Istruzione

Idee per i percorsi 4+2. Lettera – Orizzonte Scuola Notizie


Inviata da Giusto Nardi – L'obiettivo principale che si propone il nuovo percorso formativo in quattro anni è quello di consentire agli studenti di acquisire competenze spendibili nel mondo del lavoro, avvicinare quindi gli studenti al lavoro.

Si propone poi di facilitare la prosecuzione degli studi nei percorsi biennali di istruzione terziaria non universitaria degli ITS, con il conseguimento finale, in sei anni, di un
ambito titolo di specializzazione. Da questo deriva la denominazione corrente di sperimentazione 4+2.

Il conseguimento di competenze spendibili lo si deve essenzialmente alla possibilità di affidare insegnamenti, o parti di essi, ad esperti provenienti dal mondo del lavoro. Personalmente, sono convinto che nessuno può insegnare meglio di un insegnante professionista ma, occorre dirlo e accettarlo, per ogni insegnamento giunge il momento del saper fare, costruito sulle conoscenze che quell'insegnamento ha fornito. E in quel momento ci si convince che le competenze non si possono insegnare, si possono solo trasferire e questo può accadere solo se chi deve trasferirle le possiede, meglio se per mestiere. Ecco allora la necessità della sinergia tra l'insegnate di professione e colui
che, vivendo le problematiche relative al suo lavoro, possiede le competenze richieste, le può sintetizzare e trasferire.

La scuola rimane scuola, e fa quindi istruzione, il saper fare invece viene indirizzato, con l'aiuto di esperti, verso contesti reali consentendo l'acquisizione di competenze spendibili.

È un po', quello che si descrive, il modello ITS, dove essendo predominano l'esigenza della competenza rispetto a quella della istruzione, il monte ore della docenza affidata agli esperti provenienti dal mondo del lavoro arriva a superare il 50% delle ore totali . Ma è questo un caso particolare, di successo in un contesto particolare, che nessuno si sogna di esportare nella scuola per non snaturarne la sua funzione primaria.

A questo punto, il problema potrebbe apparire risolto: il percorso quinquennale viene trasferito su una base dei tempi quadriennali semplicemente aumentando il numero delle settimane per anno, portandole, ad esempio, da 33 a 36, ​​le ore settimanali si potrebbero portare da 32 a 36 , si incrementerebbero le ore STEM e quelle dedicate ai PTCO, si introdurrebbero più ore di laboratorio, magari in orario pomeridiano, disponendo di mensa e spazi adeguati, ed il gioco è fatto.

Ma se ci si fermasse a questa soluzione, semplicemente numerica, si perderebbe una grande occasione: quella di cimentarsi in un'azione di rivisitazione di contenuti e metodi al fine di rendere maggiormente efficaci gli insegnamenti e dare al tutto una maggiore efficienza.

Inutile illudersi, il sistema così com'è non va e lo si verifica ogni anno, in occasione degli esami di stato, quando ai candidati si pongono semplici domande, alle quali si potrebbe rispondere utilizzando esclusivamente un vocabolario di italiano, non ottenendo purtroppo risposte tali da giustificare il lungo percorso degli studi seguito.

A questa esigenza di innovazione didattica si è risposto con iniziative portate avanti da gruppi di docenti che hanno trovato linfa nell’interdisciplinarietà, giungendo a risultati spesso apprezzabili ma parziali e isolati, tanto da portare ad immaginare azioni più profonde e sistemiche.

Esperienze significative hanno quindi riguardato la interdisciplinarietà intesa come relazione tra più discipline e come esigenza di ridare al sapere l'unicità perduta.

Per effetto delle specializzazioni, l'unicità si è infatti persa, sia per le discipline umanistiche che per quelle scientifiche e, in particolare, per tutta l'area tecnologica, facendo emergere impellente l'esigenza di mettere in comunicazione e sommare i diversi campi del sapere al fine di avere una visione unitaria delle problematiche proposte con conseguente migliore efficacia didattica.

