Istruzione

Educazione civica, “diventi materia vera e propria, autonoma rispetto alle altre. Affidiamola ai docenti di Diritto”. INTERVISTA al professore Ezio Sina – Orizzonte Scuola Notizie


“Educazione civica? La Costituzione dice che lo Stato impartisce a tutti l’istruzione, non soltanto educazione”. Ezio Sina, presidente dell’Associazione professionale docenti di diritto ed economia politica (APDIGE) prende posizione in merito ai problemi connessi all’insegnamento dell’Educazione civica nelle scuole italiane. La sua analisi critica fa il paio con il disagio manifestato dagli insegnanti delle Discipline giuridiche, rappresentati dal Movimento Nazionale Docenti A046, i quali negli ultimi anni, e soprattutto negli ultimi giorni, stanno facendo sentire la propria voce nei confronti delle modalità con cui è stata regolamentata una nuova disciplina che crea malumore, disagio e stress a chi la insegna, nei vari ordini e gradi di istruzione, soprattutto i docenti di diritto.

La recente pubblicazione delle nuove Linee guida che disciplinano la materia, introdotta con la legge n.92 del 2019, non è servita a dissipare dubbi e critiche espressi nei primi anni di applicazione, anzi rappresenta un ulteriore motivo di delusione – dicono gli interessati – che attendevano importanti modifiche. La novità più attesa dagli interessati, ma che appare ancora lontana, sarebbe la creazione di una disciplina curricolare vera e propria, autonoma rispetto alle altre, che venga affidata ai docenti che già insegnano il Diritto, gli unici, secondo loro, abilitati all’insegnamento dei contenuti proposti. Invece, lamentano, sono chiamati a coordinare “peraltro gratuitamente e senza riconoscimenti” il lavoro di colleghi di altre materie che non conoscono le basi del diritto. E’ pur vero che i contenuti proposti dalle vecchie e dalle nuove Linee guide prevedono argomenti di natura non giuridica, ma certamente si insiste molto sull’educazione giuridica, su quella economica e finanziaria, sulla Costituzione”.

Sul banco degli imputati è la scelta di ricondurre la disciplina nell’ambito della trasversalità disciplinare, vale a dire che l’insegnamento dell’educazione civica non è affidato ad un solo docente specializzato. “E’ questa materia – chiarisce il presidente Sina – che possono insegnare tutti gli insegnanti del consiglio di classe nel loro contesto disciplinare: dunque si avvalora l’idea che un semplice contributo possa assurgere al rango di insegnamento, stravolgendo tutte le relazioni educative del nostro sistema Istruzione. Insegnare è un progetto mirato, razionale, scientifico: altra cosa è adottare e adattare specifici contributi, sempre sotto la diretta responsabilità di chi in-segna”. L’educazione civica – prosegue Sina – è stata infatti relegata al rango di insieme di contributi. Manca la sistematicità della didattica: così non esiste materia, ma soltanto un apporto condiviso di saperi. Eppure, nelle intenzioni del legislatore della legge 92 del 2019 la disciplina doveva essere una super materia, la materia delle materie, l’apprendimento qualificante che inserisce il ragazzo nella società. Invece, analizzando quello che gli stessi studenti riportano nelle nostre indagini, nelle scuole l’intero quadro nazionale, risulta che si tratti di una disciplina caratterizzata da tanta frammentarietà e da confusione di ruoli. Manca il fil rouge cognitivo, manca la scientificità dei saperi, manca quel nucleo centrale che garantisca l’adempimento dei precetti a fondamento dell’Istruzione richiamati dagli articoli 3 e 34 della Costituzione”

Il Movimento A046 da parte sua spiega che “la nostra gloriosa Carta Costituzionale viene sminuita e svuotata dei suoi più alti significati giuridici, perché è insegnata da chi non ha le adeguate competenze. I docenti A046 sottolineano come l’Educazione Civica, per come è strutturata, “richieda una profonda conoscenza del diritto e dell’economia, ambiti di loro stretta competenza”. Vero è che “si può serenamente collaborare con tutte le discipline”, precisano, “ma il nucleo fondante di valori umani può trasmetterlo con competenza solo chi si è prima laureato, e poi abilitato, su queste nozioni. Particolarmente grave, secondo i docenti, “è la situazione negli istituti dove non sono presenti docenti A046. In questi contesti, l’assenza di una guida specifica rischia di compromettere la qualità dell’insegnamento, con il risultato che esistono scuole in cui non si studiano nemmeno i più basici elementi di legge dello Stato”. Il Movimento Nazionale Docenti A046 auspica che si possa arrivare a “un’effettiva educazione alla cittadinanza, che passi attraverso la conoscenza critica e consapevole dei valori fondanti della nostra Costituzione”.

