Istruzione

“L'importante è finire il programma: si scambia il mezzo con il fine”. Riflessione su una “scuola stanca” – Orizzonte Scuola Notizie


Un'interessante riflessione su una “scuola defap” appena iniziata è apparsa oggi su L'Osservatore Romano a firma di Andrea Monda. Il nuovo anno scolastico è certamente occasione di riflessione per gli addetti ai lavori, e non solo. Nell'articolo Lunedì parte da un senso diffuso di stanchezza e rassegnazione che avvolge il sistema scolastico, frutto di anni di riforme frammentarie che non rinnovate hanno davvero l'istituzione

Il primo interrogativo è: cosa dovrebbe essere la scuola? Un'analisi che porta inevitabilmente a domandarsi cosa la scuola avrebbe dovuto rappresentare e come, invece, ha disatteso queste aspettative.

Monda rimanda al saggio Nemesi medica di Illich, il quale affermava che l'ospedale non cura più ma perpetua la malattia, il carcere non riabilita ma peggiorare i detenuti, e la scuola, analogamente, rischiando di smarrire il suo obiettivo: la crescita e l 'apprendimento degli studenti.

E poi l'esperienza vissuta in prima persona, quando, incaricato della funzione strumentale dell'orientamento ha chiesto aiuto ai colleghi. Un collega ha posto l'accento sull'importanza di “finire il programma” a discapito di altre funzioni educative fondamentali, come l'orientamento degli studenti. “Più di orientare gli studenti, finire il programma è importante, la cosa più importante. Come a dire che gli uomini vivono per respirare. Scambiare il mezzo con il fine” evidenzia l'autore.

Guardando al presente, Monda si chiede se abbia ancora senso mantenere un modello scolastico che richiede agli studenti di trascorrere molte ore seduti in classe, per gran parte della loro vita. L'aumento della pratica dell'istruzione domestica, soprattutto negli Stati Uniti, evidenzia una crescente insoddisfazione verso il modello tradizionale. Anche il linguaggio scolastico rivela aspetti problematici, con espressioni come “scuola dell'obbligo” ed “esame di Stato” che sembrano sottolineare il carattere funzionale e burocratico dell'istruzione.

E allora la scuola non dovrebbe limitarsi a qualificare gli studenti oa impartire nozioni, ma piuttosto a tirar fuori i loro talenti nascosti. Un concetto che richiama l'idea di “accendere fuochi” piuttosto che “riempire vasi”, un'educazione che stimola l'individuo piuttosto che riempirlo di conoscenze preconfezionate.



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