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Don Monza e l’attualità della «carità pratica delle prime comunità cristiane»


Don Luigi Monza

«Chi sono i più fragili oggi? È questa la domanda che continua a sollecitarci: don Monza ci insegna a guardare alla contemporaneità con gli occhi degli ultimi: sono loro che vanno messi al centro, nelle loro potenzialità». Michela Boffi, consacrata dell'Istituto Secolare Piccole Apostole della Carità, è la vicepostulatrice della causa di canonizzazione di don Luigi Monza. Il sacerdote ambrosiano già proclamato beato nel 2006, di cui il 29 settembre ricorrono i 70 anni della morte, è stato un testimone infaticabile della «carità pratica delle prime comunità cristiane», mettendo sempre al centro della sua vita le fragilità del suo tempo: i poveri, i malati, i disabili e soprattutto i bambini, gli sfollati (a cui durante la Seconda guerra mondiale mise a disposizione la sua stessa abitazione), i partigiani, i parrocchiani al fronte e poi anche i fascisti che dopo la caduta del regime rischiavano il linciaggio. «E pensare che durante il fascismo era anche stato imprigionato per quattro mesi… Don Monza non dava giudizi ma offriva sempre la sua carità pratica. Oggi il suo messaggio di amore va riattualizzato nei contesti in cui viviamo, ascoltando i bisogni del nostro tempo», dice ancora la vicepostulatrice.
Per don Monza la santità non era un “affare da immaginetta”, una realtà per pochi. «Tutt'altro, era vivere in maniera straordinaria l'ordinario, mettendo in pratica la carità ogni giorno». Più che un uomo d'azione, don Monza era innanzitutto un uomo dalla profonda spiritualità. Dadi ancora Boffi: «Aveva un assoluto amore per Dio, pregava in particolare l'Eucaristia. E grazie alla preghiera siamo riusciti ad attivare in sé e negli altri la chiamata alla carità pratica».
Una testimonianza che ha portato molto frutto, se si considera che la «grande famiglia del Beato Luigi Monza», l'insieme dei gruppi di spiritualità e delle esperienze di servizio un'espressione della medesima spiritualità, oggi comprende l'Istituto Secolare Piccole Apostole della Carità, i Piccoli Apostoli della Carità, l'Associazione La Nostra Famiglia, il Gruppo Amici de La Nostra Famiglia di don Luigi Monza, il Gruppo vedovile Zarepta, la Pastorale Giovanile Vocazionale, La Nostra Famiglia una famiglia di famiglie, Fondazione Orizzonti Sereni FONOS, e l'Organismo di Volontariato per la Cooperazione Internazionale OVCI – La Nostra Famiglia ETS, Centro Studi beato Luigi Monza. «Don Luigi valorizzò molto anche la presenza della donna nella Chiesa, cogliendo le potenzialità di tante giovani e riconoscendone le capacità umane, pratiche e spirituali»nota ancora Boffi. «Nel dopoguerra, quando le donne erano per lo più dedite a casa e famiglia, propone alle giovani la consacrazione nel mondo, occupandosi alla Nostra Famiglia (attiva ancora oggi a Ponte Lambro nonché con centri di riabilitazione anche all'estero, ndr) dell' accoglienza e riabilitazione dei bambini con disabilità. Oggi diremmo che ne riconobbe l'empowerment, certamente seppe riconoscere il genio femminile».
Per ricordare il sacerdote, il 28 settembre è in programma a Lecco la tavola rotonda Il beato don Luigi Monza tra memoria e futuro. La fragilità umana e la donna nella Chiesa nella visione profetica del Beato, con la partecipazione – fra gli altri – di monsignor Franco Giulio Brambillavescovo di Novara e già vicepresidente della Cei, Silvia Landra, responsabile di Azione Cattolica Lombardia e Michela Boffi. Modera il giornalista Gerolamo Fazzini (Auditorium Casa dell'Economia di via Tonale 28/30, dalle 15 alle 17.30, iscrizioni su www.luigimonza.it).





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