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Il debutto di Ingebrigtsen in mezza maratona: l’analisi di Gabriele Rosa


Pochi giorni fa il fuoriclasse norvegese ha esordito sui 21 chilometri a Copenaghen, incontrando più di qualche problema in gara. Il commento tecnico

Michele Antonelli

26 settembre – 12:00 – MILANO

Qualche giorno fa la sua prestazione ha fatto discutere il mondo della corsa. Jakob Ingebrigtsen ha debuttato in mezza maratonaUN Copenaghenma le cose sono tue 21 chilometri non sono andate benissimo. “È un fuoriclasse della pista e non ci sono dubbi. In questo caso, bisognerebbe però capire se ha partecipazione alla gara su invito, per nobilitare l'evento, o solo per testarsi su distanze più consistenti”. Gabriele Rosamaestro della corsa di lunga lena e tra i tecnici più vincenti dell'atletica mondiale, inizia così la sua analisi.

il commento

In Danimarca, Ingebrigtsen ha tenuto il ritmo dei primi per 10 chilometrifermandosi in più occasioni dopo il 15° e tagliando il traguardo in Tempo 1h3'13. “Non penso – spiega il dottor Rosa – che sia andato lì per testarsi in modo serio sulla mezza. È più probabile che abbia deciso di farlo sui 10 chilometri. Non a caso, i primi segnali di fatica si sono visti già tra il 7° e l'8° chilometro. Jakob ha avuto una stagione impegnativa, ha partecipato alle Olimpiadi da protagonista ea fine agosto, nella tappa di Diamond League a Chorzow, ha stabilito il nuovo record del mondo dei 3.000 in 7'17″55. Per passare alle lunghe distanze, deve esserci una programmazione differente”. Senza dimenticare un discorso di struttura: “Per lui ci sarebbero da considerare inoltre dei limiti fisici. È molto alto (1,86 m) e ha una muscolatura importante, diversa dai maratoneti. Anche Tergat anni fa passò dalla pista alla strada, ma la sua era una corporatura diversa, con tanti chili in meno da portare in gara”.

adattamento

Il dottor Rosa continua la sua analisi con un altro paio di considerazioni: “Ingebrigtsen ha ancora tantissimo da osare in pista e non credo che il passaggio a gare lunghe sia oggi un tema per lui e per il suo gruppo di lavoro. Certo, può essere un'ipotesi tra diversi anni ea quel punto andrà fatto un ragionamento preciso. Calando di peso e modificando la tipologia degli allenamenti svolti, evitando lavori oltre le 4 millimoli di lattato (soglia anaerobica, ndr) e privilegiando quelli di tipo aerobico”. L'altro tema fa riferimento alla gestione: “In una competizione lunga è differente anche l'approccio mentalevisto che la fatica è diversa e non è semplice affrontarla. Sui 21 e sui 42 chilometri, non si può tirare subito per stancare gli avversari, e nemmeno aspettare l'ultimo giro per vincere in volata. Serve un adattamento psicologico a un ritmo superiore“.





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