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Totò Schillaci, sei reti di gloria imperitura al suono delle Notti magiche



Pensi a Totò Totò Schillaci e senti Gianna Nannini ed Edoardo Bennato cantare. E subito ti si materializzano una fronte stempiata e due occhi spiritati, quasi che fosse lui per primo a stupirsi di quello che stava facendo. Correva l'anno 1990 e se le notti dell'Italia di Vicini sono state davvero magiche fino alla semifinale del Mondiale casalingo è stato merito di quel ragazzo dall'aspetto precocemente invecchiatosbarcato da non tanto dalla Serie B, dove Franco Scoglio, nel Messina, lo aveva trasformato in goleador.

Alla Juventus era arrivato l'anno prima del Mondiale, 25enne, non già più di primissimo pelo, in un'epoca in cui la longevità sportiva era inferiore a quella attuale. Boniperti lo aveva voluto, Dino Zoff allenatore bianconero lo aveva buttato nella mischia e Azeglio Vicini lo chiamò in azzurro, come riserva di Baggio e Carnevale. Totò Schillaci entrò per la prima volta al posto di Carnevale contro l'Austria a 15 minuti dalla fine e il Mondiale svoltò: qualcosa di forse imprevisto per il brevilineo siciliano, che sapeva segnare, dribblava bene, ma non era una star fin lì: Schillaci trovò in quei giorni un'intesa con Roberto Baggio e prese davvero a inseguire gol come voleva la canzone tormentone, ma non si accontentava di inseguirli, li segnava: uno, due, tre, quattro, cinque, sei. E più segnava più l'Italia, con le bandiere, la mascotte “Ciao” ​​spigolosa ma onnipresente, si esaltava e cantava a squarciagola, sognando la reincarnazione di Paolo Rossi a Spagna '82, la replica del suo riscatto.

E fino alla malefica sfortunatissima semifinale Italia-Argentina, andò davvero così: Totò Schillaci, come frustrato dal demone dello stadio, direbbe Gianni Brera, per tre settimane divenne davvero l'uomo del Mondiale di cui sarebbe passato alla storia come capocannoniere. Come Paolo Rossi è l'eroe di España '82, Totò Schillaci lo è di Italia '90: solo con un finale diverso, più simile a quello di Usa '94, dove l'eroe (sconfitto) sarà il suo amico Roberto Baggio che non ha sbagliato nulla salvo l'ultimo rigore, calciato come se la porta fosse in cielo, per poi vivere il resto della vita a naso in su con il rimpianto di un bambino che guarda volare via il suo palloncino.

Non è un caso che nella notte tra l'8 e il 9 settembre 2024 sia stato proprio Roberto Baggio a pubblicare la foto dell'abbraccio di loro due insieme in azzurro, scrivendogli: «Forza Totò, fai un'altra magia». Forse è stato il segno che tempo per fare magie ne era rimasto ormai poco. Anche se lo è stata certa nel 1990 farsi eleggere miglior giocatore del Mondiale, battendo anche Diego Armando Maradona e sfiorare il pallone d'oro dietro Lothar Matthäus.

La vita in azzurro di Totò Schillaci è durata appena 16 partite ma la sua è una presenza indelebile nella storia e nella memoria. Dopo alcune stagioni all'Inter aveva concluso la carriera in Giappone. Il suo volto iconico si era anche prestato a qualche comparsata nello spettacolo, qualche reality, la parte di un boss in una edizione di Squadra antimafia, l'ultima apparizione nel 2023 con la partecipazione a Pechino Express, quando la malattia si sperava sconfitta. Si era saputo che non stava bene nel gennaio di quell'anno, al momento dell'arresto di Matteo Messina Denaro, perché Schillaci, che quel giorno si trovava alla clinica La Maddalena, dove era stato raggiunto il boss dopo trent'anni di latitanza, raccontò ai media di quella rocambolesca mattina da “Far west”. Il suo vero lavoro era gestire il Centro Sportivo CS Louis Ribolla a Palermo che aveva fondato per insegnare il calcio ai ragazzi nel 2000.

Nel 2017 aveva ricevuto a Palermo il premio “dirigente dell'anno” per il suo impegno con l'Asante Calcio, formazione interamente formata da migranti di origine africana ospiti dei centri Azad ed Elom, gestiti dall'associazione Asante Onlus che avrebbe disputato il torneo di terza categoria: «È giusto dare un'opportunità in più ai giovani migranti fuggiti dalla loro terra in cerca di un futuro migliore», aveva spiegato all'epoca Totò, «Il calcio aiuta a superare anche momenti difficili, è anche un modo per potersi divertire. A me il pallone ha cambiato la vita, mi auguro che possa farlo anche con questi giovani». Totò Schillaci se n'è andato il 18 settembre del 2024, troppo presto: avrebbe compiuto 60 anni a dicembre.

E adesso, chissà, magari Roberto Baggio, sapendo che quel suo pallone calciato in cielo è stato consegnato ai dribbling di Totò, farà finalmente pace con quel rigore sbagliato e smetterà di sognare di ricalciarlo per vederlo entrare. Lo ha lasciato tra piedi buoni, ci penserà Totò a rimettere tutto a posto, con una delle sue magie, colà dove si puòte ciò che si vuole.





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