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Il sogno dei campioni raccontato ai bambini: le medaglie valgono, le persone di più



Tutti i campioni sono stati bambini, tutti hanno iniziato da qualche parte ed è stato divertente ritrovare i campioni olimpici e paralimpici delle fiamme oro e del Team Allianz insieme all'evento Un sogno chiamato Parigi 2024, e rispondere alle domande rivolte loro dai piccoli: anche perché si scoprono esordi agli antipodi: Antonio Fantin, campione paralimpico a Tokyo 2020 ea Parigi 2024, ammette: «Io in acqua sono stato proprio buttato, per riabilitazione, e ci sono momenti nella vita in cui le cose te le devi un po' far piacere, perché non potrai mai sapere, quante opportunità ti brucerai nella vita se non resisti un altro po'. Noi qui celebriamo attimi, l'attimo in cui raggiungiamo l'obiettivo che come hanno detto è un jnon progrediamo, è maschio che le sfide affrontano paura, la tensione di una gara al massimo livello, l'entrata in una sala operatoria, ma se vogliamo avanzare nella vita dobbiamo affrontarli».

Sofia Raffaeli, 20 anni, che a 3 ha iniziato dall'artistica prima di scoprire la ritmica come una passione senza ritornoa Parigi ha vinto un bronzo: «Le aspettative erano tante, dopo un quadriennio in cui avevo vinto molto, potevo fare di più: in finale ho commesso qualche errore, ma sono riuscita a godermi la gara con a condividerla con Milena Baldassari (arrivata decima ndr), e sono comunque contenta di aver realizzato in parte il mio sogno: a dieci mesi dall'Olimpiade ho dovuto cambiare allenatrice, dopo 12 anni. Nella ginnastica di solito non accade. Questa esperienza non facile mi ha insegnato che gli ostacoli ci sono, ma che anche i periodi brutti possono insegnarti di te stesse cose che non sapevi e possono nascerne esiti straordinari come il rapporto con Claudia Mancinelli la mia attuale allentrice. Sono stata fortunata ad incontrarla».

Al polo opposto rispetto a Fantin, che dal nuoto è stato scelto, c'è Thomas Ceccon che ha iniziato con il tennis ed era puro bravo ma quando ha scoperto il nuoto ha coltivato con l'acqua un amore esclusivo, quasi estremo. Al bambino che gli chiede perché si mordono le medaglie e se l'oro ha un sapore diverso dagli altri metalli, dopo aver spiegato che è un'usanza antica che allude al tempo in cui si saggiavano con i denti le monete d'oro per accertarsi che non fossero false, racconta: «Sì, l'oro ha un sapore diverso, una volta ho detto che per me chi arriva secondo è il primo dei perdenti, e mi sono un po' autofregato perché a Tokyo secondo sono arrivato io. Ho voluto l'oro di Parigi così tanto che quando l'ho vinto mi sono sentito la coscienza a posto, quasi che mi fossi tolto un peso». A differenza degli altri non ha la medaglia con sé: «Non l'ho portata, perché ho paura a portarla in giro, è successo ad altri che gliel'abbiano rubata. Quand'ero un ragazzino mi piaceva postare, fare lo stupidino sui social, ma adesso ho 23 anni sono cresciuto e ho imparato che bisogna stare attenti. Essere conosciuti, vincere, è tutto bellissimo, ma io sono sempre il solito ragazzo, non voglio cambiare e se devo dire la verità il mio sogno è abitare su un'isola deserta con una piscina e nuotare soltanto».



Giorgia Villa racconta di aver iniziato a 3 anni con la ginnastica artistica: «Mi ci ha portata mamma, mi disse sfogati qui, perché sei davvero troppo vivace e in casa rompi tutto»ma poi a rendere possibile il sogno è stata la nonna che si è fatta carico di accompagnarla tra gare e allenamenti e che ha bucato il video grazie al racconto della serie “Sognando Parigi 2024: 7 atleti, un solo traguardo”, i sette atleti del Team Allianz, che sul movimento olimpico, ovviamente a livello mondiale non solo italiano, ha investito un miliardo di euro, riportando però con gli italiani un successo lusinghiero: i magnifici sette italiani a conti fatti a posteriori hanno riportato tante medaglie da far concorrenza a più di una nazione nel medagliere generale olimpico e paralimpico: «La nonna a Parigi non ha potuto accompagnarmi», racconta Giorgia Villa, una delle “fate” che hanno fatto la storia con l'argento della nazionale di ginnastica artistica, «ma è stata la prima che ho sentito dopo la gara, si è messa a piangere, emorzionatissima. Comunque ho sentito sempre la sua presenza molto vicina anche da casa».

Chi accompagna da vicino o da lontano è tutto fuorché contorno, per Giulia Ghiretti, oro paralimpico nei 100 rana sugli spalti c'erano 80 persone, tra parenti, amici e sostenitori: «Sono partiti in pullman da Parma, volevano vedere Parigi e quando mi hanno chiesto quale fosse la gara che suggerivo di seguire ho detto i 100 rana, trovarli lì appena giù dal podio dopo la premiazione ha reso il momento indimenticabile».

Alice Volpi, argento olimpico nel fioretto a squadre, e quarta nell'individuale, a fare il tifo aveva Daniele Garozzo, compagno di vita, fermato a tre mesi dai giochi da un problema di salute che non gli ha bloccato l'idoneità agonistica: « Per la prima volta non abbiamo condiviso l'eventopartecipando entrambi, è stato un fulmine a ciel sereno, per fortuna è un medico ha altro nella vita, avendo lì a sgolarsi mi ha sostenuto molto, anche se quando mi diceva: “fallo per tutti e due”, gli ho detto: “ Ti prego, così mi metti troppa pressione”».

E un abbraccio alla fine è quello che cambia anche il sapore a una cocente delusione: «Uscire al primo turno», racconta collegato a distanza Aziz Abbes Mouhiidine, pugile, pesi massimi, partito con legittime ambizioni,«Mentre mi aspettavo io di vincere quell'oro e non vedevo l'ora di salire sul ring p stata dura. Subito ho notato qualcosa che non andavaho reagito dalla seconda ripresa, fino a convincere il pubblico e anche il mio avversario, ma non i giudici: Parigi 2024 è stata un'olimpiade tremenda per i miei sentimenti avevo tanta rabbia, ma mia mamma era lì ed stata la prima persona che ho visto. Mi ha abbracciato fortissimo e mi ha detto: “Non pensare a nessuno conquisteremo l'olimpo come voleva papà. Non ho vinto medaglie ma ho vinto perché ho capito che ho tanto da dimostrare: condivideremo altri sogni».





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