Da parte sua il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, come abbiamo riferito, chiarisce che le 33 ore di educazione civica, materia ora centrale nella didattica, dovranno essere distribuite dal collegio docenti, innervando l’intero percorso formativo: “Nella parte introduttiva è detto molto chiaramente che ci sono 33 ore da gestire e che a distribuirle, là dove non ci sono docenti di materie giuridico-economiche, deve essere il collegio docenti. Ritengo che proprio in omaggio alla trasversalità che viene affermata, l’educazione civica dovrà poi innervare tutta la didattica”. Obiettivo: mettere al centro la persona, la solidarietà, il lavoro, la libertà e la responsabilità individuale, senza dimenticare il valore della patria”. Il concetto di patria, prosegue il ministro Valditara, “si è perso per strada, sostituito da una visione distorta. Patria non è nazionalismo, che implica superiorità e conflitto. Patria è un mondo di valori, di radici, fondamentale per costruire un’identità solida, soprattutto per l’integrazione degli studenti stranieri”. Valditara sottolinea l’importanza di condividere i valori costituzionali, come l’uguaglianza di genere, il pluralismo, la laicità dello Stato e il rispetto per ogni religione. Chi non condivide questi principi, non conosce il senso della nostra Costituzione”. Il Ministro si sofferma poi sul tema dell’autorevolezza dei docenti, oggi in crisi. Dobbiamo tornare a considerarli professionisti della conoscenza, esaltandone la professionalità e riconoscendone l’autorità, un concetto profondamente democratico che significa far crescere gli studenti”. Per raggiungere questo obiettivo, Valditara elenca le misure già introdotte: il voto in condotta, la protezione legale per i docenti vittime di violenza, la multa fino a 10 mila euro per i genitori aggressivi e l’aumento dello stipendio. A queste si aggiungono iniziative di welfare, come l’assicurazione contro gli infortuni, agevolazioni bancarie e sconti sui trasporti. “Stiamo lavorando per restituire ai docenti il rispetto che meritano”, conclude Valditara, ribadendo l’impegno del governo “per una scuola che metta al centro la persona, i suoi valori e la sua crescita, con insegnanti autorevoli e rispettati”.

Ma secondo i docenti che protestano questa pur lodevole attenzione del ministro verso il rispetto dovuto agli insegnanti viene in qualche modo contraddetta dal disagio con il quale molti docenti denunciano di dover fare i conti insegnando una disciplina con modalità operative che mostrano di non gradire. “Ad oggi – spiegano tanti di loro sui social – l’insegnamento trasversale dell’educazione civica nelle scuole secondarie di secondo grado non è affidato ai docenti di diritto, i quali sono i coordinatori/referenti della materia, solo se presenti nella scuola e nel consiglio di classe. Non esiste un docente di educazione civica. La maggior parte degli argomenti, con connotazioni sempre più giuridiche ed economiche, saranno trattati dai docenti delle altre materie senza alcuna competenza ed in maniera trasversale. Chiediamo l’introduzione dell’insegnamento curricolare dell’educazione civica in tutte le scuole secondarie di secondo grado in sostituzione della trasversalità affidando l’insegnamento ai docenti di diritto ed economia A046”.

Esiste peraltro un ulteriore e più prosaico tema che interessa i docenti di Diritto ed Economia i quali vedono nell’insegnamento di Educazione civica, quale nuova possibile classe di concorso, una opportunità di lavoro oltre che una contestuale ricaduta positiva sulla qualità degli apprendimenti. “Molti docenti inseriti nelle GAE e nelle GM – spiegano – non ottengono i passaggi di ruolo nella cdc A046 e chi è di ruolo nella cdc A046 non può rientrare nei propri nuclei familiari con i trasferimenti, tutto questo a causa della carenza di cattedre determinate dalla decisione di fare insegnare l’educazione civica trasversalmente nelle scuole superiori di secondo grado”. E ancora: “L’attuale educazione civica trasversale non è coerente con l’obiettivo 4 dell’Agenda 2030, il quale prevede un’istruzione di qualità, nonché con le Raccomandazioni europee del 2018 sull’acquisizione di competenze per l’apprendimento permanente in materia di cittadinanza e di imprenditorialità”. I docenti A046 chiedono al Ministro Valditara “di aprire un dialogo e di valutare la interdisciplinarità al posto della trasversalità dell’Educazione Civica”,

I docenti del Movimento chiedono inoltre alle istituzioni che ci si focalizzi “anche su un ulteriore elemento di criticità: i docenti abilitati ad insegnare le competenze giuridico-economiche – precisano – non sono presenti in tutti gli indirizzi scolastici, per cui le competenze di Educazione Civica, pur essendo in larga parte inerenti alla sfera giuridico-economica restano senza una guida idonea a trasmetterle ai nostri ragazzi. Così non si garantisce l’istruzione di qualità in tutti gli istituti come previsto dall’obiettivo n. 4 dell’Agenda 2030. Esistono scuole, tra cui tutti gli indirizzi liceali ad esclusione del LES, in cui non si studiano nemmeno i più basici elementi di legge dello Stato: lì il diritto è il grande assente”. Si arriva addirittura a ipotizzare forme di protesta molto concrete: “E se a settembre – scrivono – gli insegnanti di Diritto ed Economia dovessero rifiutare l’incarico di coordinare l’Educazione Civica in tutti i Consigli di Classe ove non siano contitolari? Si avvertirebbe il peso della loro assenza e si definirebbe in modo serio l’Educazione Civica, riconoscendole la dignità di materia che merita”.