L'integrazione delle discipline

Da un punto di vista pratico, per iniziare, ci si può concentrare sulle interazioni tra le discipline, soffermandosi su quelle che potrebbero definire interazioni lievi, ossia quelle che, una volta individuate, consentono di mettere a frutto i contributi delle singole materie, svolgendo un 'opera di sincronizzazione temporale e di attualizzazione dei contenuti, mantenendo tuttavia le discipline distinte.

Interazioni lievi

I singoli piani di lavoro si suddividono in blocchi tematici (moduli), possibilmente uniconcettuali, e si dispongono su colonne parallele. E' possibile allora individuare con esattezza le propedeuticità e la successiva traslazione temporale dei moduli porterebbe all'ottenimento di cronoprogrammi coerenti.

Questa operazione ottimizza il percorso complessivo perché evita ripetizioni e note introduttive relative a concetti che risulterebbero acquisiti, in tempo utile, nelle discipline parallele.

I contenuti dei singoli moduli andrebbero poi rivisitati in funzione dello stato iniziale e finale del singolo modulo e dei moduli delle discipline parallele.

Ne viene fuori un percorso complessivo che evita perdite di tempo e, mostrando agli allievi una organizzazione condivisa, facilita il raggiungimento dell'efficacia di ogni singolo insegnamento.

Interazioni pesanti

Un passo avanti e qualificante parte dalla constatazione che i contenuti delle singole discipline sono a volte ripetitivi e risentono, nell'esposizione, di approcci e linguaggi diversi, tipici del gergo delle singole discipline, che confondono gli allievi e portano a risultati deludenti. Con la denominazione interazioni pesanti, si fa riferimento alla ricerca di interazioni che, individuate e sintetizzate, possono portare alla fusione di più discipline in una sola disciplina sommativa.

Un esempio su come procedere parte dalla denominazione di scienze integra che si dà a più disciplina del biennio del percorso quinquennale. Si tratta di Fisica, Chimica, Biologia, Scienze della terra. Queste discipline non hanno, di fatto, niente di integrato se manca la buona volontà all'integrazione dei corrispondenti insegnanti.

Nel percorso quadriennale si può porre rimedio a tale anomalia ripensando i contenuti delle quattro discipline e sommandoli in un unico corso organizzato su grandi temi i cui concetti fondamentali sono trattati una sola volta e per sempre.

Si pensi, ad esempio, ai concetti di energia, potenza, rendimento. Alla conversione tra fonti diverse ed alle trasformazioni che avvengono mantenendo la stessa tipologia della fonte energetica.

Un percorso possibile potrebbe partire dall'irraggiamento solare, dallo spettro delle frequenze elettromagnetiche, dal degradamento di ogni forma di energia in energia termica, dai principi della termodinamica, dal rendimento delle trasformazioni, dall'ottica geometrica, dai fossili, dal ciclo di Krebs ecc . per arrivare all'uso casalingo del gas e dell'energia elettrica. Forse, in conclusione, gli studenti saprebbero che, per le esigenze quotidiane, si acquista energia, che a valle del contatore di energia c'è un limitatore della potenza impegnata, che per caricare le batterie di un'automobile elettrica ci vuole un numero di ore dipendente dalla potenza disponibile, che per fermare la corsa di un'automobile occorre tempo, altrimenti si dovrebbe disporre di un freno capace di dissipare energia in un tempo piccolissimo e quindi di potenza grandissima.

Così come è necessario portare l'informatica ad essere strumento di analisi e soluzione dei problemi, con un percorso in parallelo con la matematica che, pur rimanendo scienza, deve operare e mostrare la sua utilità in contesti operativi reali.

Complicato, molto complicato, ma è dovuto il tentativo di evitare che il docente di fisica affronti, ad esempio, il problema del rendimento indipendentemente dalle trasformazioni in atto, che quello di chimica, proponendo l'energia delle trasformazioni e dei livelli energetici, non ponga il problema del rendimento, che quello di scienze, non introduca la questione quando illustra i processi di metabolismo, che il docente di italiano, quando discute di rendimento didattico con i propri allievi, questi non hanno la testa tra le nuvole a rincorrere le varie definizioni di rendimento proposto dai diversi docenti.

