individuali. Mentre in vigilia sul tema era stato ancora più secco (“Sono io che lavoro coi giocatori, devo seguire quello che io credo, non quello che credo gli altri”). Intanto Pioli, emigrato in Arabia, ha risolto il contratto col Milan permettendo al club di risparmiare una buona manciata di milioni: un fattore da non sottovalutare.





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