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Esplosioni di cercapersone e walkie-talkie in Libano: un attacco tecnologico feroce che cambia gli equilibri mediorientali



Il Libano sta vivendo giorni di caos e terrore come forse non si vedevano dalla guerra civile. Un Paese che da decenni è il campo di battaglia su cui si scaricano le tensioni del Medio Oriente. L'ultimo atto di questo dramma è segnato dalle esplosioni di cercapersone e walkie-talkie utilizzati dai miliziani di Hezbollah, colpiti a morte in un'azione chirurgica, pianificata con una freddezza che solo le moderne guerre tecnologiche sanno mettere in campo. Gli ordigni esplosivi, impiantati in dispositivi di uso quotidiano, hanno fatto strage: oltre 26 morti e 3.000 feriti, molti dei quali resteranno segnati per sempre, privati ​​della vista e della dignità.

Attacco e barbarie
La narrazione che emerge è quella di una guerra che diventa sempre più moderna nei mezzi e sempre più antica nei fini. Il progresso tecnologico, che dovrebbe portare a una vita migliore, viene usato per rafforzare l'odio. L'attacco, secondo le fonti locali, porta la firma di Israele, ha deciso di smantellare le infrastrutture di comunicazione di Hezbollah, riducendone la capacità di coordinamento. Ma a questa ferocia tecnologica corrisponde un metodo che ha il sapore amaro delle barbarie del mondo antico: colpire all'improvviso, menomare nel corpo e nell'anima, lasciare in vita gli avversari per farli soffrire ancora più a lungo.

La nuova guerra d'Israele
Il 17 settembre, centinaia di cercapersone sono esplosi contemporaneamente, gettando Hezbollah nel caos. Non si è trattato di una semplice operazione militare, ma di un sofisticato attacco cibernetico: i dispositivi, apparentemente innocui, si sono rivelati delle bombe pronte a detonare. E come se non bastasse, il giorno successivo, altre esplosioni hanno colpito il walkie-talkie del gruppo, in pieno funerale. Questo secondo attacco, avvenuto durante il commiato di Mahdi Ammar, figlio di un parlamentare, ha infiammato ulteriormente gli animi, alimentando la possibilità di uno scontro diretto tra Hezbollah e Israele.
Israele non colpisce un caso. Da anni ha abbandonato le operazioni convenzionali per abbracciare una nuova forma di guerra, più raffinata ma non meno letale. L'obiettivo è chiaro: spezzare la rete di comunicazione del nemico, isolare i suoi leader, lasciarli disorientati e vulnerabili.

La reazione di Hezbollah e dell'Iran
Hezbollah, come c'era da aspettarsi, ha puntato immediatamente il dito contro Israele. Le parole del gruppo sciita sono state accolte dai suoi sostenitori come un grido di guerra. Ma la risposta militare, per ora, è stata contenuta: qualche razzo sparato verso il confine israeliano, come a dire “non ci arrenderemo”. Eppure, la strategia del gruppo sembra essere più ponderata. Si tratta di guadagnare tempo, valutare la situazione e forse coordinarsi con Teheran.
Per l'Iran, infatti, Hezbollah non è solo un alleato: è una pedina fondamentale nello scacchiere mediorientale. Se la Repubblica Islamica decidesse di rispondere con forza, questo potrebbe significare un'escalation pericolosa, un nuovo capitolo di una guerra che non ha mai conosciuto tregua. Non è escluso che Teheran possa mobilitare altre milizie regionali, intensificando le operazioni in Siria e Iraq, o aumentando il sostegno diretto a Hezbollah.

Israele e la sfida internazionale
Israele non può permettersi di sottovalutare l'Iran ei suoi alleati. Negli ultimi anni, Tel Aviv ha affinato la sua strategia di “neutralizzazione preventiva”, attaccando le basi e le infrastrutture di Hezbollah in Siria e altrove. Gli attacchi di settembre non fanno che confermare questo approccio. La guerra elettronica diventa così uno strumento per destabilizzare le comunicazioni nemiche, riducendo il rischio di uno scontro diretto, ma aumentando al tempo stesso la pressione su Hezbollah.
Tuttavia, l'intervento di Israele rischia di coinvolgere altre potenze internazionali. Con la presenza sempre più marcata dell'Iran in Siria, Russia e Cina potrebbero cercare di condividere gli sviluppi nella regione, giocando le proprie carte per tutelare i loro interessi. Gli Stati Uniti, impegnati a ridurre la loro presenza militare nel Medio Oriente, potrebbero trovarsi coinvolti, costretti a scegliere se mantenere una posizione neutrale o difendere gli alleati israeliani in caso di una risposta iraniana.

Il Libano e il prezzo della guerra
Il Libano, un Paese già in ginocchio a causa di una crisi economica devastante, è l'ennesima vittima di una guerra che sembra non avere fine. Hezbollah è un attore politico di primo piano, e il suo indebolimento potrebbe avere conseguenze devastanti per l'intero equilibrio interno. Il governo libanese, debole e incapace di esercitare un controllo effettivo su tutto il territorio, rischia di trovarsi intrappolato in una spirale di violenza che potrebbe coinvolgere potenze regionali e internazionali. E mentre i politici si affannano a trovare soluzioni, la popolazione continua a pagare il prezzo più alto.

Nuovi scenari geopolitici
Gli attacchi del 17 e 18 settembre potrebbero segnare l'inizio di una nuova fase del confronto tra Israele, Hezbollah e l'Iran. L'importanza crescente della guerra elettronica nel conflitto tra Israele e le milizie sciite sponsorizzate dall'Iran indica un profondo cambiamento nelle dinamiche della guerra mediorientale. La Russia e la Cina, attori sempre più influenti nella regione, potrebbero approfittare di questa crisi per espandere la loro influenza, mentre gli Stati Uniti, più distanti, osservano con attenzione.
La guerra elettronica e le tecnologie avanzate stanno diventando strumenti centrali in questa partita geopolitica, ma il rischio di una destabilizzazione più ampia resta altissimo. E ancora una volta, il Medio Oriente si trova sull'orlo del precipizio, con il mondo intero che osserva, troppo passivamente.





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