C'è quindi da avviare un disegno di accordo tra le discipline che impone una grande disponibilità all'innovazione da parte dei docenti.

Inizialmente, per consentire una maturazione graduale e naturale ed evitare improvvisazioni, si potrebbe procedere per moduli in cascata affidati a più docenti in funzione delle loro specializzazioni e passioni.

Per le materie tecniche si può procedere in maniera più spedita in quanto la suddivisione in discipline diverse è, in qualche caso, veramente artificiosa ed inspiegabile.

L'elettrotecnica, l'elettronica, la meccanica, le macchine, gli impianti, l'automazione, l'informatica, le telecomunicazioni, sono discipline che hanno subito e subiscono una evoluzione rapidissima con contenuti che continuano ad incrementarsi. Per evitare allora trattazioni episodiche necessitano individuarne una trattazione unitaria, completa, delle problematiche che propongono che potrebbero portare ad una sintesi esaustiva e non arbitraria.

Solo qualche esempio per non rimanere nel vago.

Quando si approccia l'elettrotecnica, si potrebbe spaziare, finché è possibile, fino all'elettronica, agli impianti, alle macchine elettriche ed endotermiche, all'informatica.
Si potrebbe partire dal proporre il sistema elettrico, dando enfasi alle denominazioni in uso nella disciplina Sistemi, fermandosi ad un livello di approfondimento solo descrittivo e funzionale, lasciando il livello analitico e progettuale ai corsi specifici. Si puntualizzerebbero i concetti di conversione e trasformazione dell'energia, trasmissione e rendimento, utilizzando solo la legge di

Ohm è quella di Joule. Quando poi si passa dal generatore ideale a quello reale e si propone il teorema di Thevenin non si dovrebbe disdegnare di dire, sempre a livello descrittivo, che la prima cosa da fare, quando si installa l'interruttore generale posto a protezione della linea e delle macchine, è quella di chiedere al fornitore di energia quanto vale la corrente di corto circuito nel punto di consegna.

Così come si potrebbe introdurre, sempre in modo descrittivo e funzionale ed allargando la visione del solito resistore, l'impianto di terra e della resistenza di terra, visto che tutti a casa dispongono di un impianto di messa a terra e di una protezione differenziale.

Anche le discipline letterarie potrebbero entrare nel discorso, attualizzando i contenuti e partecipando alla integrazione: si pensi al contributo che potrebbe indurre al corso di Sistemi lo studio puntuale del romanzo “il Nome della Rosa” di Umberto Eco, nella parte in cui il monaco ispettore e il suo assistente cerca di capire la struttura interna dell'edificio osservandone da fuori i minimi dettagli architettonici, o quando il prigioniero del racconto di Italo Calvino “il Conte di Montecristo” ricostruisce, stando nella sua cella, le forme dell'edificio per mezzo dei suoni che gli pervengono. Forse gli studenti acquisirebbero in modo definitivo l'approccio sistemico: entrare
all'interno del sistema osservando da fuori! Così come potrebbe risultare prezioso lo studio della composizione delle parole a mezzo dei fonemi, in quanto porterebbe ai problemi di fondo della comprensione del testo, che nella nostra scuola è il problema del problema, portando infine all'anticipazione delle problematiche della modulazione in ampiezza e frequenza operata dal sistema fonatorio umano, consentendo di affermare il primato della conoscenza su ogni forma di intelligenza artificiale.

Sono tematiche che appassionano, come quella dell'unicità del linguaggio, del coordinamento dello strumento di misura col sistema sul quale si opera ecc.
Cosa si ricava da un approccio simile? Si entra in argomento, gli allievi si appassionano a domande concrete, si conducono verifiche in laboratorio, semplici e concettualmente esaustive, infine, si alleggerisce il lavoro dei corsi a valle rendendo possibile l'acquisizione di competenze spendibili basate su una solida conoscenza di quanto l'uomo è stato capace di pensare e realizzare.



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