Spiega la professoressa Monica Montanini: “Certo che insegnare e imparare l’educazione civica sarebbe cosa buona e giusta. Ma perché i ragazzi abbiano speranza di apprenderla occorre che vi siano docenti con le competenze necessarie per insegnarla, e come puoi chiedere a un docente di italiano – o matematica, o storia e geografia – di avere una preparazione approfondita su argomenti di educazione finanziaria, struttura del sistema economico, ordinamento della Repubblica? Sarebbe come se io pretendessi di insegnare lettere solo perché mi piace leggere”. Per la professoressa Virna Paola Mari, “la situazione dell’educazione civica è diventata insostenibile. Se non si trova una soluzione l’unica via percorribile resta il ricorso giudiziario”. La docente Vincenza Tarra aggiunge: “Noi è da sempre che ci stiamo battendo per far capire che l’Educazione civica così com’è ora, non serve agli studenti, disorienta gi insegnanti non specializzati sulle discipline giuridiche ed economiche e mortifica i docenti della A046. Se si vuole dare dignità a questa disciplina occorre farla diventare disciplina curriculare autonoma, affidandola ai docenti della cdc A046 Scienze Giuridiche ed Economiche”. E ancora: “Da docente di diritto – osserva la professoressa Bianca Della Corte – mi sono trovata nelle condizioni di preparare lezioni di Educazione civica a colleghi di altre materie obbligati dalla trasversalità. Ne vogliamo parlare? Aggiunge il docente Fabio J. Ballabio che “è inconcepibile che nei licei non si insegni, almeno nel biennio, Diritto ed Economia Politica. Educazione civica per un’ora settimanale va bene, ma insegnata bene e solo da giuristi è qualcosa di ovvio e logico”.

Intanto il professor Ezio Sina, come presidente ci fa leggere una testimonianza arrivata alla sede dell’associazione Apidge che presiede, con una lettera di una docente che ringrazia “per il grande impegno che Apidge sta dedicando per dare piena dignità all’Educazione Civica, che da 3 anni insegno e coordino nella mia scuola”.

Mi chiedo invece – prosegue la lettera – se gli esperti che hanno redatto le nuove Linee guida per l’insegnamento dell’educazione civica, ma anche i componenti del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, sono al corrente che: 1) non tutte le classi svolgono un programma pienamente inerente ai 3 nuclei tematici previsti dal Ministero, spesso si fanno rientrare nell’Educazione civica gli argomenti più disparati; 2) La materia non viene svolta con regolarità, un’ora alla settimana, ma spesso per togliersi il pensiero vengono dedicate all’educazione civica intere giornate in cui sono trattate una/due tematiche (es. immigrazione, condizione femminile); con 5 giornate si svolgono 30 ore più qualche altra ora di lezione; 3) i coordinatori, che obbligatoriamente sono gli insegnanti di diritto – dove c’è l’insegnamento di diritto ed economia, e queste sono le situazioni migliori – non vengono retribuiti per svolgere un lavoro aggiuntivo. Tale lavoro prevede: la redazione di una programmazione iniziale da condividere con i colleghi; un monitoraggio costante, che spesso comporta l’ingrato compito di dover contattare e spronare i colleghi rimasti indietro; la registrazione dei voti; la relazione finale. Questi sono gli effetti della trasversalità disciplinare: fatta così, l’educazione civica viene vissuta come un peso, da insegnanti e studenti. Un fardello di cui doversi liberare cercando a volte le modalità più fantasiose. Anche perché, laddove non c’è un docente di discipline giuridiche ed economiche, gli altri insegnanti non hanno le giuste competenze per poter svolgere un lavoro adeguato e strutturato”.

Professor Ezio Sina, questo però è un problema storico. A parte talune realtà, come i Les e alcuni licei classici o scientifici italiani dove si insegna diritto, non è una novità che non si insegni questa materia nei licei.

