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L’ONU chiede a Israele il ritiro dai territori occupati



L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato mercoledì una risoluzione redatta dai palestinesi che chiede a Israele di porre fine “alla sua presenza illegale nei Territori Palestinesi Occupati” entro 12 mesi. La risoluzione ha ricevuto 124 voti a favore, mentre 43 Paesi si sono astenuti (fra questi l'Italia) e Israele, gli Stati Uniti e altri 12 hanno votato no.

La risoluzione accoglie un parere consultivo di luglio della Corte internazionale di giustizia in cui si afferma che l'occupazione israeliana dei territori e degli insediamenti palestinesi è illegale e deve essere ritirata. Il parere consultivo afferma che ciò dovrebbe essere fatto “il più rapidamente possibile”, sebbene la risoluzione dell'Assemblea generale imponga una scadenza di 12 mesi.

La risoluzione include anche la decisione di convocare una conferenza internazionale durante l'attuale sessione dell'Assemblea per attuare le risoluzioni delle Nazioni Unite relative alla questione della Palestina e alla soluzione dei due Stati per il raggiungimento di una pace giusta, durata e globale in Medio Oriente.

“Ogni Paese ha un voto e il mondo ci guarda”, ha detto l'ambasciatore palestinese all'ONU Riyad Mansour all'Assemblea Generale. “Vi prego di stare dalla parte giusta della storia. Con il diritto internazionale. Con la libertà. Con la pace”. L'ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite Danny Danon ha invece criticato l'Assemblea Generale per non aver condannato l'attacco del 7 ottobre contro Israele da parte dei militanti palestinesi di Hamas, che ha scatenato l'assalto di Israele alla Striscia di Gaza gestita da Hamas, e ha respinto il testo palestinese, dicendo: “Chiamiamola per quello che è: questa risoluzione è terrorismo diplomatico, che usa gli strumenti della diplomazia non per costruire ponti ma per distruggerli”.

Il portavoce del Ministero degli Esteri israeliano, Oren Marmorstein, ha reagito alla risoluzione definendo l'Assemblea Generale “teatro politico” e affermando che hanno preso una “decisione distorta che è scollegata dalla realtà, incoraggiando il terrorismo e danneggiando le possibilità di pace”.

La risoluzione dell'Assemblea Generale ha il limite di non essere vincolante, tuttavia l'esiti del voto evidenzia l'isolamento di Israele pochi giorni prima che i leader mondiali si rechino a New York per l'incontro annuale delle Nazioni Unite. Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu si rivolgerà all'Assemblea Generale dei 193 membri il 26 settembre, lo stesso giorno del Presidente palestinese Mahmoud Abbas.

I rapporti fra il governo israeliano e le Nazioni Unite sono pessimi da tempo. Dal 7 ottobre in poi il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres e il premier israeliano Benjamin Netanyahu non si sono mai parlati. È stato lo stesso Guterres a svelarlo, in una intervista con l'agenzia di stampa britannica Reuters. Il politico portoghese ha sostenuto di avere cercato più volte un contatto con il primo ministro di Gerusalemme, ma senza mai avere fortuna nei suoi tentativi. «Non ho nessuna ragione per non parlargli. Se venisse a New York e volesse L'ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite, Danny Danon, ha detto che Israele si distingue tra le agenzie ONU che collaborano con Israele, come l'Organizzazione Mondiale della Sanità e l'UNICEF, citando la campagna per il vaccino antipolio, e quelle avversarie, come l'UNRWA (l'agenzia ONU che si occupa dei profughi palestinesi).

In questo ultimo anno l'ONU non ha giocato nessun ruolo efficace di mediazione tra israeliani e palestinesi. Le trattative sono state gestite da Stati Uniti, Qatar, Egitto e Turchia. Un ulteriore segnale di impotenza delle Nazioni Unite, che invece svolgono un lavoro efficace grazie alle agenzie umanitarie. Ci sono poi le missioni di pace, come quella dell'Unifil, presente al confine fra Israele e Libano. Ma di fronte alla escalation del conflitto fra Israele ed Hezbollah, la missione rischia di essere travolta dal furore della guerra.





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