“Ma era un’ottima opportunità per risolvere anche problema storico. I licei sono scuole frequentate dal 50 per cento degli studenti. Fatta eccezione per il liceo economico sociale, questi studenti ignorano le basi del diritto e dell’economia, non comprendono il diritto ma dai licei esce la futura classe dirigente del Paese. Nel 2019 dai almeno un’ora a settimana per avvicinare i ragazzi al diritto e all’economia. Abbiamo rappresentato questa materia con l’immagine di un uomo a cui mancano gli occhi. Una figura senza espressione. Se si chiama educazione civica significa che ti spiego innanzitutto le regole alla base del nostro sistema. L’educazione civica privata dell’insegnamento della Costituzione e del ruolo delle Istituzioni ci appare come una figura a mancano gli occhi: la persona sarà anche bella ma non ha espressione”.

Il problema secondo lei è nella trasversalità dell’insegnamento di questa materia

“La trasversalità prevede che ciascun docente di una classe rinunci a un poco del tempo da dedicare alle proprie discipline: invece dovrebbe trattarsi di una qualificazione dell’insegnamento. Con le nuove Linee guida si parla opportunamente di titolarità. Visti i fallimenti pregressi, si intende responsabilizzare ogni docente che partecipa al disegno educativo. Si vuol dare più responsabilità al docente, ma nello stesso tempo cresce la confusione nei ragazzi e lo sconcerto dei professori perché devono dare tutti il proprio consistente contributo, modificando sostanzialmente anche la didattica ordinaria: ottime le intenzioni, ma il processo di formazione e di aggiornamento professionale andrebbe riveduto e corretto integralmente. Una autentica azione di riforma organizzativa che deve essere attuata a costo zero”.

Lei sostiene che si tratti di una materia empatica. Che cosa intende?

“Per garantire la necessaria competenza e professionalità di un docente il nostro Ordinamento prevede che chi va in cattedra disponga dell’abilitazione all’insegnamento per ciascuna disciplina curricolare: esistono pertanto specifici criteri culturali, scientifici e professionali che possono garantire la competenza formale di coloro a cui è affidato il percorso educativo di tutti gli italiani. Non tutti possono insegnare e ciascuno insegna unicamente le discipline per cui ha conseguito l’abilitazione all’insegnamento. L’educazione civica oggi invece è l’unica disciplina curricolare in cui non è prevista l’abilitazione specifica all’insegnamento: quella disciplina dei contributi che uno studente particolarmente spiritoso ha attribuito ad Arlecchino. Ecco, il docente di educazione civica oggi per i nostri studenti indossa un abito disciplinare diverso a seconda dei diversi contenuti di apprendimento richiesti. La nostra associazione critica questa formula di disciplina-flash. Ci vuole una base di insegnamento comune, come succede alle altre materie. E peraltro la legge era abbastanza chiara: la Costituzione è alla base di tutto. E’ su questa falsariga che vanno affrontati i problemi che si prospettano, in un percorso unitario di insegnamento, e non solo di coordinamento, che dovrebbe essere affidato ai docenti delle scienze giuridiche, come prevedono la legge e le Linee guida”.

La vostra associazione è stata audita in Parlamento?

“La costruzione delle Linee guida è stata affidata ad un Comitato nazionale composto da burocrati, docenti universitari e specialisti del settore, ma da nessun insegnante di scuola. Siamo stati più volte ricevuti e ascoltati, ma soltanto in sede politica, pochissimo a livello ministeriale, dove vengono istruite tutte le ipotesi di riforma. Abbiamo di recente partecipato alle fasi progettuali di Riordino dei cicli”.

Però nelle scuole si fanno delle belle cose grazie all’introduzione di questa materia

“Certamente, ma tutto è lasciato alla improvvisazione e alla disponibilità di singoli docenti. Spesso la didattica viene affidata ad esperti esterni al mondo dell’Istruzione: abbiamo così scuole che si avvalgono di scienziati della terra, di giuristi, di imprenditori, di professionisti del mercato e della finanza, delle associazioni del Terzo Settore, di giornalisti, di musicisti, di opinionisti, di esponenti delle Istituzioni, Tutti offrono il loro contributo, spesso legato ad un particolare evento, oppure ad una problematica specifica. Anche loro contribuiscono a colorare quella figura emblematica di Arlecchino docente. Speravamo tutti che dopo questi tre anni qualcuno si fosse accorto delle necessità e dei problemi che abbiamo rappresentato in tante sedi. Abbiamo soprattutto avuto la conferma che l’insegnamento trasversale dell’educazione civica rappresenta la soluzione più compatibile alle sempre più scarse dotazioni finanziarie del Ministero e del Merito. Sembra giunto il momento di riconoscere apertamente che il vero motivo per cui non si è affrontato, né risolto il pieno riconoscimento dell’educazione civica nelle nostre scuole, sia essenzialmente il pesante aggravio che comporterebbe per le casse dello Stato. Se così fosse, chi rappresenta lo Stato riconosca che la materia delle materie torni al suo perenne ruolo di disciplina-Cenerentola”.



Source link

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *